Migranti, Lamorgese alle Ong: “I vostri Stati di bandiera devono condividere la responsabilità dei soccorsi”

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Il Viminale chiede alle Ong di fare pressione sugli Stati di bandiera perché si assumano le loro responsabilità nell’indicazione di un porto di sbarco per le navi che effettuano i soccorsi nel Mediterraneo, le organizzazioni umanitarie la giudicano una strada impraticabile e, denunciando il “clima all’ostile contro il soccorso civile”, ribadiscono la richiesta di liberazione delle navi bloccate nei porti italiani da fermi amministrative.

L’obiettivo di un nuovo codice di autoregolamentazione per le Ong impegnate nel Mediterraneo è ancora lontano. Il tavolo convocato oggi pomeriggio al Viminale dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese è stato un confronto sulla gestione dei salvataggi in mare partendo da un punto comune; sulla necessità dei soccorsi in mare non di discute.

(ansa)

Il tentativo di Lamorgese era quello di provare a far leva sulle Ong per fare pressione sugli Stati europei che, nonostante l’insistenza dell’Italia, continuano a non dare segni di concreta disponibilià nella condivisione delle responsabilità nella gestione dei flussi migratori, quantomeno nella relocation dei migranti che sbarcano nei Paesi costieri. Condivisione – ha detto il ministro Lamorgese – di cui c’è una ” esigenza immediata”. Ma le Ong non ritengono questa strada praticabile. ” Una cosa è cercare di sollecitare l’Europa ad essere solidale, cosa che anche noi facciamo con tutte le nostre azioni di advocacy – spiega Marco Bertotto di Msf – altro è cercare di utilizzare le Ong come strumento di pressione su quegli Stati europei che sono anche stati di bandiera ma che per questo non hanno alcun obbligo di concedere il porto di sbarco. Per altro è del tutto evidente che ragioni di sicurezza impediscono a qualsiasi nave che soccorre migranti nel Mediterraneo di varcare lo stretto di Gibilterra e farsi due settimane di navigazione verso un porto tedesco o olandese”.

L’incontro ha offerto l’occasione per un’analisi dei flussi migratori irregolari nell’area del Mediterraneo centrale e per un esame delle difficoltà tecniche e logistiche nella gestione dell’accoglienza in considerazione, tra l’altro, dell’applicazione delle misure sanitarie di prevenzione disposte anche per i migranti a causa della pandemia. Il ministro Lamorgese ha sottolineato che una chiave per meglio regolare i flussi migratori e per contrastare il traffico di essere umani è certamente rappresentata da un’intensificazione dei corridoi umanitari con la Libia in modo da consentire innanzitutto l’evacuazione  di nuclei famigliari e di soggetti vulnerabili, garantendo allo stesso tempo, attraverso la preziosa opera dell’Unhcr e dell’Oim,  il rispetto dei diritti umani nei centri allestiti nel Paese nordafricano.

“Chiediamo azioni concrete a salvaguardia della vita umana in mare, prendiamo atto dell’apertura al dialogo offerta dalla ministra, ribadendo allo stesso tempo come il soccorso in mare non possa essere mai negoziabile”, dicono in una nota congiunta i rappresentanti di Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, ResQ-People saving People, Sea-Watch e SOS Mediterranee –

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