Pd, il j’accuse di Madia: “Nella partita del nuovo capogruppo una cooptazione mascherata di Serracchiani”. Delrio: “Le stimo entrambe”

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“Care colleghe, cari colleghi, la verità rende liberi. E parlarci con chiarezza senza bizantinismi penso possa aiutare a riannodare il filo spezzato di una comunità democratica che è viva ed esigente con chi la rappresenta”. Marianna Madia, in gara per la guida del gruppo del Pd alla Camera, comincia così la lettera inviata ai compagni e amici dem. Un j’accuse al capogruppo uscente Graziano Delrio che sostiene l’altra candidata Debora Serracchiani su cui confluiscono i consensi anche della corrente di Base riformista, capeggiata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti

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Una competizione tra due donne per la leadership che – è la denuncia di Madia – “è ripiombata nel gioco di accordi trasversali”. Aggiunge che di fatto l’elezione della capogruppo è diventata “una forma di cooptazione mascherata”. 

La sfida tra donne, voluta dal neo segretario Enrico Letta, in un ruolo cruciale quale è la guida del gruppo parlamentare, non avrebbe quindi portato aria nuova e vento fresco, bensì riproposto il gioco correntizio: è la denuncia. Scrive Madia: “È stato proprio Delrio a chiedermi di mettermi in gioco con la mia candidatura insieme a quella della mia amica stimata Debora Serracchiani”. Però “da arbitro di una competizione da lui proposta si è fatto promotore attivo di una delle due candidate, trasformando ai miei occhi un confronto libero e trasparente in una cooptazione mascherata”. Senza nulla togliere alla “autorevolezza di Serracchiani” per Madia appunto di “cooptazione mascherata” si tratta e questa distanza “tra forma e sostanza non è sana”. 

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Madia analizza la questione della leadership femminile: “La strada da fare è ancora lunga rispetto al rapporto tra donne e potere”, e ripercorre quanto  è accaduto nell’ultimo mese, ovvero la squadra di governo solo maschile, la questione delle donne nel partito e quello scontro di correnti che hanno poi portato alle dimissioni dell’ex segretario Nicola Zingaretti e infine all’elezione di Enrico Letta

Delrio chiamato in causa risponde: “Per me e Letta la competizione non era un problema. Non ho invitato nessuno a candidarsi e nessuno a non farlo, perché poco rispettoso della libertà. Ho espresso serenamente la mia opinione su cosa voterò a chi lo chiedeva dicendo comunque la stima per entrambe… e non ho fatto trattive di alcun genere anche perché direi di avere già fatto la mia parte”. 

Il clima è acceso e la tensione altissima nel Pd. Ieri sera, dopo la riunione di Base riformista, l’elezione di Serracchiani era data per scontata avendo l’asse Guerini-Franceschini-Delrio la maggioranza dei consensi tra i deputati: una sessantina su 93. Era altresì ritenuto (quasi) scontato che come vice capogruppo potesse essere indicato Piero De Luca, deputato vicino a Lotti, figlio del governatore campano Vincenzo

La lettera di Madia arrivata sulla posta dei deputati dem a metà pomeriggio scompiglia le carte. L’ex ministra conclude: “Non è un problema solo di questo passaggio, ma di come si fa politica: grazie al segretario Letta ne discutiamo proprio in questi giorni nei circoli…comunque vada sarà bello, siamo persone libere e da qui inizia una storia diversa”.

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