Pd, i circoli divisi tra rabbia e orgoglio: “Ora serve stabilità, il partito trovi l’unione. Il segretario? Letta, Turco o Finocchiaro”

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Appelli, lettere, chat e call: dai circoli del Pd la prima reazione è stata (quasi) un coro: Nicola ripensaci. Ma ora che il ripensamento di Nicola Zingaretti, il segretario dimissionario, non è più all’ordine del giorno, si è passati a un nuovo punto: e ora che fare? In vista dell’Assemblea dei mille delegati che domenica dovrà indicare il nuovo leader del Pd e dei passaggi da compiere, nei circoli dem di tutta Italia è il momento delle riunioni continuamente aggiornate. Sono poco più di cinquemila i circoli del Pd in tutta Italia. In piena pandemia le riunioni si fanno sulle piattaforme e si aggiornano su wathsapp. Ma da Genova a Palermo il sentimento è lo stesso: spaesamento, rabbia, ma anche orgoglio.

Mario Oliva, segretario della storica sezione bolognese della Bolognina – quella della svolta di Achille Occhetto che condusse il Pci nella nuova era del Pds – ammette: “La situazione è veramente difficile. Ci infastidiscono, da Casalino alle Sardine che pure ho apprezzato tant’è che io ero in piazza con loro, però sono uscite fuori dal seminato. Noi iscritti siamo in fermento ma carichi per difendere il Pd, quindi ci pensino due volte a insultarci”. La rivendicazione d’orgoglio tuttavia non basta a un partito sotto botta. Sempre Oliva: “Io al partito dedico tutto il mio tempo, dopo lavoro e famiglia, e penso che a Roma ci voglia un segretario stabile che si impegni giorno e notte per il Pd, ma credo anche che si dovrebbe andare al congresso il prima possibile dopo le amministrative d’autunno. Ci voleva una scossa, Zingaretti l’ha data però non doveva dire che si vergognava del partito”.

Disorientati, certo. Il segretario bolognese dem Luigi Tosiani racconta che la riscossa d’orgoglio c’è stata: “In federazione molti hanno telefonato perché vogliono la tessera e quindi noi abbiamo anticipato il tesseramento di quest’anno. Per i democratici emiliano-romagnoli funziona così: noi amiamo la politica anche via zoom”.

È a Roma che il disagio è maggiore. Forse perché è la città di Zingaretti, dove l’ex segretario aveva fatto cappotto con un consenso plebiscitario alle primarie che lo hanno incoronato leader il 3 marzo del 2019.  O forse perché la Capitale è l’epicentro dello scontro tra le correnti. Senza dimenticare che qui il rapporto di Fabrizio Barca nel 2015 denunciò la condizione del partito capitolino con una formula: “Su 108 circoli romani ben 27 sono dannosi”.  Dannosi significava che prevalevano gli interessi particolari e che erano diventati arena di scontro di potere. Spettò a Matteo Orfini, nominato commissario straordinario romano, cercare di rimettere in sesto il partito. La scia però resta e Antonio Caridi, segretario del circolo di Monteverde, molto vicino a Orfini, riassume lo stato dell’arte dopo le riunioni di questi giorni: “Abbiamo un Pd confuso e balcanizzato. Io mi batto perché ci sia una figura autonoma e “storica” alla guida del partito, penso a donne come Livia Turco o Anna Finocchiaro”. Dal circolo di Monteverde è partita una lettera sabato scorso che invitava Zingaretti a ripensarci, però decisa a maggioranza, l’ala orfiniana non era d’accordo. Gli appelli di sostegno e stima vero l’ex segretario sono arrivati da tuti i circoli romani.

A Milano domani sera riunione dello storico circolo di Porta Romana, il cui segretario Alberto Poli ha deciso di convocare un confronto a cui parteciperà da remoto Simona Malpezzi, sottosegretaria di area Base riformista, ovvero ex renziana. “La divisione in correnti nella base è assai meno accentuata, io votai Maurizio Martina e poi ho sostenuto Zingaretti. Il punto è il next step, ovvero cosa facciamo dopo”. Un altro circolo milanese con oltre 200 militanti e molto attivo, “02Pd”, dove è iscritta la deputata Lia Quartapelle, ha in programma discussioni online sullo “spaesamento dopo le dimissioni del segretario e dove si va ora”. Il segretario del circolo, Massimo Scarinzi ritiene che affidare a Enrico Letta il partito sia la strada giusta per restituirgli identità, perché nessuno nel Pd vuole ulteriore instabilità. “Le correnti? Noi siamo milanesi, ci riconosciamo in Beppe Sala anche se non è iscritto al Pd, in quella tradizione di amministrazione e vorremmo solo che per il partito fosse arrivato il tempo di ripartire”.

Letta: “Ho il Pd nel cuore ma ho bisogno di 48 ore per decidere”

“Prima viene il Pd e poi tutto il resto”, fa eco il segretario regionale emiliano-romagnolo Paolo Calvano. Simone Farello, segretario dem ligure, sa a memoria le iniziative tenute nei circoli, anche se ora la riunione prevista riguarda i 26 delegati della Liguria all’Assemblea di domenica: “Abbiamo desiderio di stabilità e non di un ennesima transizione”. A Palermo i circoli hanno tenuto una riunione no stop all’indomani delle dimissioni di Zingaretti e la federazione provinciale ha poi chiamato tutti i militanti via web che chiedevano spiegazioni.  Giuseppe Lupo, capogruppo dem in consiglio regionale e uno dei leader più ascoltati nel partito siciliano, parla della difficoltà e dello smarrimento: “Dobbiamo mettercela tutta e ritrovare l’unità”.

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