Milan, tra gli annunci di Maldini e la marcia di Pioli: è pronto il rientro nella nobiltà europea

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PARMA – Per una coincidenza un po’ fortuita, ma nel caso assai simbolica per Milano, il Milan potrebbe festeggiare il ritorno in Champions dopo lo stesso intervallo di esilio dalla nobiltà del calcio europeo che è stato appena interrotto nel basket da un’altra gloria dello sport cittadino: dopo 7 anni l’Olimpia è tornata nei play-off dell’Eurolega. L’eventuale riapprodo rossonero tra le elette del continente calcistico avverrebbe per la nobile decaduta dopo un percorso soffertissimo, quasi un’espiazione: l’espulsione di Ibrahimovic, che martedì conoscerà dal giudice la sentenza sul discusso episodio con l’arbitro Maresca (il Milan è pronto al ricorso), aggiunge ostacoli a un cammino che dura appunto da 7 anni. 

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La sicurezza di Maldini e Pioli

Ma nessuno, a Milanello, pare dubitare dell’esito: né Maldini, che ha annunciato il prolungamento del contratto di Ibra, né lo svedese stesso, che vuole rigiocare la Champions a 40 anni, né Pioli, che ha orgogliosamente fissato il traguardo: a fine campionato vuole arrivare a 80 punti, meta raggiunta o superata nell’ultimo travagliato decennio milanista soltanto da Allegri per due volte, col corollario di uno scudetto e di un secondo posto. Stavolta il corollario sarebbe proprio la qualificazione alla Champions, dal 2014 incubo e ossessione della società. L’obiettivo non è semplice, ma neppure impossibile: serve un rendimento costante nel sesto miniciclo dell’era Pioli. Poi sarà lecito soprattutto per lui festeggiare la fine del tabù. Intanto ha cominciato bene, col 3-1 di Parma.

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Diciotto mesi intensissimi

I suoi intensissimi 18 mesi da allenatore del Milan si possono suddividere in effetti in 6 piccoli cicli di partite, contraddistinti da eventi tattici, tecnici e ambientali che li hanno caratterizzati inconfondibilmente. Il primo ciclo, dalla sostituzione di Giampaolo e dal debutto contro il Lecce a San Siro il 20 ottobre 2019, consta di 10 partite non particolarmente gloriose: 12 punti appena, fino alla batosta (0-5) in casa dell’Atalanta. Il secondo gruppo di partite ne include 9, da quella con la Sampdoria del 6 gennaio 2020 sempre a San Siro col Genoa (1-2) l’8 marzo, chiusura per pandemia: 15 punti, non molti, ma propedeutici al successivo balzo in avanti, con l’innesto in squadra di Ibrahimovic e il fondamentale passaggio tattico, il varo del 4-2-3-1. Il terzo ciclo è quello del cosiddetto scudetto del post lockdown, dalla trasferta di Lecce del 22 giugno alla trentottesima di campionato a San Siro col Cagliari: 12 partite, 30 punti. Nel quarto ciclo il consolidamento delle certezze tattiche e del ruolo di trascinatore di Ibrahimovic sono racchiusi nei 37 punti in 15 partite, da Milan-Bologna del 21 settembre a Benevento-Milan del 3 gennaio, preludio al titolo di campione d’inverno. Il quinto ciclo ha incrinato qualche certezza, non l’autostima, perché la squadra ha perso sì il primato, ma ha conservato il secondo posto e ha superato l’emergenza dei molti infortuni e lo slalom del Covid, comune a tutta la concorrenza: 14 partite e 23 punti, da Milan-Juventus del 6 gennaio a Sampdoria-Milan del 3 aprile. Il ciclo conclusivo è iniziato a Parma e consta adesso di altri 8 appuntamenti: nell’ordine Genoa e Sassuolo a San Siro, Lazio all’Olimpico, Benevento in casa, Juventus e Torino in trasferta, Cagliari a Milano e Atalanta a Bergamo. Servono ancora 17 punti: Pioli dixit, sapendo bene che probabilmente ne basteranno meno. Vincendo sempre a San Siro – qui sta la vera spina – e una volta fuori, il Milan sommerebbe 15 punti e arriverebbe a 78 punti, in genere più che sufficienti per il quarto posto. Con l’Inter lanciata verso lo scudetto e l’Olimpia a caccia della semifinale di Eurolega, il rinascimento sportivo di Miano sarebbe completo.

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