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Myanmar, la polizia spara ancora sui manifestanti: diciotto vittime, molti feriti

E’ salito a diciotto il bilancio dei morti nelle proteste in Myanmar, secondo quanto riporta l’ufficio dei diritti umani dell’Onu. Fra queste, 3 persone sono morte a Yangon, 2 a Mandalay e -a sentire la tv dei militari Myawady – sono morte 4 persone a Dawei, nel sud dell’ex Birmania, dove era in corso una marcia ed e’ intervenuta la polizia anti-sommossa. Gli avvenimenti si susseguono in maniera caotica e risulta difficile tenere il conteggio delle vittime, ma di sicuro quella odierna si profila come la giornata piu’ sanguinosa da quando sono cominciate le proteste del manifestanti anti-golpe.

Un uomo ferito da un colpo di arma da fuoco viene portato via durante le proteste a Yangon (reuters)

Lo stato asiatico è nel caos dal primo febbraio, giorno in cui è avvenuto il colpo di stato da parte dei militari. La leader del governo eletto Aung San Suu Kyi e buona parte del suo partito sono agli arresti, con l’accusa di aver truccato le elezioni di novembre. Il golpe, che ha bloccato il progresso del Myanmar verso la democrazia dopo quasi 50 anni di governo militare, ha portato centinaia di migliaia di manifestanti nelle strade e ha sollevato la condanna dei paesi occidentali.

Media e testimoni riferiscono di scontri a Yangon, con la polizia che ha usato granate stordenti nei confronti di un gruppo di studenti e medici che protestavano in camice bianco. A Mandalay, la seconda città più grande del Myanmar, la polizia avrebbe sparato in aria e intrappolato in un ospedale il personale sanitario che protestava.

Gli scontri e la repressione della polizia a Yangon (reuters)

Già ieri in tutto il Paese si erano registrate molte proteste e altrettante repressioni, con la polizia che ha sparato in aria ed ha utilizzato gas lacrimogeni e granate assordanti. La televisione statale MRTV ha detto che più di 470 persone sono state arrestate.



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