Nubifragio in Salento: colpita l’area ionica. Fiumi d’acqua sulle strade: “Accade perché qui si è costruito troppo”

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L’epicentro è stato Nardò ma diversi comuni del Salento, soprattutto sul versante ionico, lunedì 6 settembre sono stati colpiti da un nubifragio. A Nardò, l’area compresa tra lo stadio e l’ospedale è stato invaso da una quantità d’acqua impressionante. Anche causa del ritardo negli interventi e anche la mancata l’apertura delle griglie delle caditoie della fogna bianca, le strade si sono trasformate in bacini navigabili con incidenti stradali e scantinati allagati.

Molti i garage e gli scantinati delle abitazioni ma anche attività artigianali nei quali le ditte specializzate per ore sono state impegnate con idrovore e pompe per aspirare l’acqua e il fango.

Nubifragio in Salento: a Nardò in pochi minuti strade, auto, locali e case sott’acqua

Il nubifragio si è verificato poco dopo le 12.30 ed è durato un’ora. I dati pluviometrici rivelano che in un’ora sono caduti oltre 70 millimetri di acqua piovana. Poi la sono state colpite le vicine Leverano e Copertino dove è piovuto tanto ma senza che si siano verificati particolari disagi. Colpite altre cittadine dell’area ionica come Galatone e anche la zona delle Serre salentine. Allagamenti e disagi anche a Melissano, Parabita, Tuglie e Sannicola.

Colpite anche le marine di Nardò 

Un autista in viaggio sulla 274, che da Gallipoli conduce a Leuca, così racconta il suo viaggio: “Erano le 12.30 ma arrivati al primo svincolo per Taviano non  abbiamo capito più niente. Tanta di quell’acqua e il cielo era talmente nero da non far vedere più nulla. Molti automobilisti si sono fermati, parcheggiando sul lato destro della carreggiata con le quattro frecce lampeggianti. Non riuscivano più a procedere. Una situazione paurosa. Finché non siamo arrivati ad Acquarica del Capo. Ma è stato veramente impressionante”.

Sugli allagamenti nei centri urbani, invece, interviene la responsabile del circolo Verdi Ambiente e Società di Lecce, Maria Teresa Corsi: “Il consumo del territorio, l’impermeabilizzazione indiscriminata di ogni fascia di terreno, le costruzioni eccessive ed inutili – spiega – stanno causando danni irreversibili. Le strade diventano fiumi in piena perché, quest’acqua, da qualche parte deve incanalarsi ed essere smaltita. Ci ostiniamo a trincerarci dietro pretesti e scuse, parlando di bombe d’acqua, quando abbiamo creato noi le condizioni perché questo avvenga. Ad esempio gli allagamenti guarda caso si verificano lungo strade oggetto di recenti lavori di costruzione di inutili piste ciclabili, con un alto muretto di protezione e contenimento. Mai si devono mettere questi ostacoli sul manto stradale. Una pioggia così li fa sparire dalla vista degli automobilisti, cordoli pericolosi e subdoli perché realizzati in pietra ed eccessivamente alti. Vere trappole per automobilisti, motociclisti e pedoni. Sono come i dossi nei centri urbani: fecero strage di motociclisti e, alla fine, vennero smantellati”.

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