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Moby, indagini sui soldi ai partiti: da Grillo e Casaleggio a FdI e Pd

MILANO – Erogazioni che hanno aggravato la situazione contabile del gruppo e forse influenzato le scelte legislative nel settore marittimo. Sulla travagliata vicenda finanziaria di Moby, la società di navigazione della famiglia Onorato, si è accesso il faro della procura di Milano.

Se i magistrati tenevano già sotto osservazione il gruppo, da una parte con il concordato preventivo di Moby e dall’altra con la possibile richiesta di fallimento per la controllata Cin (Compagnia italiana di navigazione), ora la procura ha aperto un fascicolo a scopo conoscitivo, senza indagati né ipotesi di reato, per verificare la regolarità di numerosi finanziamenti alla politica.

Al centro delle verifiche del dipartimento specializzato in reati contro la pubblica amministrazione, guidato dall’aggiunto Maurizio Romanelli, ci sono i finanziamenti erogati da Moby a Beppe Grillo srl, Casaleggio Associati, fondazione Change di Giovanni Toti, fondazione Open di Matteo Renzi, Fratelli d’Italia e anche Pd. In attesa dell’udienza di domani che dovrà decidere il destino di Cin – che nel 2015 ha acquisito Tirrenia – è questo il nuovo fronte di indagine che si apre in procura a Milano.

Nell’elenco contenuto nella proposta di “concordato preventivo in continuità” di Moby, sono indicati i 120 mila euro annui per due anni versati a Beppe Grillo srl, che gestisce il blog del fondatore dei Cinque Stelle, sulla base di un “accordo avente finalità pubblicitarie”, e i 600 mila euro annui per due anni a Casaleggio e Associati per un contratto – risolto nel marzo 2020 – per “sensibilizzare le istituzioni sul tema dei marittimi”. Agli atti risultano anche 200mila euro alla fondazione Open, 100 a Change, 80 mila al Pd, 10 mila a Fratelli d’Italia. Quasi due milioni a cui vanno aggiunti i 550 mila euro erogati a Roberto Mercuri (non indagato). Legato all’ex vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona (nel cda di Tirrenia Cin dal 2016), ottiene da Moby alcuni contratti di consulenza per “il supporto tecnico-specialistico in relazione alle attività con il Parlamento, con il Governo e con la Commissione Europea”.

Il nuovo fronte d’indagine si affianca a quello aperto davanti al tribunale fallimentare relativo a Cin. Nell’udienza di domani i creditori e la procura potrebbe chiedere il fallimento. Tra le tante spese che potrebbero rivelarsi poco funzionali al business, l’acquisto di una sede da sette milioni di euro in piazza San Babila, in pieno centro a Milano, oppure gli emolumenti milionari verso i membri del management della famiglia Onorato. Tre milioni sono stati spesi invece per il noleggio di un jet bimotore, quattro milioni e mezzo per l’acquisto e la ristrutturazione di una villa a Porto Cervo.



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