Peter Cincotti entra nel Bosco Verticale, visita con Boeri al grattacielo green: “A New York niente di simile”

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“Un grattacielo così, da noi non c’è”. Per la precisione neanche a Milano, perché non di un palazzo, ma il Bosco Verticale, malgrado sia declinato al singolare, consta di due affiancati. E riescono a suscitare l’ammirazione addirittura di un newyorkese, che in mezzo ai grattacieli, ben più alti di questi, ma anche più canonici nella struttura e nei materiali, è nato e vissuto. Si tratta di Peter Cincotti, 40enne cantante e pianista jazz che appena può, tendenzialmente una volta all’anno, a Milano ci viene, in concerto: lo è stato ieri, lo sarà stasera, sempre al Blue Note, con l’ultimo, bellissimo, disco Killer on the keys. Che sia al club dell’Isola non è secondario, perché è a pochi passi proprio dal Bosco Verticale, cui spesso nel corso del tempo ha lanciato occhiate curiose, ma nulla più.

Stavolta è andato oltre, ovvero è andato dentro, in una visita in cui la guida è proprio il suo ideatore, l’architetto Stefano Boeri. Il quale, leggendo un’intervista di Cincotti a Repubblica, è rimasto colpito dall’attenzione del cantante alla sua creatura: “Una volta mi piacerebbe studiarlo un poco”, ha detto, da buon musicista con gli occhi aperti sul mondo e su ciò che non è solo musica. E si è subito proposto come Cicerone. Ecco fatto, con Cincotti carico dal successo dei primi due concerti, di ieri, e pronto a fare domande. Anche quelle che tutti si fanno sul Bosco: “Come fate con le radici?”, e Boeri pronto ad ammettere che il problema al momento non si è posto e se si porrà lo si affronterà a tempo debito. D’altronde, altra domanda del cantante, tra piante, arbusti e alberi, ce ne sono quasi 21mila, due ettari, messi però tra i 38 piani delle due torri (22 la De Castilia e 16 la Confalonieri). Il paesaggio che si vede da lì gli è più usuale: la zona di Gae Aulenti di grattacieli non ne ha pochi, lo skyline pare quasi newyokese, l’altra, quella verso nord, lo attira di più perché vede le montagne lontane. “Quella è la zona del Nebbiolo, vero? Amo quel vino”, dice dimostrando un interesse anche verso i vitigni e provando a mettersi una mano sulle sopracciglia come per guardare più lontano e anche per proteggersi da un vento che sembra voler portare via entrambi appena si esce in terrazza.
Certo poi resta a bocca spalancata quando entra in un appartamento e si siede su un letto matrimoniale. Volge lo sguardo a una finestra, rivolta proprio verso altri grattacieli, e spalanca la bocca: “Si vedono solo rami e foglie. Immagino cosa debba essere svegliarsi qui la mattina”. Almeno per chi se lo può permettere, ma questo è tutt’altro discorso. Ma a proposito di vivere dentro il Bosco, il cantante rimane stupito sapendo che Boeri l’ha fatto per qualche mese: “Gli architetti dovrebbero farlo più spesso, per capire pregi e difetti delle loro creazioni”.
Boeri ne approfitta per chiedergli qualche consiglio: un Bosco Verticale a New York non c’è, ma è un’ipotesi in discussione. Come sarebbe accolto in città? “Benissimo – risponde sicuro Cincotti – tutto quello che è innovazione ci piace, specialmente un edificio così che si mantiene riciclando le acque scaricate dagli inquilini e migliora l’aria intorno. Bisognerà solo stare attenti a una cosa: con tutti gli animali più strani che abbiamo a Manhattan, che non ce ne balzi sopra qualcuno”.

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