Milano, dopo tre ore di attesa l’operazione viene rinviata, il chirurgo alla paziente: “Abbiamo perso lo strumento chirurgico”

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È rimasta stesa per tre ore su una barella nel blocco preoperatorio, in attesa di un intervento chirurgico che era programmato da mesi ed è poi stato rimandato perché uno strumento indispensabile per l’operazione non si trovava da nessuna parte: protagonista della vicenda la 44enne Manuela Caligiuri, che il 18 gennaio avrebbe dovuto subire all’Humanitas San Pio X di Milano un delicato intervento di ricostruzione per risolvere una patologia dell’apparato urinario.

Manuela Caligiuri: “Sulla barella per tre ore un attesa dell’operazione”

“Sono stata ricoverata alle 7.30 e portata nel blocco preoperatorio alle 8.30 – racconta – Mi hanno preparato con la flebo e la terapia antibiotica e lasciato ad aspettare sulla barella fino alle 11, quando finalmente si sono decisi a dirmi che avevano perso uno strumento chirurgico senza il quale l’operazione non poteva essere svolta”.

Nella fattispecie, si trattava di “un tunnellizzatore, simile all’ago di Ulmsten, come ho poi appurato – continua Caligiuri – Lavoro per un’azienda farmaceutica e non ho avuto difficoltà a fare le ricerche del caso”. Dopo aver assistito “alle ricerche mentre ero perfettamente sveglia e cosciente, con tanto di scaricabarile tra lo strumentista e chi si occupava della sterilizzazione”, la paziente è tornata nella propria stanza.

Manuela Caligiuri: “Ho assistito allo scaricabarile tra operatori sanitari durante la ricerca della strumento”

“Mi hanno detto di continuare a digiunare da cibo e acqua sperando di trovare lo strumento mancante e che se fosse stato possibile mi avrebbero messo in coda alle altre operazioni – prosegue la 44enne – Una volta in camera ho chiamato l’Urp, in lacrime a causa dello stress ma anche molto arrabbiata. Mi hanno detto che avrebbero sentito un responsabile per risolvere il problema e che mi avrebbero richiamata”.

Mezz’ora dopo “è arrivato il chirurgo che avrebbe dovuto operarmi, il dottor Vincenzo Capicotto, un bravissimo professionista in cui ripongo una totale e assoluta fiducia. Era estremamente mortificato e mi ha detto che lo strumento era perso e che l’operazione sarebbe stata rimandata”.

Il chirurgo Capicotto: “Abbiamo perso lo strumento, l’operazione è rimandata”

Una spiegazione che ha lasciato sconcertata Manuela Caligiuri, dato che “l’intervento era programmato da mesi, tant’è vero che la richiesta da parte del mio medico risale al 24 ottobre 2022. Il dottor Capicotto aveva richiesto un check della strumentazione più volte nei giorni precedenti ed era stato rassicurato al riguardo, sulla presenza di tutto il necessario. Quindi pretendo di sapere chi è responsabile di tale strumentazione e soprattutto ne pretendo un richiamo formale”.

L’intervento è già stato riprogrammato per mercoledì 25 gennaio e la signora Caligiuri ha ricevuto una telefonata dalla segreteria della direzione generale dell’ospedale: “Mi hanno detto che lo strumento era in sala operatoria, ma non idoneo. Una spiegazione da cui io mi sono sentita presa in giro – dichiara – Io confermo di essere stata presente nel blocco preoperatorio per ben tre ore, nelle quali oltre a vedere tutto ho anche sentito tutto, compresa la telefona all’azienda farmaceutica per reperire al volo un tunnellizzatore usa e getta”.

Ora Manuela Caligiuri chiede i danni

Quindi la donna ora chiede all’Humanitas San Pio X un risarcimento per “le spese vive sostenute per la riorganizzazione della mia vita familiare, che comprendono i costi di baby sitter per mia figlia, dog sitter, le giornate lavorative perse e le corse in taxi per andare e tornare dall’ospedale – spiega – Più gli eventuali giorni di degenza che l’assicurazione non dovesse pagare subito e per i quali richiede il diario medico. Io mi rifiuto di affrontare altre situazioni problematiche e di stress”.

La signora Caligiuri a Milano vive “da sola con mio marito e mia figlia, senza altri aiuti familiari, quindi mi ero già organizzata per sostenere almeno tre giorni di degenza in ospedale. Spostarli di una settimana comporta uno sconvolgimento del puzzle a incastro che è la nostra vita, con costi maggiorati perché l’agenzia a cui mi appoggio per trovare le tate ha applicato un sovrapprezzo per lo scarso preavviso”.

Inoltre, “io sono calabrese ma abito a Milano da 15 anni – riflette – Ma cosa sarebbe successo se fosse capitato lo stesso a una paziente proveniente da un’altra regione, per esempio dalla Sicilia? Non è così semplice dire: ‘Torni settimana prossima’. Ci sarebbero state prenotazioni di voli e di hotel con cui fare i conti. Quanto accaduto a me è grave e non deve succedere mai più a nessuno”.

La versione Humanitas: “Uno degli strumenti necessari è stato valutato non idoneo”

Dal canto suo, l’Humanitas San Pio X fa sapere che “come previsto dalle nostre regole, a tutela della sicurezza dei pazienti, per ogni intervento chirurgico viene sistematicamente eseguita un’attenta valutazione della strumentazione di sala operatoria prima di iniziare ogni intervento. Durante tale verifica, uno degli strumenti necessari è stato valutato non idoneo. Pertanto, informata la paziente, è stato riprogrammato l’intervento, già fissato in nuova data”.

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