Muore Rush Limbaugh, voce dell’America più conservatrice e amico di Trump

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NEW YORK – Detestava i democratici, le femministe, gli ambientalisti, i gay, Black Lives Matter e Barack Obama (da lui definito spregevolmente “Magic Negro”), più o meno in quest’ordine. Ben prima di affermare che il coronavirus era poco più di un raffreddore, aveva attaccato l’attore Michael J. Fox sostenendo che faceva solo finta di avere il Parskinson.

Complottista convinto, aveva di recente rilanciato all’infinito le accuse di frodi elettorali sostenute da Donald Trump di cui per quattro anni era stato il più strenuo difensore. Sì perché Rush Limbaugh, morto oggi, a 70 anni, ucciso dal tumore ai polmoni scoperto un anno fa, era la voce radiofonica più conservatrice d’America.

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E pure la più scorretta, visto quanto amava gli epiteti razzisti e misogini. Ma sicuramente una delle più popolari, grazie al suo The Rush Limbaugh Show rilanciato da una syndication di emittenti (sì, insomma, un consorzio): ben radicato in ogni angolo del paese e capace di raggiungere un’audience di ben 15 milioni di ascoltatori. 

Figlio di un avvocato, era nato in Missouri nel 1951, ma si era trasferito a 20 anni a McKeessport, Pennsylvania, nei sobborghi della città operaia di Pittsburgh, per fare il dj a WIXZ. Una radio dalla quale fu licenziato dopo pochi mesi a causa della sua “personalità estremista”: un caso ripetutosi poi diverse volte.

Fino a quando, nel 1984 debutta col suo show dalle frequenze di KFBK, emittente conservatrice con sede a Sacramento, California: nel pieno dell’amministrazione di Ronald Reagan, suo primo grande eroe repubblicano. Col tempo, il suo programma, trasmesso anche dal network delle forze armate Usa, si radicalizza sempre più.

Sostiene infatti l’avvento dei Tea Party. Per poi scoprirsi naturale alleato di Donald Trump, primo a prenderne sul serio la candidatura e poi sostenuto fino all’ultimo, offrendogli anzi, spesso, il microfono per le sue lamentazioni.

Una passione ricambiata: quando lo scorso febbraio Limbaugh annunciò la sua malattia, The Donald si precipitò ad assegnargli – quel giorno stesso, durante lo Stato dell’Unione – la medaglia della libertà.

In suo onore, oggi, l’ex presidente ha perfino rotto il silenzio iniziato con la sua uscita dalla Casa Bianca, chiamando Fox News per ricordarlo: “Era una leggenda, un patriota, amava tantissimo il paese. Ha resistito perché voleva coprire le elezioni e lo ha fatto fino all’ultimo nonostante fosse molto malato, saltando pochissimi show”.

Ripetendo, perfino in questa triste occasione che le elezioni sono state rubate. Ormai privo di Twitter, Trump ha poi dovuto affidare il suo messaggio di cordoglio a un comunicato ufficiale: “Rush è stato un amico mio e di milioni di americani, un faro con la capacità di vedere la verità e trasmetterla con immagini vivide attraverso le onde radio. Melania ed io esprimiamo le nostre più sentite condoglianze alla sua meravigliosa famiglia e ai suoi devoti fan. Ci mancherà molto”.

Ad annunciare la morte del popolare conduttore è stata la (quarta) moglie, Kathryn Rogers, proprio dai microfoni dello show: “Scusatemi, non sono il Limbaugh che speravate di ascoltare…”

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