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Moby Prince, la procura di Firenze riapre l’indagine su esplosivi a bordo

Il caso Moby Prince si riapre trent’anni dopo. Il superesperto di esplosivi Danilo Coppe, geominrerario ed ex consulente della Corte D’Assise di Bologna all’ultimo processo per la strage alla stazione, è uno dei periti incaricati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Firenze per far luce sul disastro della Moby Prince nel quale, poco più di 30 anni fa, la notte del 10 aprile 1991, di fronte alle coste del porto di Livorno, morirono 140 persone tra passeggeri e equipaggio e vi fu un unico sopravvissuto.

La Procura di Firenze, che con la Dda ha riaperto le indagini – seguite dal procuratore aggiunto Gabriele Mazzotta – ha assegnato 90 giorni di tempo a Coppe per rispondere ai quesiti assegnati, in particolare se vi siano nuovi elementi a suffragio della tesi della presenza di esplosivi sulla Moby Prince mettendo ordine a tutte le perizie fatte finora.

Coppe dovrà esaminare, per conto dei magistrati fiorentini, tutto il lavoro svolto finora dai vari consulenti che si sono susseguiti in questi 30 anni. Ma poiché vi sono ancora diversi reperti custoditi dalla magistratura di Livorno, il geominerario che, fra l’altro, fu incaricato di abbattere con l’esplosivo il troncone del Ponte Morandi a Genova, potrà esaminare quei resti o cercarne altri. A parlare di presenza di esplosivo a bordo della Moby Prince fu nel 1992, un anno dopo il disastro, una perizia della polizia Scientifica secondo la quale “si sono evidenziate tracce di esplosivo di uso civile, rinvenuto all’interno di un locale a prua della nave, ove probabilmente alcuni istanti prima della collisione, avvenne una deflagrazione”. Secondo gli esperti della Scientifica che trasmisero il documento all’allora ministro dell’Interno, a bordo della Moby Prince vi erano 5 tipi di esplosivi civili, quattro dei quali ad alto potenziale, e due di tipo militare.

“I dati analitici ottenuti con le diverse tecniche – scrisse la polizia Scientifica nel documento inviato al Viminale – hanno permesso di identificare i seguenti composti: i primi cinque sono tipici di composizioni esplosive ad uso civile, denominate come gelatine-dinamiti, mentre gli altri due sono presenti soprattutto in esplosivi militari e in plastici da demolizione (Semtex). È stato accertato che le sostanze identificate, con la sola eccezione del nitrato di ammonio, sono tutti esplosivi ad alto potenziale, sia singolarmente che in miscela”.

Ora Danilo Coppe, il nuovo perito esplosivista nominato dalla Procura di Firenze, dovrà verificare, con nuove strumentazioni e tecnologie, se la circostanza ha realmente un suo fondamento. Non sarebbe la prima volta che vengono rimesse in discussione precedenti perizie processuali relative agli esplosivi – è accaduto recentemente proprio per la strage di Bologna e ancor prima per la strage della Loggia a Brescia – anche in ragione del fatto che le strumentazioni usate negli anni passati erano spesso mal tarate e davano origine a falsi positivi.

Intanto la nuova Commissione di inchiesta sul disastro della Moby Prince, istituita a maggio, ha acquisito un nastro delle comunicazioni radio, mai ascoltato fino ad oggi poiché mancava lo specifico registratore non più in produzione e ora acquistato dall’organismo parlamentare, in grado di leggere e decrittare quel tipo di nastro.



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