Omofobia, Salvini e la legge di Orban: “Ogni Stato libero di decidere, non capisco le intromissioni”. E sul Ddl Zan: “Senza dialogo non passa”

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“Io me la sono letta la legge ungherese. Io ritengo che ogni Stato sia libero di decidere sulla propria organizzazione scolastica e universitaria, sull’organizzazione della giustizia”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, commenta così la legge ungherese anti Lgbt voluta dal presidente Viktor Orbán sulle questioni di genere e la presa di posizione Ue sul caso. E poi, in piazza con i penalisti a Roma, parla del Ddl Zan e si rivolge al partito di Enrico Letta: “La palla sta nel campo del Pd: noi, la Lega e tutto il centrodestra, siamo pronti a sederci attorno a un tavolo per risolvere tutti i problemi di questa legge”. Poi avverte: “Senza il dialogo sul ddl Zan il provvedimento contro l’omofobia non passa. Noi siamo disposti domani a chiudere un testo che punisca violenze e abusi e non inventi reati di opinione. Se Pd e M5s continueranno nella battaglia ideologica, nella volontà di chiudersi nel proprio recinto – ribadisce il leader della Lega – la legge non si approva”.

Ddl Zan e Vaticano, Draghi e la fermezza decisa con Mattarella a difesa dello Stato

Salvini fa anche riferimento all’iniziativa del Vaticano che ha chiesto di modificare il ddl Zan contro l’omofobia perchè violerebbe il Concordato. “Io sono contento: le richieste della Chiesa sono, molto umilmente, le nostre. Vogliamo un testo che punisca pesantemente ogni discriminazione e abuso, togliendo gli argomenti divisivi: i bimbi, la scuola e l’educazione, che spetta alla famiglia, oltre ai reati di opinione”, osserva il leader leghista che non ne ha ancora parlato con il segretario del Pd: “Ma penso che legga come tuttii giornali” e la posizione della Lega “è stata più volte ribadita nelle sedi istituzionali”.

La lettera di Draghi e altri 15 leader europei in difesa dei diritti Lgbti: “Per discriminazione e odio non c’è posto nell’Ue”

Le aprole del segretario della Lega arrivano a pochi minuti di distanza dal tweet di Palazzo Chigi con la pubblicazione di una lettera alle istituzioni europee firmata dal premier Mario Draghi e altri quindici capi di Stato e di governo dell’Unione, da Emmanuel Macron ad Angela Merkel, in difesa dei diritti Lgbti.

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