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“Ora un New Deal per l’Africa” 100 miliardi dal summit di Parigi

PARIGI –  Un New Deal per l’Africa con l’obiettivo di contrastare l’offensiva della Cina sul continente. Emmanuel Macron ha convocato un “vertice di urgenza e ambizione” per rispondere allo choc del Covid che rischia di far precipitare l’Africa in una crisi economica e finanziaria dalle conseguenze imprevedibili anche per l’Europa, dall’aumento dell’immigrazione alla minaccia del terrorismo. Anche se finora la pandemia ha fatto meno vittime di quello che si poteva temere, l’affondo viene dalla contrazione del mercato delle materie prime, del turismo, degli investimenti diretti e delle rimesse. La Banca Mondiale stima un calo del 3,7 per cento del Pil aggregato e del 6,1 per cento di quello pro capite per il 2020, facendo entrare il continente in recessione per la prima volta da 25 anni. Molti degli Stati africani hanno già un forte indebitamento, con la Cina diventata tra i primi creditori.

«Dobbiamo fare di più» ha detto Macron, che vuole dare 100 miliardi di dollari all’Africa attraverso i diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale, triplicando le somme previste, e intende portare su questa linea altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti. La segretaria al Tesoro Janet Yellen, che partecipava al vertice in videoconferenza, ha detto di essere favorevole, a condizione che l’uso dei fondi sia «trasparente e responsabile». Nella risposta immediata allo choc economico, Macron ha lanciato la proposta di allungare la moratoria sugli interessi del debito decisa dai Paesi del G20 fino alla fine del 2021, e di accelerare i negoziati per la ristrutturazione del debito in alcuni Paesi, a cominciare da Ciad, Etiopia, Zambia.

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Il formato ibrido del vertice parigino non ha impedito a una ventina di capi di Stato e di governo africani di venire nel nuovo “Grand Palais effimero” (quello vero è chiuso per lavori), insieme anche a leader europei, tra cui Mario Draghi. Il premier italiano, presente anche in veste di presidente di turno del G20, ha spiegato l’importanza di «organizzare una risposta per l’Africa come quella che c’è stata nell’Europa e negli Usa». Il Fmi ha calcolato che le economie avanzate hanno speso quasi il 25 per cento della loro ricchezza in pacchetti di stimolo post-Covid, una proporzione che scende al 2 per cento per l’Africa. «L’Europa e gli Usa – ha sottolineato Draghi – hanno risposto alle devastazioni della pandemia attraverso finanziamenti per riparare l’economia, per costruire il futuro, tutto con una grande solidarietà. E soprattutto garantendo l’accesso alla vaccinazione per tutti. In Africa non c’è nulla di tutto questo».

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Sui vaccini, Macron ha ammesso: «La situazione è ingiusta e inefficace». Lo strumento di solidarietà internazionale Covax ha trasferito finora solo 50 milioni di dosi sul continente. Il leader francese si è allineato sulla posizione americana, nella necessità di togliere provvisoriamente i brevetti, ma con lo scopo di aprire fabbriche locali. «Produrre massicciamente vaccini in Africa per gli africani» ha sottolineato. L’obiettivo, ha proseguito Macron, è immunizzare il 40 per cento degli africani entro il 2021, anche grazie al trasferimento di dosi in eccesso nei Paesi ricchi.



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