Site icon Notizie italiane in tempo reale!

Oscar 2021, i film in gara. ‘Nomadland’, la casa è dove sono quelli che amiamo

Mai come quest’anno la corsa all’Oscar degli otto titoli candidati a miglior film è aperta. E soprattutto coinvolge film che il grande pubblico conosce poco, alcuni sono usciti sulle piattaforme (vi diciamo dove), altri ancora aspettano (in Italia) l’apertura delle sale. Per questo abbiamo pensato a una guida, ogni giorno un film, che ci accompagni nei giorni che mancano alla notte più attesa: il 25 aprile.

Candidati a miglior film sonoMank (Netflix) / The Father (Sony Pictures Classics) / Judas and the Black Messiah (Warner Bros.) / Minari (A24) / Nomadland (Searchlight Pictures) / Una donna promettente (Focus Features) / Sound of Metal (Amazon Studios) /  Il processo ai Chicago 7 (Netflix).

Nella terra dei nomadi d’America. Il film di Chloé Zhao, Nomadland, è dato per favorito nella corsa agli Oscar che è iniziata molto tempo fa, con il Leone d’oro alla Mostra di Venezia, il primo di una teoria di premi che spaziano dai Golden Globe ai Bafta Award. Le candidature ai premi dell’Academy sono sei, pesanti: dal miglior film, alla regia, alla protagonista Frances McDormand, che è anche produttrice. Di sicuro gli Oscar sarebbero uno splendido volano per l’arrivo del film sulla piattaforma Disney+, il 30 aprile.  

‘Nomadland’ tra poesia e verità Frances McDormand tra i nomadi d’America

Il film è tratto dall’omonimo libro inchiesta di Jessica Bruder e intercetta lo spirito nomade americano, accompagnando il movimento della manodopera migratoria stagionale. Frances McDormand interpreta una vedova che, quando la città mineraria in cui vive viene abbandonata, si sposta con il suo camper pieno degli oggetti più cari e attraversa i panorami dell’Ovest americano, le Badlands del South Dakota, il deserto del Nevada, fino al Pacific Norhwest. Si ritrova a far parte di una comunità di nomadi, che si incontra raduno dopo raduno, e che nel film interpretano se stessi – ad esempio Linda May e Swankie – e stringe un rapporto di grande empatia con uno di loro, interpretato da David Strathairn (Good night and good luck, tanto per citare un titolo). Grandi paesaggi, montagne millenarie e praterie innevate, ma anche il panorama industriale fatto di fabbriche dismesse e citta operaie, diventate fantasma, lamiere e prefabbricati incorporate nel paesaggio. Una immersione nella VanLife di Bob Wells, considerato il punto di riferimento, anche filosofico, per i nomadi che si spostano, in auto e camper, di Stato in Stato.

Chloé Zhao (reuters)

Nata a Pechino ma negli Stati Uniti già dai tempi del college, Chloé Zhao è la quarta regista nella storia della Mostra di Venezia a vincere il Leone, (l’ultima era stata Sofia Coppola undici anni fa con Nowhere), e si avvia a diventare uno dei nomi di spicco del panorama hollywoodiano. A 38 anni è la prima regista di origine asiatica a essere candidata all’Oscar, la settima a entrare nella categoria della regia ed è anche candidata come produttrice, sceneggiatrice e montatrice.

Chloé Zhao regista da Oscar: “Con Nomadland vi racconto l’America degli emarginati”

Chloé Zhao ha una personalità interessante ed è davvero simpatica, ci pare di capire al terzo collegamento Zoom, purtroppo nessun incontro di persona. Ha una passione genuina per l’Italia, “Ho studiato italiano per due anni al college ma ricordo poco. Ho sognato di visitare l’Italia da quando ero ragazzina, volevo studiare da voi ma mio padre non mi mandò per paura che mi innamorassi di un ragazzo italiano e non finissi il college. Sarebbe stato un sogno che si realizza essere da voi, ma un giorno verrò, realizzerò il mio sogno da bambina”. Della sua cotta per Baggio e il suo codino ci ha raccontato nell’ultima intervista. Comunque, vietata l’Italia, si è spostata in Inghilterra per studiare, dove si è sentita piuttosto sola, e poi in America, dove è stata inglobata in una confraternita di nerd.

Le ragioni che l’hanno mossa a fare il film: “Nella natura possiamo guarire e nella solitudine possiamo trovare noi stessi. Per 29 anni ho passato la mia vita lontano dalla natura, nella città più metropolitana del mondo. Ho cominciato a crescere con un senso di spiritualità che mi ha portato a cercare qualcosa che mi mancava. Non sapevo cosa fosse e andare in South Dakota è stato qualcosa che ha cambiato la mia vita. E ancora, essere là fuori nelle Badlands, mentre una tempesta si calma, guidando una macchina nel mezzo di nulla realizzi davanti a quegli antichi paesaggi mai colonizzati che ci sono terre che ti fanno capire da dove arriva la tradizione del grande spirito Lakota, che ci sia davvero qualcosa più grande di noi. E quindi tutti i problemi e i rumori davanti a questo scompaiono. Questo mi ha ispirato il tipo di film che voglio fare, e per questo sono vicina al lavoro di Terrence Malick e di Werner Herzog, anche se non ho il loro coraggio e la loro resilienza”.

Del rapporto con Frances McDormand: “È stato come salpare insieme, come quando sei in mare, ci sono giorni sereni e tempeste da attraversare, e devi capire come farlo insieme. Alla fine penso che la connessione sia quello che ci ha permesso di navigare insieme per quattro mesi. Frances aveva anche la responsabilità di interagire con gli altri, che non sono attori. Ha fatto un lavoro incredibile e a volte ha detto ‘è facile per me fingere di essere esausta, dato che lo sono per davvero’. Ma ha avuto la forza di fare il viaggio fino in fondo”. Nel film una donna mostra un tatuaggio con scritto che la casa è qualcosa che ti porti dentro. Choé vive nelle montagne non lontane da Los Angeles, in un piccolo paese: “Per me casa è dove sono i miei due cani e i miei tre polli, dovunque sono loro posso chiamarla casa. Più seriamente penso che come esseri umani abbiamo la capacità di costruirci una casa in relazione ai nostri bisogni, può essere una prigione o alla fine del mondo, nel mezzo di nulla o nel mezzo di una metropoli incasinata come  New York”.

Appassionata alle storie di comunità marginali, ma anche regista da blockbuster: è il caso di The Eternals, con Angelina Jolie e Kit Harington, già girato e ora in post produzione. Il capo supremo della Marvel, Kevin Feige, dice di non aver mai ricevuto un soggetto più originale in materia di supereroi. “Eternals fonde finalmente le mie due nature. Sono cresciuta con i manga giapponesi, i fumetti, che sono una sorta di storyboard. Ho iniziato subito a vedere le storie per immagini, questo mi ha dato una base come regista e montatrice. Mi ha fatto capire che volevo raccontare le storie in un modo visuale. Volevo diventare un’artista manga ma non ero brava, né a dipingere né a disegnare o a scrivere. Ho studiato politica americana al college, poi sono volata a New York senza avere le idee chiare su cosa fare. Un giorno ho capito che volevo raccontare storie come mestiere e sono andata a una scuola di cinema”.



Go to Source

Exit mobile version