Più “vulnerabili” ma meno “disorientati”. Ecco come ci hanno cambiati i mesi della pandemia

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MILANO – La pandemia come evento cruciale degli ultimi dodici mesi, anche più della nascita di un figlio o della malattia o scomparsa di un genitore. Una pandemia che ha costretto a lavorare in una dimensione completamente nuova, che ora ci trova meno disorientati rispetto all’inizio, con una maggiore consapevolezza della nostra vulnerabilità ma anche una “energia positiva” per ripartire.

Sono queste le conclusioni sull’impatto di questi mesi sulle ‘sensazioni’ di lavoratrici e lavoratori verso la transizione rappresentata dall’emergenza Covid alle quali arriva Lifeed, società che si occupa di organizzare percorsi di educazione in azienda per sviluppare le spesso richiamante “competenze soft” delle persone, partendo dall’assunto che momenti spesso lavorativamente ‘traumatici’ come il diventare genitori o doversi prendere cura di persone che necessitano di assistenza non sono di un minus ma sviluppano invece capacità da valorizzare in ambito professionale.

“Rispetto a un anno fa, abbiamo osservato attraverso i dati una maggiore consapevolezza della situazione che stiamo vivendo”, dice Riccarda Zezza, ceo di Lifeed, a commento della ricerca. “La diminuzione del disorientamento (-39%) indica che abbiamo imparato a convivere con l’incertezza che il cambiamento comporta, ad adattarci ad esso, apprendendo”.

Dall’indagine svolta su quanto hanno raccontato un migliaio di partecipanti ai percorsi di formazione in azienda, emerge un aspetto contraddittorio: da una parte è aumentato il senso di vulnerabilità (+18%) e siamo più consapevoli di non poter controllare ogni cosa e prevederne l’evoluzione e gli effetti; d’altra parte però aumentano l’energia positiva (+10% da giugno) e l’importanza attribuita alle relazioni nel tempo, che scende a luglio-agosto quasi del 20% e torna a salire in autunno (+12%). “E’ il segnale che indica la capacità di guardare a un quadro più ampio, rompendo uno stereotipo: riconoscere, direi quasi familiarizzare con la propria vulnerabilità, ce la fa accettare, abbassando la fatica che comporterebbe gestirla e facendoci scoprire energie nuove”.

Se la visione e gestione del cambiamento e la resilienza sono le competenze che si sentono maggiormente sviluppate durante questi mesi, “la principale scoperta riguarda il modo diverso di considerare le dimensioni ‘vita’ e ‘lavoro’, che non proviamo più a tenere distinte, ma si influenzano e si arricchiscono a vicenda”, dice Zezza. “Ci siamo scoperti più capaci, perché siamo più consapevoli che le capacità e le risorse che mettiamo in campo nella vita privata sono le stesse che possiamo utilizzare anche sul lavoro”.

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