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Pd, c’è un caso Bonaccini: “Ha fatto un assist alla Lega”. La replica: “Non devo dimostrare nulla”

“Per me Salvini può fare quello che vuole, non ho tempo di star dietro al gossip né alle polemiche strumentali. Soprattutto non ho nulla da dimostrare: io sono uno dei pochi che l’ha battuto nelle urne e da uomo delle istituzioni ho il dovere di rappresentare il mio territorio, dove ci sono categorie di lavoratori e imprese che sono alla disperazione e vanno ascoltati”. Stefano Bonaccini, verace presidente dell’Emilia Romagna, tutto si aspettava fuorché diventare il simbolo della propaganda leghista sulla riapertura serale dei ristoranti.

È bastato che a L’Aria che tira definisse “ragionevole” l’ipotesi su cui da giorni batte il segretario del Carroccio – precisando però che “si può valutare” solo “laddove non si hanno troppi rischi di contagio, con controlli serrati” – per vedersi immortalare su una card postata dall’ex ministro dell’Interno su tutti i suoi social. Così da provare al mondo che non è soltanto lui a volere la fine del semi-lockdown per pub e trattorie: a sostenere le sue ragioni è persino uno degli esponenti di punta del Pd.

Una furba operazione di marketing per dare impulso a una campagna che non sembra incontrare il favore del governo e mettere un dito nell’occhio ai nuovi alleati. Obbiettivo, quest’ultimo, centrato in pieno. In cinque minuti il tweet di Salvini fa il giro di tutte le chat del Pd. Facendo balzare sulla sedia innanzitutto i tre ministri dem, nelle ultime 48 ore impegnati in una lotta all’arma bianca con il centrodestra per contrastare le spinte aperturiste in seno all’esecutivo.

Ma anche al Nazareno il fastidio è palpabile, sebbene muto. Mentre la truppa parlamentare si scatena, inclusa la corrente di Base riformista che spinge per sostituire Zingaretti con Bonaccini alla guida del partito. “Si tratta di un’uscita quanto meno imprudente”, sussurrano in tanti, “visto che noi abbiamo giustamente sposato la linea del rigore, sostenuta peraltro dal Cts”.

Esplicito Marco Miccoli, responsabile Lavoro nella segreteria pd: “Più che a Salvini, mi affiderei alla scienza. Prima sconfiggiamo il virus e prima i ristoratori usciranno dalla crisi”. Durissimo Arturo Scotto, coordinatore del partito del ministro Speranza: “Non mi pare un’idea brillante, rischiamo il bis delle discoteche estive. Ai commercianti insieme ai ristori va detta la verità. Persino dai presidenti di regione progressisti. Senza la salute, l’economia non riparte”.

Ma il governatore emiliano non ci sta a passare per uno sprovveduto. Meno ancora per uno che fa il gioco della Lega. “Io sono Bonaccini, sono iscritto al Pd, ho votato Zingaretti all’ultimo congresso, ho dimostrato dopo nove regioni perse che si poteva battere la destra sovranista”, protesta. “Io non ho mai fatto cose scriteriate. Sono stato il primo a impedire lo jogging, tra i primi a istituire una zona rossa, così come ora sto pensando a provvedimenti più restrittivi”.

È offeso, il presidente. Trova le accuse ingiuste, tendenziose. “Pure Franceschini ha chiesto di riaprire cinema e teatri” conclude. “Io ho fatto la stessa proposta banale: fare una valutazione, con tutte le precauzioni del caso, per i ristoranti. Categorie come lo spettacolo fra le più colpite dalla pandemia. Che abbiamo il dovere di ascoltare”.



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