‘Ndrangheta, “Per la prima volta una donna boss con un ruolo apicale”: chi è la 45enne arrestata con il clan Bandiera di Rho

Pubblicità
Pubblicità

Affianca il boss, dà indicazioni agli uomini del clan, gestisce il traffico di droga e terrorizza gli imprenditori che non pagano il pizzo. Caterina Giancotti, la donna di 45 anni finita ai domiciliari nell’indagine della Direzione Antimafia di Milano, è più di una semplice affiliata. Originaria di Triggiano (provincia di Bari) e residente a Rho, “è originariamente estranea ai circuiti criminali – dice il pm Alessandra Cerreti, titolare del fascicolo insieme al capo dell’Antimafia Alessandra Dolci -. Ma la sua tempra violenta la porta a guadagnarsi la stima del capo”. E a scalare le gerarchie dell’organizzazione.

‘Ndrangheta, maxi operazione a Rho contro il clan Bandiera: 49 arresti. Nelle intercettazioni la violenza mafiosa

E’ così che Giancotti diventa il “braccio destro di Christian Bandiera“, figlio del boss Gaetano Bandiera. “No, perché le cose vanno rispettate – incalza la donna al telefono, nell’ottobre 2020, con un imprenditore da cui pretende il pagamento mensile di cento euro -. Tra mezz’ora… cerca di essere qua… se no viene Marco a prenderti… sono cazzi tuoi e non ti permettere… (..) Ti facciamo un casino che la metà basta… o vieni qua…o sta venendo Marco a prenderti…e tutti i soldi!”. Il telefono poi passa a Cristian Bandiera. “Oggi… adesso ti taglio la testa… a te ed Emiliano…”. “Ascolta mi fai parlare un attimo? – cerca di replicare l’imprenditore -. Guarda sto cercando di darteli tutti…ok? Lasciami tranquillo e te li porto tutti… faccio il possibile”: “No, io non ti lascio tranquillo – risponde Giancotti – perché oggi li devi portare”.

Le indagini della squadra mobile di Milano, guidata dal dirigente Marco Calì, hanno ricostruito il ruolo di Giancotti non solo nelle estorsioni, ma anche nel traffico di droga. “Nel periodo di detenzione di Christian Bandiera – riporta l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Stefania Donadeo – Giancotti ha gestito in prima persona il traffico di cocaina”. La fiducia riposta in lei dai Bandiera è tale che alla donna viene intestato anche uno dei bar di famiglia, il bar Chupito, a Rho. Proprio il suo arresto, il 2 marzo 2021, da parte della polizia ferroviaria di Monza, sul treno Chiasso-Milano Porta Garibaldi, rischia di far scoppiare una faida tra i Bandiera e la famiglia Curinga, da cui l’organizzazione si rifornisce di stupefacente. Giancotti ha appena ritirato due etti di cocaina da Francesca Curinga, e il suo arresto fa convincere i Bandiera che la donna è stata tradita. E infatti il suo capo Cristian Bandiera è convinto che “sia stata lei, Francesca Curinga, a venderla”.

“Una vera e propria controversia sfociata in gravi minacce verbali – scrive la squadra mobile – una sorta di preludio di una “faida” tra la famiglia Bandiera e la famiglia Curinga”. Con Gaetano Bandiera che “chiama più volte il suo omologo Domenico Curinga, rappresentante dalla famiglia Curinga”. E minaccia di far “scoppiare una faida” sulla “questione Giancotti”. Quanto successo a Giancotti è una “mancanza di rispetto”. Quel “rispetto preteso da Gaetano Bandiera per la sua posizione verticistica in seno alla locale di ‘ndrangheta di Rho”.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *