Pippo Baudo ricorda Costanzo: “La sua tv era apolitica voleva parlare a tutti”

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Cinque anni fa si erano trovati faccia a faccia, per L’intervista, il programma in cui Maurizio Costanzo su Canale 5, faceva confessare all’ospite l’inconfessabile: tutto, ma proprio tutto. E Pippo Baudo aveva parlato di carriera, vita, amori, rimpianti. Due giganti della tv a confronto: stili diversissimi, sornione Maurizio, più diretto Pippo. Sullo schermo alle loro spalle i volti di Corrado, Mike Bongiorno, Enzo Tortora, Raimondo Vianello. Amici e colleghi che, con loro, avevano fatto la storia della televisione. Costanzo, con la sua ironia formidabile, aveva sottolineato la circostanza: “Hai notato sì, che siamo rimasti vivi solo noi?”. E aveva fatto le corna.

Maurizio Costanzo, l’ironia e la curiosità: un marchio di fabbrica dei suoi talk show

Baudo, le aveva fatte anche lei?
(Ride) “Maurizio era spiritoso, molto. Coglieva il lato buffo della vita, in tutte le situazioni. Io serio serio non l’ho mai visto”.

Sa che a un certo punto erano girate voci su una vostra lite? È mai avvenuta?
“Una cavolata inventata non so da chi, mi ricordo che ci siamo pure telefonati. ‘Ma ti pare che possiamo essere nemici?’. E ci siamo fatti grandi risate”.

Ma com’è stato il rapporto negli anni?
“È stato sempre cordiale, amichevole, non abbiamo mai avuto scontri. Quando ci vedevamo era un piacere raccontarci le cose, ci guardavamo negli occhi e ci riconoscevamo. Eravamo davvero rimasti io e lui”.

Cosa lo distingueva dagli altri?
“Era un giornalista che amava lo spettacolo e quindi le sue domande non finivano solo nel greto giornalistico stretto, diventavano occasione per ampliare l’argomento e farne oggetto di spettacolo: andava a parare sempre lì. E poi aveva quest’ironia…”.

Che confinava con un certo cinismo romano, non si stupiva di niente.
“Quella è la romanità autentica, era figlio ideale di Aldo Fabrizi, con quella voglia di smitizzare le cose”.

Quei talk con Cicciolina, D’Agostino, Carmelo Bene. Quando il Maurizio Costanzo Show teneva gli italiani svegli e incollati alla tv

Faceva dire agli ospiti tutto: anche lei, nella famosa intervista del 2018, non si risparmiò.
“Era abilissimo. Ero andato con l’idea di non raccontare le cose più private, lui aveva una capacità speciale per tirarti fuori i ricordi. Intanto usava un linguaggio facile ed era sempre molto calmo. Ti aprivi senza accorgertene e cadevano i freni inibitori. Devi essere bravo per farlo e la tv non mente”.

Era davvero curioso di chi aveva davanti?
“Sempre. Era un grandissimo osservatore, si comportava come fosse uno spettatore dall’altra parte del video. Conosceva i gusti di chi guarda la televisione, la gente seduta sul divano”.

Ha scritto per il cinema, il teatro, anche una canzone di successo come Se telefonando.
“Era pieno di interessi, ha pure recitato le sitcom. E io ho fatto una commedia sua in teatro, L’ora della fantasia, con Sandra Mondaini. Una sua libera traduzione dal testo di Anna Bonacci. Come commediografo era bravissimo”.

Gli vogliamo trovare un difetto?
“Secondo me la pigrizia. Un po’ pigro era, ma il lavoro era la sua passione”.

Da quanti anni vi conoscevate?
“Una vita. Pensi che è la prima persona che mi ha intervistato a Roma nel 1960, lavorava per Grazia“.

E com’era all’epoca?
“Mi fece una buona impressione. Era gentile, sarcastico anche allora ma mai cattivo. Faceva piacere anche discutere con lui, era un uomo intelligente”.

Ha rivoluzionato la tv?
“Ma certo. Pensi a Bontà loro, voluto da Angelo Guglielmi nel 1976. Stravolgeva tutta la liturgia. Lo studio senza pubblico, una finestra che si apriva, tre poltrone e la gente a casa che aspettava le sue interviste intelligenti. Il primo talk show”.

Si metteva sempre in gioco, deve anche a questo il suo successo?
“Innanzitutto era diverso, anche fisicamente. I personaggi televisivi sono caratterizzati: io spilungone, lui con un fisico in cui si specchiavano in tanti. Anche il fisico, su cui ironizzava per primo, facendo battute, era la sua forza, c’era un po’ di Fabrizi. Insieme bonomia e cinismo romano”.

Al Maurizio Costanzo show sono sfilati tutti i politici.
“Ha raccontato il Paese e su quel palcoscenico i politici ci sono sempre andati, per forza. Con la sua arguzia e quel modo di scavare, sapeva far uscire fuori il personaggio senza mai aggredirlo ma neanche accarezzarlo. Un’arte. Essere intervistati da lui significava avere la patente”.

Costanzo ha dichiarato sempre di non aver mai votato Silvio Berlusconi. Che ne pensa?
“Aveva le due idee sicuramente ma era apolitico, perché voleva essere di tutti. Non doveva votarsi a un partito. Io ci credo che non abbia mai votato per Berlusconi, lo sconsigliò pure di scendere in campo”.

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E il rapporto con Maria De Filippi?
“Confesso che è la cosa che mi ha meravigliato di più. Non immaginavo che sarebbe stato un legame durevole e invece è diventato forte, profondo, fondamentale. Maurizio sapeva scoprire il talento negli altri, e anche lei è stata una sua scoperta”.

Vede eredi di Costanzo in giro?
“Categoricamente, no. Non ci sono”.

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