Niente paura: falliranno i 100 saggi. Ascoltiamo la lingua dei mondiali

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Caro Merlo, in rete c’è la dichiarazione di voto del Pd contro il reddito di cittadinanza fatta nel 2019 da Delrio. Spiega che è fatto malissimo, iniquo perché esclude i più poveri e “fortemente incostituzionale”. Ora il Pd si accoda ai 5Stelle nel difenderlo a oltranza: o si sbagliava allora o si sbaglia adesso. Emerge la mancanza d’identità e di idee proprie. Prima a sostenere Conte come “faro dei progressisti”, poi a sottoscrivere acriticamente l’agenda Draghi, ora a rimorchio dei 5Stelle, che hanno sorpassato il Pd con la difesa – clientelare – del reddito di cittadinanza, che se non da abolire è da riformare profondamente. 

Gianmario Agazzone – Borgomanero (NO)

E ora il Pd è affidato a cento piccoli padri, cento saggi di cui nessuno ha misurato la saggezza. Ma non c’è da preoccuparsi: la loro missione è impossibile.

Caro Merlo, è tempo di mondiali. Cosa pensa di “possesso palla”, “prevalenza territoriale”, “squadre cuscinetto”, “ ma che cosa ha fatto!”,“che giocata”? Difficile a Doha “mandare negli spogliatoi a bere un tè caldo” ma abbiamo nostalgia dei “quasi gol”, di “Eupalla” e di calciatori in grado di “uccellare” gli avversari. Dispensi lei come meglio crede la ghigliottina o ci dica cosa dobbiamo salvare.

Paolo Cantaro – Catania ­(“clamoroso al Cibali”.)

Nulla più del calcio arricchisce la lingua italiana, grazie all’enorme risonanza del pallone e all’inesauribile creatività di chi lo racconta. Più in generale, nello sport c’è un maggiore ricambio delle inevitabili frasi fatte che la folla, la passione e lo stadio trasformano in colonna sonora del paese, la famosa “chiacchiera” che Umberto Eco detestava benché sia il più grande serbatoio della fantasia popolare. Troppo avrebbe perso l’italiano senza le invenzioni di Brera e Mura, i sentimenti di Cannavò, la prosa  di Clerici più avvincente delle partite di tennis che raccontava, così come le recensioni di Borgese, Cecchi e Montale erano migliori dei libri di cui scrivevano.

Caro Merlo, mi trovo d’accordo con la sua risposta a Lorella Ponzio, la quale ha espresso perfettamente il mio pensiero. Ricordo bene Maroni da Fazio fare un comizio, offeso da chi aveva osato dire che la mafia si era spostata al nord. Pretese una puntata riparatoria e fece un comizio in favore del governo che presiedeva nella Regione, spiegandoci le virtù dei lombardi che la mafia non sanno cosa sia. Non se ne è ricordato nessuno, tutti presi a magnificare la persona che pregi ne avrà anche avuti, ma non mi sento “fortunata” come italiana ad averlo avuto nelle istituzioni. Sono altri i personaggi che mi rendono orgogliosa.

Franca Guidoni – Monza

Ricevo molte lettere come la sua e, ringraziando lei, ringrazio tutti. Detto quel che pensiamo di quel funerale di Stato, lasciamo riposare in pace anche il ministro che nel 2008 voleva prendere le impronte ai bimbi rom e creare il registro degli accattoni.

La Lega divisa si ritrova per l’addio a Maroni. Salvini, niente applausi

Caro Merlo, nel vocabolario ci sono 150.000 lemmi e un letterato ne conosce al più 40.000, una persona di cultura medio-alta (laurea) al massimo 10.000, ma ne utilizza 2.500. Ho dubbi su questi dati, ma ascoltando il ministro Valditara penso che siano ottimistici.

Edoardo Brusaporci – Roma

In un vocabolario ci sono tutti i romanzi già scritti e quelli che saranno scritti. Basta agitarlo prima dell’uso.

Caro Merlo, “trovare la quadra”.

Piervito Militello – Piacenza

Ghigliottina

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