Clemente è morto mercoledì nel cantiere del metanodotto di Castel Viscardo (Orvieto). Un operaio di 36 anni originario della provincia di Avellino, che ha chiuso gli occhi per sempre in una mattina di sole, davanti ai compagni di lavoro. In un cantiere, non in una trincea di guerra. Eppure Clemente è come fosse il caduto di un “conflitto minore” (lo definì così George Orwel lo stillicidio delle vittime nelle minieri inglesi degli anni Trenta), che anche quest’anno ha superato la soglia dei mille morti (1006 per l’esattezza). Il confine è stato scavalcato con un paio di mesi di ritardo rispetto all’anno scorso, magra consolzione statistica perché misurare e soppesare le vite delle persone è comunque inaccettabile e l’emergernza delle morti sul lavoro potrà dirsi chiusa solo quando nessuno in Italia uscirà di casa la mattina senza poi fare ritorno. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail tra gennaio e novembre 2022 sono state 652.002, in aumento del 29,8% rispetto alle 502.458 dei primi undici mesi del 2021. Quelle con “esito mortale” sono appunto 1006 (-9,9%), mentre le patologie di origine professionale denunciate, che sono state (55.732) sono cresciute del 9,7%.
Solo numeri ed è la stessa Inail a ridimensionare il valore assoluto della rilevazione, in particolare per quelle che sembrano indicazioni di un miglioramento del contesto: “Gli open data sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di ‘punte occasionalì e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’istituto, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2022, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia e per tener conto di eventuali ritardi nelle denunce di infortunio, in particolare di quelle con esito mortale e da contagio da Covid-19”. E proprio in tema di virus, l’Istituto sottolinea il “notevole minor peso delle morti da contagio”. Come dire che, in fondo, anche il lieve decremento dei decessi registrato a tutto novembre, non deve far pensare ad un’iversionme di tendenza perché al netto del Covid si continua a morire sempre di più nei cantieri e nelle fabbriche.
A dare un’interpretazione ancora più realistica ai dati è Bruno Giordano, fino a pochi giorni fa direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro e sostituito dal governo. spoil system alla mano: “Le cifre riguardano solo i casi denunciati all’Inail – dice il magistrato di Cassazione – ma andrebbero aggiunti quelli relativi a Vigili del Fuoco, forze armate e forze dell’ordine, che non sono coperti dall’Istituto. Penso, ad esempio, alle vicende dell’uranio impoverito nell’esercito o dell’amianto nella Marina. Senza contare, ovviamente, tutti gli infortuni che non vengono denunciati, derubricandoli magari a incidenti domestici, da lavoratori in nero o anche regolari che preferiscono non danneggiare le aziende per le quali lavorano”.
Go to Source