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Nirvana, nuovo record per ‘Smells Like Teen Spirit’, il brano meno amato da Kurt Cobain

“Load up on guns, bring your friends / It’s fun to lose and to pretend”. Era il 10 settembre 1991 e le radio di  tutto il mondo iniziarono a trasmettere Smells Like Teen Spirit, primo estratto dal secondo album in studio dei Nirvana, Nevermind. E quel riff di 4 accordi in tonalità di Fa minore, utilizzato durante l’introduzione e il ritornello, cambiarono la storia della musica rock.

Un terremoto che continua a farsi sentire, visto che il brano ha appena superato il miliardo di stream su Spotify e il nuovo record lo rende la seconda hit degli anni Novanta a entrare nell’Olimpo dei “miliardari” sulla piattaforma di streaming. La prima di quel periodo a superare la soglia del miliardo è stata Wonderwall degli Oasis, raggiungendo lo stesso traguardo del brano dei Nirvana nell’ottobre del 2020 ed entrando a far parte della playlist ‘Billions Club’, nella quale sono presenti tutti i brani che hanno accumulato più di un miliardo di ascolti dal loro debutto in digitale a oggi.

“Smells Like a Teen Spirit”: quando i Nirvana inventarono il grunge

E pensare che Smells Like Teen Spirit nasce da un fraintendimento. L’ispirazione a Kurt Cobain arrivò da una notte di bagordi che il frontman dei Nirvana passò in compagnia della sua amica e cantante delle Bikini Kill, Kathleen Hanna, che  scrisse sul muro della casa dove Cobain viveva in affitto “Kurt smells like teen spirit” (“Kurt profuma di Teen Spirit”) per prenderlo in giro.

La frase si riferiva a un deodorante per adolescenti molto in voga all’epoca, il “Teen Spirit”, che anche l’ex-ragazza e membro della stessa band di Hanna, Tobi Vail utilizzava. Kurt, però, ignorava l’esistenza del deodorante e la lesse come un complimento riferito alla discussione su anarchia e punk che avevano appena avuto. Un apprezzamento per il suo “spirito adolescenziale” e “rivoluzionario”. In realtà il significato era totalmente diverso: tu non sei ancora un uomo, ma soltanto un ragazzino. Cobain scoprì la verità solo quando il singolo raggiunse il successo.

La canzone fece accendere i riflettori sulla scena grunge di Seattle, trainando verso il successo band come Pearl Jam, Soundgarden e Alice in Chains. Però Kurt Cobain quel pezzo non lo amava affatto: “Stavo provando a scrivere la perfetta canzone pop. Fondamentalmente stavo provando a plagiare i Pixies”, dirà più tardi. Quell’improvvisa popolarità rappresentava per lui il successo mainstream che lo ha travolto, una fama che non si aspettava e che per lui è stata difficile da gestire, fino al drammatico epilogo del suicidio il 5 aprile 1994.

Kurt Cobain. Che tu sia nel Nirvana

Quel brano che aveva conquistato il pubblico, lui spesso si rifiutava di suonarlo durante i live. “Tutti si sono concentrati troppo su quella canzone – ha detto – il motivo per il quale ha ottenuto tutto questo successo è perché la gente ha visto il video su MTV un milione di volte”. Una cifra che all’epoca sembrava stratosferica, ma che è stata polverizzata: il 25 dicembre del 2019, infatti, il video ha raggiunto il miliardo di visualizzazioni. Ma all’epoca Youtube, e i social, non esisteva ancora.


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