“Non vogliamo tornare dalla mamma, abbiamo fame, vogliamo il gelato”: fratellini maltrattati, mangiavano terra. Salvati e curati, ora cercano una famiglia

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Erano sporchi, denutriti, con ematomi e cicatrici: segni delle percosse ricevute negli anni. Erano in un completo stato d’abbandono e per disperazione, forse, sono arrivati a mangiare la terra. E ai poliziotti, che li hanno trovati il 10 maggio in una zona appena fuori dal Raccordo anulare hanno detto: “Non vogliamo tornare dalla mamma, abbiamo fame, vogliamo il gelato”. È la storia di Pietro e Paolo, due fratellini ai quali il Policlinico ha dato un nome di fantasia per raccontare attraverso i social quanto hanno vissuto.

Pietro e Paolo sono stati immediatamente ricoverati in terapia intensiva pediatrica per poi essere trasferiti in gastroenterologia pediatrica. Entrambi “presentavano gravi problemi alimentari”. Così gravi che “alcuni esami lasciavano pensare, a causa dei residui nello stomaco, che avessero mangiato terra”, raccontano dall’Umberto I.

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Per questo i medici hanno lavorato anche a livello psicologico. Non è stato semplice: “Se all’inizio evitavano di guardare negli occhi, con il tempo e grazie all’affetto ricevuto, la loro fiducia è cresciuta e si sono lasciati andare”. Anche agli abbracci. “I neuropsichiatri infantili hanno approfondito l’aspetto neurologico mentre grazie alla dedizione di nutrizionisti e dietisti è stata creata una dieta personalizzata per ciascuno di loro. Una dieta costantemente aggiornata in base alle loro necessità ed ai loro piccoli ma costanti miglioramenti che, col tempo, ha consentito loro di poter mangiare tutto senza problemi”.

Cinque infermieri, si sono alternati per prendersi cura di loro 24 ore al giorno, “costruendo un rapporto di fiducia. Grazie alla sensibilità del nostro personale infermieristico, sono stati rilevati ulteriori problemi di salute nel più piccolo dei due che hanno necessitato di ulteriori approfondimenti”.
 

I miglioramenti ora sono quotidiani: “Pietro, nonostante avesse 4 anni, all’arrivo in pronto soccorso non era in grado neppure di camminare”. Infatti “col tempo e con l’aiuto di fisioterapisti ha imparato a farlo, ad andare sul monopattino e anche a ballare. Il loro percorso di rinascita è stato illuminato dalla generosità dei volontari dell’associazione Arvas, dai tanti regali che hanno ricevuto e dall’enorme affetto di tutti i professionisti sanitari che si sono occupati di loro”.
 

In contemporanea si sono mossi i servizi sociali dell’ospedale. “Le indagini — si legge nel racconto del Policlinico — hanno confermato il grave stato di abbandono dei piccoli e di irresponsabilità totale dei genitori, è stata revoca loro la patria potestà”. Il più grande, dimesso il 6 luglio, è andato subito in una casa famiglia, mentre “il più piccolo è stato sottoposto a un delicato intervento in neurochirurgia pediatrica per ridurre delle raccolte ematiche, causate dalle percosse subite negli anni, che pressavano sul suo cervello e ne compromettevano la vista e altre funzioni”. Poi ha raggiunto il fratello. Ora sono entrambi adottabili. “Auguriamo ai nostri due angioletti di avere presto una famiglia che li ami incondizionatamente e che garantisca loro un futuro ricco di amore, gioie e soddisfazioni — dicono dall’Umberto I — Dopo quello che hanno passato nei primi anni di vita, nessuno lo merita più di loro”.

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