“New York è una città orribile e sporca. Il clima è scandaloso, la politica viene usata per spaventare i bambini, il traffico è una follia, la competitività è omicida. Ma c’è una cosa: una volta che hai abitato a New York ed è diventata la tua casa, nessun posto è più abbastanza buono.” (John Steinbeck)
“Il vero newyorkese crede segretamente che le persone che vivono altrove, stiano, in qualche misura, scherzando.” (John Updike)
Gli elementi che caratterizzano maggiormente New York sono l’energia e la vitalità della sua gente. Tuttavia, chi la conosce da vicino, si accorge presto che la metropoli è segnata anche da una profonda solitudine, al punto che Germaine Greer, nell’Eunuco Femmina, ha parlato del deserto di New York. Questi due elementi sono costantemente intrecciati, e l’uno rafforza l’altro tanto da diventarne il motore e il senso ultimo.
Ritengo che nessun luogo come la metropolitana simboleggi questa contraddizione, che diventa il terreno fertile per storie umane segnate dalla speranza, il sogno la delusione l’angoscia, ma caratterizzate tutte dalla volontà di mettersi alla prova e sfidare in prima persona la città che non dorme mai. È un’epica del quotidiano, quella che si combatte ogni giorno a New York, e le immagini che ho raccolto in questi anni sono diventate lo spunto per 52 storie immaginarie con le quali ho cercato di celebrarla.
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