Obiettivo salario minimo

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LA GIORNATA 4 settembre 2023 Obiettivo salario minimo

C’è l’economia, in Italia, con la manovra di bilancio che si avvicina e il ministro Giorgetti che frena, mentre Giorgia Meloni preferisce il gran premio di Monza al forum di Cernobbio.
E poi le inchieste, fatte di indagini e interviste. Quindi, le parole dell’ex presidente del consiglio, Giuliano Amato, che a Repubblica ha rimesso in discussione la verità sulla strage di Ustica e chiesto ai francesi chiarezza su quella notte di quarantatré anni fa.
E poi l’incidente mortale di Brandizzo, con le registrazioni delle telefonate, le scoperte della procura e i dubbi sul via libera ai lavori.
Ma oggi c’è anche l’incontro di Sochi, in Russia, tra Vladimir Putin e il presidente turco Erdogan, con il corridoio del grano al centro.
È lunedì 4 settembre, io sono Laura Pertici e questa è La Giornata, di Repubblica.
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“Questa nazione deve correre di più”, dice Giorgia Meloni, che insieme a ministri e autorità sfila sul circuito di formula Uno a Monza, gara di casa per le Ferrari, e diserta il forum economico Ambrosetti, poco più in là, a Cernobbio, sul lago di Como. Ed è proprio l’economia, d’altronde, a preoccupare di più. Con il Pil, che si ferma, e la manovra economica, che si staglia all’orizzonte. Meloni allora manda avanti il suo titolare alle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che, barcamenandosi tra superbonus e reddito, deve parlare, eccome, di bilancio e allora sceglie la via della prudenza.
GIORGETTI (00:00-00:28 https://we.tl/t-KjmRNOLhXo)
E se a Giorgetti va il compito, quindi, di raffreddare le aspettative, alle opposizioni rimane quello di attaccare il governo sulle misure economiche. Al forum Ambrosetti, Elly Schlein prima promette “un approccio pragmatico” del Pd alla manovra, poi rilancia sul salario minimo, che riceve anche il plauso degli imprenditori: le buste paga vanno difese. Giuseppe Conte, invece, difende il suo superbonus e critica l’esecutivo, che “ha tradito gli impegni” e va avanti “senza visione”, dice l’ex premier. Intanto, a proposito di progetti e di futuro, il ministro Raffaele Fitto oggi vola a Bruxelles per incontrare la task force per il Recovery Fund: ve lo ricordate, il Pnrr?
SALVINI (00:05-00:21 https://we.tl/t-UQJFmt9fAZ)
Tornato dal red carpet di Venezia, e passato, anche lui, per il circuito di Monza, il ministro alle infrastrutture Matteo Salvini trova il tempo di commentare la tragedia ferroviaria di Brandizzo. Sulla morte dei cinque operai, nella notte del 30 agosto, la procura di Ivrea sta iniziando a fare chiarezza. “Si poteva evitare” è più di una sensazione, leggendo le registrazioni telefoniche tra la sala di controllo di Chivasso e uno degli indagati. Secondo gli investigatori, infatti, non ci sarebbe stato il via libera formale per iniziare i lavori. Anzi, per ben due volte, si legge nelle trascrizioni degli audio di quella terribile notte, la tecnica delle ferrovie avrebbe chiesto di aspettare dopo la mezzanotte: un treno era in ritardo, meglio non rischiare. Eppure, alle 23.30 gli operai erano già sui binari. Autorizzati, solo a voce, dai loro superiori. “L’indignazione non basta più”, dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini, proclamando uno sciopero generale oggi a Vercelli. Per parlare di sicurezza sul lavoro. Per capire se l’assenza di precauzione vista a Brandizzo sia un caso isolato o una consuetudine.
USTICA TAJANI (00:07-00:55 https://we.tl/t-hCYvEkdc8x)
E invece – lo testimonia proprio la risposta, un po’ seccata, un po’ imbarazzata del ministro degli Esteri Antonio Tajani – è giusto e doveroso commentare le interviste. Specie se concesse da un ex presidente del consiglio, specie se contenenti rivelazioni così importanti su una delle più oscure stragi avvenute in Italia. “Il Dc9 fu abbattuto da aerei francesi, su Ustica Macron faccia chiarezza” ha detto Giuliano Amato a Repubblica. Scatenando reazioni e polemiche, più o meno composte. Dal diplomatico “siamo a disposizione” arrivato da Parigi all’importanza della dichiarazione riconosciuta da Meloni, fino appunto al modo – l’avete sentito – in cui Tajani liquida la questione, prima di partire alla volta di Pechino. Facile chiedersi perché Amato (85 anni) parli solo oggi, più difficile chiedere uno sforzo alla politica per fare chiarezza, finalmente, su quel 27 giugno del 1980.
 

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