Nanni Moretti torna a Cannes: “Qui col mio film per sognare una realtà diversa, migliore”

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Forse con meno emozione, ma di certo con più allegria. Nanni Moretti torna al Festival di Cannes, in concorso, con Il sol dell’avvenire, già uscito in Italia e con grande successo. Scherza sulle vendite all’estero che qui al mercato vanno bene: “Il film è stato venduto in quasi 190 Paesi”, dice facendo il verso al mantra di Netflix e a una delle scene più divertenti del lungometraggio. Che i suoi film escano prima in Italia che a Cannes, luogo di anteprime mondiali, non lo vieta il regolamento, spiega, ma di certo è una rarità che viene concessa a pochi autori. “Ero più emozionato qui con Tre piani, mostrato per la prima volta al pubblico”, ha spiegato. Anche quello doveva uscire prima nelle nostre sale, ma è stato congelato per un anno e mezzo a causa della pandemia. Tuttavia se pure ha perso un filo d’emozione, ci guadagna in buonumore. E certo aiuta arrivare in Francia, dove già è amatissimo, forte dell’accoglienza in Italia.

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Moretti racconta l’esperienza di Caro diario a Cannes, un film vicino a Il sol dell’avvenire, in cui si mette a nudo in maniera esplicita, come ha detto. “Clint Eastwood quell’anno era il presidente della giuria. Anzi, mi ha fatto molto impressione che pochi anni fa a Cannes qualcuno di voi lo intervistò e lui si ricordava ancora della mia Vespetta. Mi colpì molto questo, perché non credo che il mio film fosse vicino a quello che lui faceva. È stata la prima volta in cui sono stato premiato a Cannes. E Caro diario è il primo film in cui interpreto me stesso. Perché mi sembrava assurdo nascondermi dietro un personaggio di finzione, soprattutto nell’episodio della malattia. Erano i primi tempi in cui avevo un cinema. Ormai sono 32 anni che ho una sala. Il punto più luminoso in 32 anni resta sempre la primavera del ’93 con le 13 settimane di Heimat 2, un episodio a settimana”.

E continua con i ricordi di quel periodo: “I primi tre film che ho prodotto hanno una caratteristica comune. Ho iniziato senza essere pronto, senza una sceneggiatura precisa. Palombella rossa. Caro diario e Aprile sono tre film che ho scritto da solo, poi dalla Stanza del figlio non ho più scritto da solo e ho sempre voluto cominciare con una sceneggiatura dettagliata”.

Scherza con Margherita Buy, che lo affianca nell’incontro con la stampa italiana: “Margherita vuole parlarvi del suo film Volare. Sulla paura di volare, perché vuole rispondere alla vostra domanda: fare il cinema è terapeutico?”, l’attrice risponde “no”, lui continua: “Lei è venuta da Roma in macchina, quindi fare cinema non è terapeutico”.

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A proposito dell’attualità politica dice solo: “La destra fa la destra e la sinistra piano piano ricomincerà a fare la sinistra”. A chi gli chiede poi se il Pci si fosse staccato da Mosca con l’invasione dell’Ungheria nel 1956, il regista risponde: “Nel 2010 in un’intervista che feci a Pietro Ingrao, che ho filmato e che conservo, glielo chiesi: lui mi guardò e mi fece sentire il più ingenuo degli ingenui, nel senso che a quei tempi era qualcosa di impossibile. Però da sempre, con intermittenza, da quando ho iniziato a interessarmi di politica, penso a quello snodo lì. Ci sono registi che con compiacimento buttano in faccia allo spettatore, forse più in pancia, una realtà orrenda che loro sono compiaciuti di raccontare. Io invece questa volta ho preferito sognare, immaginare, raccontare una realtà diversa, migliore”.

Moretti interviene anche sul disastro in Emilia-Romagna e sottolinea: “Sono stato colpito dall’energia e dall’intelligenza della gente, dalla loro mancanza di vittimismo e dal loro buon umore”.

Il regista si irrigidisce solo alla domanda su cosa pensa della giuria di quest’anno: “Non trovo elegante fare domande sulla giuria, non posso rispondere”. Un modo per evitare di tornare a quel suo post di due anni fa dedicato alla regista Julia Ducournau, quest’anno in giuria e all’epoca vincitrice a Cannes con Titane. Accompagnato da una sua foto in cui appariva invecchiatissimo, nel 2021 aveva scritto: “Invecchiare di colpo. Succede. Soprattutto se un tuo film (Tre piani, ndr) partecipa a un festival. E non vince. E invece vince un altro film (il riferimento è proprio a Titane, fresco di Palma d’oro, ndr), in cui la protagonista rimane incinta di una Cadillac. Invecchi di colpo. Sicuro”.

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