Orche e megattere, quando gli avvistamenti di cetacei sono eccezionali

Pubblicità
Pubblicità

Non c’è solo la balena grigia, da poco avvistata nelle acque di Ponza. La storia recente delle osservazioni dei cetacei nelle acque che bagnano la Penisola è ricca di sorprese e colpi di scena. Se gli incontri con capodogli, balenottere comuni, tursiopi e stenelle non fanno più notizia, sono senz’altro più significativi gli incontri con le orche.

Ponza, eccezionale avvistamento: la prima balena grigia in Italia

L’ultimo, ormai celebre, ha tenuto a lungo gli appassionati di natura col fiato sospeso e stimolato una rete internazionali di ricercatori: per due settimane, a partire dal 1 dicembre 2019, un piccolo gruppo familiare di orche è stato avvistato nel porto di Genova Voltri, dopo una migrazione record di oltre 5000 chilometri dall’Islanda.

Orche a Genova (foto: Andrea Izzotti) 
Nel “pod”, il grande maschio Riptide, una femmina madre ribattezzata “Zena” con un sondaggio online (e a cui il fotografo Andrea Izzotti ha dedicato il libro “Zena. Storia di un’orca”), e due esemplari più giovani, Acquamarin e Dropi. Con loro anche un cucciolo, morto dopo pochi giorni: Zena lo trascinò per giorni col muso, immagini straordinarie rimaste nella storia. Le stesse orche furono avvistate poi nello stretto di Messina e Riptide (purtroppo da solo) in Libano, il 19 e 20 febbraio 2020.

Megattera nel mar Ligure (foto: Andrea Izzotti) 
Appena 13 nell’ultimo secolo gli avvistamenti di megattere, considerate decisamente rare nel Mediterraneo e prevalentemente diffuse negli Oceani (dove compiono lunghe migrazioni dai poli alle acque subtropicali o tropicali). Un trend in crescita: tra le ipotesi, anche quello di un aumento complessivo della popolazione a livello mondiale.

Megattera nel mar Ligure (foto: Andrea Izzotti) 
L’ultimo incontro il 23 novembre 2020, quando i ricercatori di Menkab e i film-maker di Artescienza, nell’ambito delle riprese per un docufilm, si sono imbattuti in una esemplare, particolarmente denutrito, a poco meno di 3 miglia dal porto di Savona. La fotoidentificazione ha consentito di accertare che si trattava della stessa megattera avvistata, insieme a un cucciolo, il 26 agosto da Golfo Paradiso Whale Watching, e a sua volta già fotografata nel 1986 a Santo Domingo. I ricercatori si sono naturalmente chiesti che ne sia stato del cucciolo.

Pseudorche ad Amalfi 
Decisamente più a sud, nel settembre 2020, ecco comparire un’altra megattera, nel golfo di Napoli, al largo di Castellammare di Stabia: il cetaceo si produsse in una serie di salti, davanti all’obiettivo di Gabriele Cecere, uno dei subacquei del Bikini Diving. Da quelle parti una megattera era già stata avvistata nel marzo 2019 a 5 miglia da Nisida, nel corso delle prove del campionato invernale della Lega Navale.

Pseudorche ad Amalfi 

E ancora: altre osservazioni nel 2016, a qualche miglia da Procida, e nel 2015 al largo di Bacoli. Rare anche le pseudorche, i grandi delfini neri che – per morfologia – ricordano le celebri orche: nel maggio 2019, al largo della penisola sorrentina, l’equipaggio di una scuola nautica milanese, la Starboard, si è imbattuta in un branco di centinaia di esemplari, immortalati in video e foto considerati preziosissimi documenti dai ricercatori, che da tempo si interrogavano sulla questione del loro ingresso nel Mediterraneo, presumibilmente attraverso lo Stretto di Gibilterra.

Balenottera morta a Capri (foto: Ivan Rubino) 

Il numero di avvistamenti recenti, concentrati prevalentemente nel Mediterraneo orientale, ha indotto tuttavia a non escludere la presenza di una piccola popolazione residente, complici incontri sporadici nel mar Ligure (come quello di un branco di 30 esemplari a Savona, osservati da Menkab lo scorso settembre), tra le Eolie e la Calabria, alle Baleari e – appunto – in Campania.

Pseudorche ad Amalfi 
Recentissimo, a fine marzo, l’avvistamento di un branco di globicefali, con due cuccioli di pochi mesi, nel golfo di Policastro, in Cilento, al largo dell’area marina protetta degli Infreschi e della Masseta. Cinque esemplari hanno affiancato la barca di alcuni pescatori. “Si tratta di un avvistamento importante. – aveva sottolineato la cetologa Barbara Mussi, presidente di Oceanomare Delphis, una onlus che monitora i cetacei nei mari campani – Non ci sono dati sulla presenza di globicefali in Cilento, ma gli avvistamenti della specie, che in passato erano regolari in tutte le aree monitorate, sono diventati più rari: oggi la specie è considerata ‘data deficient’. Il gruppo che seguivamo, l’unico conosciuto nel Tirreno, è scomparso dal 2006”.

Ricompare la balena blu, l’animale più grande del pianeta

Decisamente meno rari, nel mare del Regno di Nettuno, a Ischia, gli avvistamenti del capodoglio Brunone, considerato ormai un habitué: riconoscibile grazie alla macchia bianca sull’addome, la prima volta fu catturato da Oceanomare Delphis nel 2004. Da allora è sempre tornato nel mare che bagna l’isola, avvistato 29 volte in 15 anni. E c’è chi ha già proposto di attribuirgli la cittadinanza onoraria.

Il capodoglio Elia (foto: Andrea Izzotti) 
Carismatico anche il capodoglio Elia, presenza fissa nel Santuario dei Cetacei Pelagos, dove secondo le stime della cetologa Maddalena Jahoda di Tethys questa specie è presente stabilmente con 50 esemplari.

L’agonia della balenottera Codamozza nel cuore del Santuario dei Cetacei

Tra le storie più appassionanti va senz’altro citata quella di Codamozza, la balenottera comune senza pinna caudale, esempio di resilienza e tenacia, avvistata per la prima volta nel 2005 dai ricercatori dell’Istituto Tethys: si è rifatta viva – particolarmente malconcia – la scorsa estate, prima al largo di Catania, poi nel mar Ligure e infine in Francia. Una lunga passeggiata nel Mediterraneo: potrebbe essere stata l’ultima.

Balenottera morta a Capri (foto: Ivan Rubino) 
Già, perché a volte l’epilogo è negativo. Negli ultimi mesi hanno fatto discutere gli spettacolari ritrovamenti di carcasse di balenottere comuni: lo scorso novembre il drone di un cittadino ha individuato a Capri un grande esemplare all’interno di un fiordo, sul versante settentrionale dell’isola, morto -si sarebbe compreso dopo il complesso trasporto via mare all’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno – per una parassitosi. Fine  analoga per una balenottera comune di quasi 70 tonnellate di pesco e oltre 20 metri di lunghezza, la più grande mai osservata nel Mediterraneo, recuperata nel porto di Sorrento lo scorso 14 gennaio. Per trasferirla a Napoli, al Molo San Vincenzo, fu necessaria una vera e propria task force. Il suo scheletro sarà musealizzato, ma tutti concordano: i giganti del mare è meglio vederli vivi, come accaduto a Ponza per la balena grigia.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *