Morto Franco Battiato, il ricordo di Luca Madonia: “Era una persona umile, si reincarnerà in qualcosa di sublime”

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“Era un uomo che conteneva moltitudini”. Luca Madonia è commosso, afflitto, addolorato. Il cantautore, fondatore dei Denovo, è stato uno dei grandi amici di Franco Battiato, morto oggi a 76 anni. Lo conosceva come pochi altri, gli è stato vicino negli ultimi anni e ha spesso collaborato con lui. “Ho conosciuto Franco a Catania, quando tornava a casa da Milano nel 1988 e l’anno seguente lui era già al lavoro con noi sulla produzione dell’album dei Denovo Venuti dalle Madonie a cercar carbone. E’ iniziata subito questa fantastica amicizia che è arrivata fino ad oggi”.

Che tipo era Battiato?

“Il più grande di tutti, un uomo ipercolto, creativo, sorprendente. Ma anche simpaticissimo, divertente e spiritoso, una personalità semplice e al tempo stesso ricchissima. Affrontava tutto in maniera trasversale, con profondità ma anche con grande leggerezza. Quando lo abbiamo conosciuto noi, eravamo intimoriti dalla sua grandezza, era come conoscere e frequentare un santone, ma non era così, era alla mano, affettuoso e attento”.

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Com’era lavorare con lui?

“Lavorare con Franco voleva dire avere affianco un complice totale, in grado di sostenerti e seguirti, ma anche di indicarti una strada, di farti scoprire tante cose. Era preciso, ascoltando i nostri provini ci diceva cosa andava bene e cosa no, ma si fidava anche delle opinioni degli altri, tantissime volte mi ha fatto ascoltare i suoi provini. Negli anni le nostre storie artistiche si sono intrecciate spesso e ogni volta è stata un’esperienza importante. Mi ha insegnato tanto, nella musica come nella vita”.

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Una cosa in particolare?

“Quella di affrontare le cose della musica con un sano distacco, strammatizzando molte situazioni. Mi ha insegnato a non fare il cantante che si prende troppo sul serio, abbiamo parlato spesso del ruolo effimero del cantante che si crede importante ma non riesce ad analizzare le cose della vita”.

E come artista?

“Era un artista completo, un vero intellettuale ma che vedeva la musica anche come un mestiere. Diceva che non si creano canzoni guardando la luna o un tramonto, scrivere canzoni è un mestiere e lui lo faceva da dio. Aveva un talento inestimabile, come pochi altri al mondo, sentiva l’esigenza di comporre ma poi si applicava con cura e calma alla realizzazione di un’opera, qualsiasi essa fosse. La musica era importante per lui ma non era tutto, aveva ritagliato una fetta importante della sua vita per la musica ma aveva tantissimi altri interessi e passioni, la letteratura, il cinema, la filosofia, l’arte, il misticismo. L’obbiettivo della sua vita era migliorarsi, ha trasportato questo nella musica e l’ha usata come strumento per crescere. E’ stato quello che voleva diventare, quasi sempre artefice del suo destino. E credo che anche la sua fine l’abbia saputa gestire a suo modo”.

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Più di cinquant’anni di musica per il maestro Franco Battiato che è morto oggi all’età di 76 anni nella sua casa di Milo, in provincia di Catania. Capace di spaziare tra generi diversissimi dalla musica pop a quella colta, toccando momenti di avanguardia e raggiungendo una grande popolarità, ha sperimentato l’elettronica, si è misurato con la musica etnica e con l’opera lirica.

Aveva paura di morire?

“Non credo avesse paura di morire, credeva nella reincarnazione e sono certo che si reincarnerà in qualcosa di sublime, lui ci credeva e sarà così. E mi preme dire che era un uomo di una bontà estrema, ha fatto tantissimo bene a tantissime persone”.

Cosa resterà di Battiato?

“Tutto. Lui è Mozart, è Bach, ha fatto cose incredibili, resterà tutto, qualcosa per chiunque. La sua arte sarà immortale”

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