Ministri, si va verso una lista corta. La novità Transizione ecologica. E Forza Italia chiede un posto per Tajani

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ROMA – Una lista di ministri il più possibile corta, per dover mediare meno. Per garantire a un governo che deve fare molte cose in poco tempo – la distribuzione dei vaccini, il Recovery plan – una navigazione più veloce, più sicura.

È questa, secondo chi ci ha parlato in queste ore, l’intenzione di Mario Draghi: altro che decreto per aumentare i posti di governo, sarà il contrario. Ci dovrebbe essere infatti l’accorpamento di alcuni dicasteri. Il che potrebbe favorire l’appoggio del Movimento 5 stelle, nel caso nascesse il ministero della Transizione ecologica chiesto ancora ieri da Beppe Grillo, unendo Sviluppo e Ambiente sul modello francese. Tra i candidati, Stefano Patuanelli, ministro uscente M5S, che però – nel caso il presidente del Consiglio incaricato volesse scegliere solo un esponente per partito – avrebbe la concorrenza fortissima di Luigi Di Maio (se non quella di Giuseppe Conte).

Ogni schema cambia a seconda di quali saranno le condizioni di gioco scelte da Draghi. Se ci fosse la Lega, che ha eliminato ogni possibile ostacolo per provarci a tutti i costi, il segretario pd Nicola Zingaretti rinuncerebbe ad avere un ruolo. E lascerebbe spazio ai secondi: quindi il suo vice Andrea Orlando, o l’ex capo delegazione Dario Franceschini, o ancora Lorenzo Guerini. Uno, al massimo due (lo schema Cencelli, con 3 posti per i grillini, 2 per il Pd e via a scendere, pare ormai saltato) e questo sta gettando scompiglio in tutti i partiti. Perché l’impressione avuta dal secondo giro di consultazioni è che l’ex presidente della Bce sceglierà soprattutto tecnici: al ministero dell’Economia – dove il dem Roberto Gualtieri spera ancora, in nome della continuità – è sempre più probabile l’arrivo di Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia e già ragioniere dello Stato. Italia Viva butta lì il nome di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate. Mentre Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, sarebbe destinato a guidare Cassa depositi e prestiti. Se poi dovesse prevalere la volontà di avere tante donne in posti chiave, c’è sempre la carta dell’economista Lucrezia Reichlin, presa in considerazione anche per il Mise.

Agli Interni, dovrebbe essere riconfermata Luciana Lamorgese (sempre nello schema senza leader, perché del Viminale si era parlato in caso entrasse Zingaretti). All’Università o alla Giustizia, l’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. Mentre la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni potrebbe, nel caso Leu restasse fuori, prendere il posto di Roberto Speranza alla Salute.

Di Maio lotta per la riconferma al ministero degli Esteri. Se ci riuscisse, la segretaria generale della Farnesina Elisabetta Belloni – che potrebbe prenderne il posto – sarebbe un’ottima carta per la delega ai Servizi segreti. Lei o Giampiero Massolo, ora presidente di Fincantieri. Per la Lega potrebbero entrare, se non ci riesce Salvini, che spinge, Giulia Bongiorno (tornando alla Pa) o Giancarlo Giorgetti (alle Infrastrutture). Per Italia Viva Teresa Bellanova (o Maria Elena Boschi). Per Forza Italia Antonio Tajani, probabilmente agli Affari europei (Silvio Berlusconi lo ha chiesto esplicitamente). Tutto è però nelle mani di Draghi, e del presidente della Repubblica Mattarella

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