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Nuoto: il governatore della Florida non riconosce la vittoria della transgender Lia Thomas

La sua storia ha fatto il giro del mondo suscitando non poche polemiche tra gli addetti ai lavori e non. Solo una settimana fa, la nuotatrice transgender Lia Thomas, considerata l’erede delle grandi nuotatrici americane, vinceva senza troppe difficoltà la finale delle 500 yard stile libero femminili (poco più di 450 metri) dei Campionati di prima divisione dell’American University (NCAA) ad Atlanta, divenendo la prima atleta transgender a vincere in assoluto un titolo NCAA.

La decisione del governatore della Florida

A distanza di una settimana, però, il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, ha rifiutato questo verdetto riconoscendo Emma Weyant, medaglia d’argento nei 400 misti ai Giochi di Tokyo di sei mesi fa, come reale vincitrice della gara. “La NCAA sta fondamentalmente facendo sforzi per distruggere lo sport femmimile – ha tuonato il governatore in una conferenza stampa -: stanno cercando di minare l’integrità della competizione e stanno incoronando qualcun altro campione femminile. Stanno mettendo l’ideologia prima delle opportunità per le atlete”. Poi su Twitter ha rincarato la dose: “In Florida, rifiutiamo queste bugie e riconosciamo Emma Weyant di Sarasota come la migliore nuotatrice femminile nei 500 Yard stile libero”.

Nel 2019 la terapia ormonale

La NCAA attualmente richiede che le atlete transgender abbiano un anno di terapia ormonale sostitutiva (HRT) per essere autorizzate a partecipare agli sport femminili. Thomas ha iniziato la terapia ormonale sostitutiva a maggio 2019 (anno in cui tra gli uomini era al 462° posto nel ranking dei tempi nello stile libero) terminandola nell’autunno dello stesso anno e la NCAA ha approvato la sua partecipazione in campo femminile. Thomas, che gareggia per l’Università della Pennsylvania, si era assicurata il titolo in 4’33″24, precedendo la Weyant, originaria della Florida, di 1″75. Il tema delle atlete transgender è da tempo oggetto di controversia, non solo politica. Solo ieri Sebastian Coe, olimpionico dei 1500 metri di atletica e presidente della World Athletics, la federazione mondiale di atletica, si è detto convinto che “senza regole corrette in questo campo, lo sport femminile abbia di fronte a sé un futuro davvero fragile”.

Usa, la battaglia dei Governatori

Un rapporto del 2017 sulla rivista Sports Medicine che ha esaminato diversi studi correlati non ha rilevato “nessuna ricerca diretta o coerente” sulle persone transgender che hanno un vantaggio atletico rispetto ai loro coetanei cisgender, in qualsiasi stato della loro transizione, e i critici affermano che dichiarazioni come quella di DeSantis aggiungeranno solo ulteriore discriminazione a quella che già devono affrontare le persone transgender, in particolare i giovani. Tuttavia, il dibattito sull’inclusione degli atleti transgender, in particolare donne e ragazze, è diventato un punto critico politico negli ultimi anni negli Stati Uniti, soprattutto tra i conservatori. Finora quest’anno, Iowa e South Dakota hanno approvato una legislazione che vieta alle donne e alle ragazze transgender di partecipare a squadre sportive coerenti con il loro genere in scuole e college accreditati. E l’anno scorso, Alabama, Arkansas, Florida, Mississippi, Montana, Tennessee, Texas e West Virginia hanno emanato divieti sportivi simili, facendo infuriare i sostenitori LGBTQ, che sostengono che i conservatori stanno creando un problema dove non ce n’è uno.



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