Non solo stelle: il mare di Calabria in 12 tappe

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Chef stellati e cuochi pescatori, piatti gourmet e trattorie di mare, sperimentazioni e tradizione. Lidi ma anche terrazze dove trionfa la cucina di pesce, più sacra del falò di Ferragosto: nei suoi 800 chilometri di costa la Calabria riserva momenti di piccola felicità, tra tavoli a pochi metri dalla riva e sorprendenti affacciate sul tramonto, ammesso che scegliate di cenare vista Tirreno. Ecco un veloce periplo lungo la punta dello stivale, dall’alto Cosentino allo Jonio, attraversando 5 province e molte delle 15 Bandiere Blu assegnate alla regione in questo 2021 di ripartenza.

Un’estate con Gusto: regione dopo regione, ecco i ristoranti migliori al mare e in montagna

Sabbia d’oro – Belvedere (CS) 
Più che un lido è un’istituzione. Palmiro e Anna Raffo ( più figli) negli anni si sono imposti con la loro cucina solida e rispettosa della materia prima, nel più classico dei ristoranti a conduzione familiare: ai primi canonici se ne aggiungono un paio originali (gli gnocchetti con gamberi, radicchio e rucola e i tagliolini con fiori di zucca e rana pescatrice), tra i secondi ecco lo spada “arriganato” o “arraganato” a seconda della dizione, e la grande grigliata mista “Mare nostrum”.  Siamo a un passo da Diamante, dunque il peperoncino non manca: neanche nei dolci, come la crostata del diavolo dove è sotto forma di confettura.   

Miami beach – San Lucido (CS) 
Vicino al porticciolo di questa località turistica dal borgo incantevole rinnovatosi negli ultimi anni, il lido della famiglia Lupo, pescatori attivi nella ristorazione da (quasi) tre generazioni, propone una multiforme cucina di pesce. Con il plus di un’affacciata mozzafiato: si possono scegliere 4 sistemazioni, consigliamo quella su una sorta di prua in legno con tende a mo’ di vele. Gustate il Gam (Grande antipasto di mare) o la polpetta di alici alla sanlucidana perdendovi nel tramonto viola-arancio del Tirreno cosentino, una tavolozza che nelle giornate più limpide svela lo Stromboli con tanto di sbuffo. 

Le Clarisse 

Clarisse – Amantea (CS) 
In un ex convento del Seicento – le suore danno il nome all’insegna – edificato su un costone di roccia a picco sul mare, lo chef Andrea Zazzaro ha portato a livelli eccelsi un menu focalizzato sul pesce ma che non disdegna la carne. Qui, dove il mar Tirreno si mostra in tutta la sua magnificenza, è bene indirizzare la scelta sul pescato del giorno. Baccalà affumicato con legno di ulivo, gambero crudo e carpaccio di tonno sono tre degli esempi in cui il protagonista è il pesce, senza troppi fronzoli. Ampia scelta di vini non solo calabresi, e poi bollicine, rum e grappe. E siccome siamo in tempi di ripartenza, la proposta delle Clarisse si è da poco arricchita con una boulangerie dedicata all’arte bianca. 

Il mare pugliese protagonista: sul trabucco o in banchina, sulla spiaggia o nell’antico palazzo

Hang Loose Beach – Gizzeria Lido (CZ) 
Un angolo di Hawaii a due passi dall’aeroporto internazionale di Lamezia Terme. Questo è uno dei luoghi più ventosi della Calabria, e non solo: non è un caso se da anni il lido ospita gli appassionati di kite surf provenienti da tutti i continenti (dal 7 al 18 luglio torna, dopo lo stop nel 2020 causa pandemia, il mondiale di kite con 180 atleti iscritti). Lasciando per un attimo le onde e spostandoci tra i fornelli troviamo Simone Longo alle prese con una cucina di mare “light”, tra crudi e verdure, ideale per chi pratica sport acquatici. I clienti, letteralmente con i piedi nella sabbia, possono optare anche per una pizza e gustare una vasta gamma di cocktail. In quasi dieci anni di attività, il circolo velico presieduto da Luca Valentini ha puntato su un binomio sport-turismo con pochi simili in tutto il sud. 

San Domenico – Pizzo Calabro 

San Domenico – Pizzo (VV)
Una delle terrazze più suggestive nel cuore della capitale del gelato al tartufo, a picco sulla baia della Seggiola. Il viaggio in compagnia di Bruno Tassone, esponente della nuova generazione di chef calabresi in Calabria (rimarchiamo volutamente la collocazione), inizia su delle gustose barchette: sono le tartellette salate con panna acida e calamaretto scottato. Poi si parte, nel rispetto della stagionalità e del pescato, un approccio che in questo caso sconfina nell’amore: guardare le foto che Bruno pubblica sui social per credere. In un tripudio di colori – ricci e astici, dentici e cernie, triglie e ostriche – spunta il tartufo calabrese, stavolta nel senso di fungo ipogeo, griffato Franco Tomaino. Non mancano le paste fatte in casa come un iconico tortello, da provare anche lo spaghettone quadrato con ristretto di cicale, cacao e mozzarella di bufala. Cristian, fratello di Bruno, è il sommelier che fa dialogare piccole e grandi etichette calabresi con lo champagne.    

Aspromonte, Serre e Sila, tra gusto della tradizione e intuizioni di giovani chef

  
Lapprodo – Vibo Marina (VV) 
In un elegante locale affacciato sul porticciolo di Vibo, piena Costa degli Dei, lo chef Agostino Bilotta mette in pratica la filosofia culinaria di Concetta Greco e Pino Lo Preiato: pesce povero e piccole produzioni diventano alta cucina. E allora ecco il riso Carnaroli di Sibari, la “struncatura” (pasta integrale con le alici dalle mille varianti: qui con tartare di tonno, crema di cipolla e pane tostato al bergamotto), i gamberoni rossi di Capo Vaticano o la bottarga di tonno e la cipolla di Tropea immancabili a queste latitudini. Tre sale, quasi mille etichette in cantina e una versione “Café Burgers and Fish” figlia del periodo di lockdown durante il quale Lapprodo si è ripensato senza rinunciare alla formula gourmand che lo ha reso celebre in oltre trent’anni di attività. 

Taverna Kerkira – Bagnara Calabra (RC) 
Fulvio Dato con Domenico Patafi e la nipote Maria Luce, sommelier addetta alla sala, vi accolgono nella loro enclave ellenica a pochi metri dalla Costa Viola. È una cucina mediterranea che lega Calabria e Grecia: il nome del ristorante – un unico ambiente dominato dai toni blu e bianco con insert lignei in puro stile marinaro – riporta a Corfù, dove Rosario, padre di Fulvio, si rifugiò da militare durante la seconda guerra mondiale. Nei piatti sperimentazione, stagionalità e tradizione: tartare di gamberi con burrata o riso Venere e pesto, frittelle di cozze, polpette di alalonga in salsa Teriyaki, fagottino di spada ripieno di zucchine, feta e melanzane. Si chiude in bellezza con i dolci di Rosviti, sorella dello chef.

L’A L’Accademia Gourmet 

L’A Gourmet L’Accademia – Reggio Calabria 
Filippo Cogliandro è l’anima di questo palazzotto liberty all’inizio del corso principale di Reggio. L’affacciata è sul lungomare Falcomatà e sullo Stretto di Messina: dalla terrazza, sulla traiettoria del vostro sguardo si staglierà un’icona del gelato calabrese (il chioschetto di Cesare). I piatti di Cogliandro spaziano dai crudi a pietre miliari come il cocktail di gamberi rossi impreziositi dal Mojito. Ambasciatore antiracket per la ristorazione italiana e nel mondo, Cogliandro si definisce “irregolare” e “autodidatta” ma tutta la sua sapienza e maestria nelle cotture e nelle preparazioni trovano una conferma, qualora ce ne fosse bisogno, nella laurea all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo. Oltre che nell’illusione ottica della Fata Morgana, perdetevi nella carta dei vini con oltre 300 etichette (metà regionali). 
  
Gambero rosso – Marina di Gioiosa Jonica (RC)  
Riccardo Sculli, Stella Michelin che brilla da 9 anni senza mai affievolirsi, vi porta “A piedi nudi sulla sabbia”, menu degustazione da 7 portate (ma si può optare anche per “Brezza marina” e “Nasse”). Non manca una vasta selezione di piatti alla carta che cambia quotidianamente in base al pescato locale e ai prodotti stagionali del territorio. In sala si rinnova così un’esperienza partita in Canada con i genitori Giuseppe e Anna Maria, emigrati oltreoceano (Riccardo è nato a Toronto). Nella ricca cantina curata dal fratello sommelier, Francesco, si segnalano i passiti, con una menzione speciale per il pregiato Greco di Bianco consigliato con la pasticceria della casa a sigillare un pasto che difficilmente dimenticherete. 

Lido San Domenico – Soverato 
 
Lido San Domenico – Soverato (CZ)   
“Dal 1887 il Lido più bello del più bel mare del mondo”: niente mezze misure per presentarsi, ma di certo non vi deluderà una sosta in questo ristorante che vanta una gestione familiare quasi centenaria. Siamo in una delle due spiagge del Catanzarese premiate con la Bandiera Blu (l’altra è Sellia marina, poco più a nord), e questa ampia terrazza sul mare è un must per soveratesi e non: l’affacciata sulla spiaggia bianchissima, a pochi metri dal mare compreso nel golfo di Squillace delimitato a nord da Le Castella, è la quinta naturale per un pasto dove, manco a dirlo, il protagonista assoluto è il pesce. Si può partire da un antipasto con crudo di gambero rosso e tentacolo di polpo su crema di piselli per poi spaziare su primi e secondi della più classica tradizione marinara tanto nei primi quanto nei secondi: zero orpelli ma tanta qualità. Cantina focalizzata sulla Calabria.  
  
L’Olimpo – Catanzaro Lido (CZ)
Con il suo sorriso largo, lo chef Claudio Villella vi farà trovare subito a vostro agio nella grande ed elegante sala bianca al piano terra dell’hotel Perla del Porto, con vista sul porticciolo turistico di una Catanzaro Lido che negli ultimi anni sta vivendo una bella renaissance. Attraverso le vetrate del ristorante brilleranno le onde dello Ionio, nei piatti i cromatismi di un cuoco istrionico e attentissimo al chilometro zero: suo il progetto “Agronauti” – non è un refuso ma un tributo alla tradizione magnogreca, riferimento colto che riporta al mito classico del vello d’oro – che coinvolge piccoli produttori calabresi con serate a tema tra degustazione e informazione. Ogni piatto è anche una bussola per orientarsi sulle nicchie di eccellenza calabrese. Uno degli ultimi esempi? Linguina con triglia di scoglio del Tirreno, sfere di piselli e bottarga di tonno di Pizzo. 

Aquarama – La fresa 

Aquarama bistrot – Cirò marina (KR)
Andrea Librandi e la sua giovane brigata sono i fautori di una cucina semplice ed espressa quanto equilibrata e attenta. I capisaldi della cucina marinara da gustare in un avamposto del distretto del vino: dalla frittura di paranza (triglie, sùrici, alici, popotola) ai calamari fritti con doppia salsa (peperoncino e lime) passando per la fresa simbolo dell’estate (pomodoro, tonno, basilico, olive e cipolla di Tropea). Non manca la carne (carpaccio di vitello con ricotta affumicata e rafano) mentre di sera si può virare anche verso le pizze: golosissima quella con burrata, più datterini e verdure quasi ad alleviare i sensi di colpa. Offerta in chiave glocal, insomma, tra formaggi francesi e locali (De Tursi) mentre le radici lucane di Andrea per parte di madre si ritrovano, oltre che nel rafano della Val d’Agri, anche nello zafferano e nei peperoni cruschi immancabili con il baccalà. Cantina cirotana ma non solo.

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