Mutui, balzo dei tassi al top dal 2015. Abi: “Non ancora applicati tutti gli aumenti della Bce”

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MILANO – Nuovo rialzo, a ottobre, dei tassi applicati dalle banche ai nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni. Come si legge nel rapporto mensile Abi il tasso medio per le nuove operazioni per acquisto di abitazioni è il 2,73% contro il 2,26% del mese precedente. Si tratta del livello maggiore dall’agosto del 2015, quando era poco sopra il 2,8%. Secondo il vice direttore generale dell’associazione, Gianfranco Torriero, per altro “le banche non hanno ancora applicato tutti gli ultimi aumenti dei tassi della Bce”. Come dimostrano d’altra parte dati di mercato sui comparatori, che prendendo il tasso finito, recentemente l’asticella si è già alzata verso il 4%.

Il forte ricorso, negli scorsi anni, al tasso fisso per i mutui “immunizza” in buona parte le famiglie dal rialzo dei tassi deciso dalla Bce, spiega ancora Torriero nella presentazione del rapporto mensile secondo cui “negli scorsi 4-5 anni, l’80% dei nuovi mutui era a tasso fisso” e anche per questo non ci si attende un importante aumento delle sofferenze, nei prossimi mesi, su questo comparto.

Per quel che riguarda gli altri dati sull’andamento di prestiti bancari a famiglie e imprese a ottobre, l’Abi segnala che prosegue da una parte la crescita dei prestiti mentre frenano i depositi, dopo gli aumenti continui degli scorsi mesi. I finanziamenti sono saliti del 3,4% rispetto a un anno fa. Sul fronte della raccolta i depositi dopo la crescita del 2,3% di settembre e il +6,5% di ottobre 2021, hanno registrato un +0,1%. “La raccolta – sottolinea Torriero – resta comunque positiva rispetto a un anno fa ma sui depositi si è in qualche modo toccato il tetto”.

Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 2,78%, contro il 2,47% del mese precedente, livello che non veniva toccato da agosto 2017. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese, infine, si è collocato al 2,55%, contro il 2,00% di settembre, come non accadeva da dicembre 2014.

Restano stabili le sofferenze bancarie a settembre con l’Abi che chiede per i prossimi mesi di concentrare le risorse pubbliche in misure a sostegno delle imprese, specie nella ristrutturazione del debito in modo da tenere anche sotto controllo la qualità del credito. Come si legge nel rapporto mensile dell’associazione le sofferenze nette a settembre sono stabili a 16,2 miliardi di euro e il rapporto sofferenze su impieghi totali è allo 0,92%. Ricorda Torriero “come illustrato al governo nei giorni scorsi” abbiamo chiesto di porre l’accento “su quelle misure a favore delle imprese che permettano una maggiore sostenibilità nell’onorare gli impegni finanziari” come le “ristrutturazioni del debito”.

Di conti correnti si è invece occupata la Banca d’Italia nel suo aggiornamento – relativo al 2021 – del quadro sui costi. Ne emerge che la spesa per la gestione di un conto corrente bancario è stata pari a 94,7 euro, in aumento rispetto al valore registrato nell’anno precedente (90,9 euro). Secondo via Nazionale il rincaro si deve “alla crescita sia delle spese fisse sia di quelle variabili; tra le spese fisse l’apporto più significativo è attribuibile a quelle per l’emissione e per la gestione delle carte di pagamento mentre le spese variabili sono cresciute principalmente per effetto della maggiore operatività della clientela, dopo la contrazione osservata nel 2020”. Altre voci analizzate: per i conti collegati a contratti di apertura di credito in conto corrente, la commissione per la messa a disposizione dei fondi è stata mediamente pari all’1,7 per cento del credito accordato, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. La commissioni di istruttoria veloce applicata sugli sconfinamenti è diminuita mediamente da 18,9 a 16,9 euro; la diminuzione di quest’ultima è stata accompagnata da un minore importo dello sconfinamento massimo osservato.

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