Pd, Rossomando: “A Salvini piace la giustizia alla Orbán. Ma noi andremo avanti con le riforme e la legge Zan”

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ROMA – “Salvini sbaglia. Questo Parlamento, sulla giustizia, andrà avanti”. Non ha dubbi Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, appena scelta dal segretario del Pd Enrico Letta come responsabile della giustizia e dei diritti del partito. Avvocato penalista, parlamentare dal 2008, Rossomando rilascia a Repubblica la sua prima intervista e dice: “Forse Salvini frequenta poco il Parlamento. Faremo le riforme sulla giustizia e anche la legge Zan”.

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Per Salvini “la giustizia italiana è alla Palamara”. Le sembra una definizione accettabile o una provocazione quella rilasciata al Corriere?
“Non so cosa intenda Salvini, probabilmente lui è più vicino alla giustizia alla Orban e alla polacca….”.

E cioè?
“Stiamo parlando di Paesi che teorizzano il superamento delle democrazie liberali. Quindi di sistemi lontanissimi dalla cultura delle garanzie che invece è il fondamento della nostra Costituzione”.

Una giustizia “alla Palamara”, immagino, dovrebbe essere dominata dalle correnti in cui anche i procedimenti penali sono politicamente orientati. Le sembra che questa immagine corrisponda alla verità?
“Assolutamente no. Distinguiamo: il tema delle degenerazioni delle correnti lo abbiamo ben presente e deve essere affrontato. Io mi riconosco pienamente nella posizione della ministra Cartabia quando dice che bisogna distinguere tra il pluralismo delle idee e la degenerazione del correntismo, un fenomeno che riguarda il sistema delle nomine ai vertici degli uffici e non certo la presunta politicizzazione dei processi di cui parla Salvini”.

Certo, questa degenerazione c’è stata ed è documentata dalle chat dell’ex pm e segretario dell’Anm sotto processo a Perugia. Ma lei pensa che tutta la magistratura italiana possa essere etichettata come la magistratura di Palamara?
“Decisamente no. Si tratta di casi isolati. E sui quali si pronuncerà il Csm. Alla politica invece spetta intervenire per dettare nuove regole che scoraggino gli accordi di potere. Forse a Salvini, frequentando poco il Parlamento, è sfuggito che su questo punto, come su altri, ci sono progetti di legge in avanzata fase di discussione. Come la riforma del Csm, da noi fortemente voluta, che certo da sola non risolverà il problema, perché come sostengono molti magistrati, occorre comunque uno scatto etico forte e di grande slancio culturale. Ma già nella nostra riforma i rimedi contro lo strapotere delle correnti ci sono”.

E quali sarebbero?
“Cambiare il meccanismo elettorale, ma non solo. Bisogna intervenire sui criteri delle nomine eliminando quelle a pacchetto, intervenire sui tempi rendendo obbligatorio il rispetto dell’ordine cronologico. Infine va garantita la necessaria trasparenza nel processo decisionale, ad esempio rendendo pubblica la discussione sui criteri”.

Sì certo, questo vale per le nomine, ma sicuramente Salvini sfrutta ancora quell’episodio in cui un magistrato, il procuratore Auriemma parlando con Palamara, esprime dissenso sull’inchiesta Diciotti del collega Patronaggio. L’idea di Salvini, peraltro espressa tante volte, è che la magistratura faccia politica con le inchieste. Lei che ne pensa?
“Quella era una conversazione privata sulla quale eventualmente comunque farà luce il Csm che ha tutti gli strumenti per farlo. Le vicende giudiziarie su Salvini sono all’esame della magistratura con tutte le garanzie che il processo stesso prevede. È Salvini che cerca in tutti i modi di politicizzare la giustizia, utilizzando anche le sue vicende”.

Beh… ovviamente da imputato contesta le inchieste stesse contro di lui..
“Se esiste un reato lo decideranno i tribunali in base al codice. Ma Salvini ha voluto sostenere che chi ricopre un incarico politico ha pieni poteri per il fatto stesso di perseguire un fine politico, ovvero che il fine giustifica i mezzi. Quindi senza alcun controllo, legibus soluto. E questo, in uno Stato di diritto, non è ammissibile proprio a garanzia delle libertà dei singoli cittadini. Se poi esiste, oppure no, un reato questo lo stabiliranno i tribunali. E non certo la politica. Se c’è uno che politicizza la giustizia quello è lui. Altra questione è affrontare, nell’era moderna, la piena attuazione della separazione tra i poteri dello Stato. E quindi dell’autonomia della politica al pari dell’indipendenza della magistratura”.

Però Salvini, che ricordiamolo fa parte della maggioranza, è scettico anche sulle future riforme della giustizia.
“Forse non sa, o non ricorda, che la Camera e il Senato stanno parallelamente affrontando la riforma del processo penale e di quello civile. Due urgenze collegate, soprattutto il civile, al Recovery plan. Sia Montecitorio che palazzo Madama stanno lavorando su entrambe le riforme, con alcune priorità: i tempi, l’efficienza e la qualità del servizio giustizia. Entro la fine di aprile Governo e Parlamento si confronteranno sulle proposte concrete. Su queste riforme e sui fondi del Recovery è legata la ripartenza della giustizia e quindi dell’economia del Paese. La pandemia ha accentuato le diseguaglianze e quindi battersi per una giustizia che sia accessibile a tutti, è ancora più importante e prioritario”.

Forse, come dice lei, Salvini non segue le riforme in Parlamento. E quando lo fa le ostacola come nel caso della legge Zan.
“Questa legge è già stata approvata di recente dalla Camera ed è inaccettabile che si pensi di impedire al Parlamento di discuterla e farla votare. Su questo il Pd è deciso ad andare avanti. E vorrei rassicurare tutti che siamo in grado di trattare più di una questione importante contemporaneamente. Come del resto il Parlamento ha sempre fatto”.

Salvini sostiene che la legge Zan impedirà di esprimere un giudizio anche su una legge. Questo è vero?
“No, è falso. Perché la legge Zan prevede un’aggravante per i crimini di odio, quindi non punisce affatto le singole opinioni, che potranno tranquillamente essere espresse, ma prevede un’aggravante contro gli atti di violenza caratterizzati da un atteggiamento di odio verso le persone LGBT, le donne e i disabili”.

E sulla legge Zan il Pd andrà avanti nonostante Salvini?
“Il Parlamento è il luogo dove si discutono le leggi. La Zan è una legge di iniziativa parlamentare e soprattutto di grande civiltà. Basta seguire i tanti episodi di odio raccontati dalle cronache per rendersene conto. E quindi sì, certo, andremo avanti”. 

Certo è che con Salvini di argomenti di scontro ce ne sono molti. Il carcere per esempio. Lei conferma l’intenzione di riprendere il progetto Orlando che disegnava una detenzione umana e dava spazio alle pene alternative?
“Sì, certo. Vorrei sottolineare anche che un modo umano di scontare la pena contribuisce alla sicurezza dei cittadini. Come ha sottolineato la ministra Cartabia la Costituzione parla della funzione rieducativa della pena. E non dobbiamo mai dimenticarlo”.

La giustizia, in questa settimana che si chiude, ha dominato alla Camera. Con l’ordine del giorno Costa sulla presunzione d’innocenza e con quello sul futuro obbligo per i pm di ottenere il via libera del gip sui tabulati. Andiamo verso leggi tutte all’insegna del garantismo?
“L’ordine del giorno è stato sottoscritto da tutte le forze politiche e segue una importante pronuncia della Corte di Giustizia europea. Il garantismo è nel dna della sinistra, a differenza di altri per noi vale sempre e non solo per alcuni”. 

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