Morte David Rossi: “Non cercò la parola suicidio sul web”

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David Rossi, il capo della comunicazione di Mps morto il 6 marzo 2013  precipitando da una finestra della sede della banca a Siena, non cercò la parola ‘suicidiò sui motori di ricerca ma ricevette nella sua e-mail testi di newsletter a cui era iscritto dove tale parola compariva. Lo hanno detto investigatori della Polizia postale di Genova auditi alla Commissione parlamentare d’inchiesta.

David Rossi, il pm Marini: “Nel suo pc 35 file relativi alla parola suicidio”

I commissari chiedevano una conferma ad affermazioni dell’attuale procuratore di Siena Nicola Marini secondo cui Rossi prima della morte cercò la parola suicidio 35 volte. Ma da valutazione informatica della Polposta di Genova non risulta.

L’assistente capo coordinatore Augusto Vincenzo Ottaviano della Polposta di Genova ha spiegato che dopo le affermazioni del pm Nicola Marini, audito dalla stessa Commissione nei giorni scorsi, “abbiamo cercato la fonte di queste informazioni, riaprendo quella copia lavoro” ed emerge che David Rossi “era iscritto a numerose newsletter nelle quali riceveva costanti comunicazioni da testate giornalistiche, agenzie di stampa, relative a notizie. Le riceveva spesso in posta elettronica. La parola suicidio o suicida compare molte volte nella sua casella e-mail, ma la parola viene contestualizzata in modo diverso dall’intenzione di togliersi la vita, tipo riguardo a notizie finanziarie di tenore negativo si può leggere di ‘suicidio bancario'”.

Agli investigatori auditi oggi non risulta che Rossi abbia fatto questo tipo di ricerca: “Non vedo traccia di ricerche della parola suicidio” coi motori, ha aggiunto Ottaviano, “però questa attività, se viene fatta, viene registrata dal sistema. I software forensi mostrano con alta descrizione quel tipo di ricerche”.
L’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi della Polizia postale di Genova, citando una relazione di altra sezione della Polposta, ha evidenziato che il 6 marzo 2013 Rossi aveva ricevuto alle 16.39 nella sua e-mail un articolo del sito Dagospia relativo a uno studio sul 2012 su soldi, crisi economica e suicidi dove si parlava di otto suicidi al mese. Un testo che sarebbe pervenuto per l’iscrizione di Rossi. Così come alle 12.57 dello stesso giorno 6 marzo 2013 sul computer di Rossi viene visualizzata la foto di denaro e cappio sempre da una url di Dagospia. La Commissione osserva che quindi Rossi non cercava la parola suicidio. “E’ così?”, viene chiesto. “E’ corretto”, rispondono Di Tursi e Ottaviano.

E non c’è niente neppure sui presunti “festini” a cui Rossi avrebbe assistito.  Né immagini, né scritti, né ricerche nella Rete – nei tre hard disk dei tre computer di David Rossi che la Polizia Postale di Genova ha avuto il compito di esaminare su delega della procura del capoluogo ligure impegnata dal 2019 a verificare affermazioni su eventuali ‘festini’ particolari a Siena in cui sarebbero, secondo testimoni, coinvolti magistrati. “La ricerca” informatica sui computer di Rossi “attinente all’indagine, circa la partecipazione a festini, ha dato esiti negativi”, ha detto l’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi di Polposta di Genova audito in Commissione parlamentare.

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