RAVENNA — «A voi sembra che in Italia si stia dando l’importanza che merita al Pnrr? A voi sembra che si stiano facendo gli sforzi necessari?», chiede Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia, alla platea della festa nazionale dell’Unità, intervistato dal direttore di Repubblica, Maurizio Molinari. La risposta è chiara: «No, l’attenzione non è all’altezza. E l’Italia non se lo può permettere». È un invito, un «rimbocchiamoci le maniche», quello che arriva dall’ex premier, giunto in Romagna dal forum Ambrosetti di Cernobbio. «Le vacche sono magre, ma c’è questa grande opportunità, il Pnrr, cerchiamo di usarla. Dev’essere un’ossessione». Anche perché è in arrivo «un autunno difficile, il governo farà fatica a non avere una linea di prudenza, che è l’invito della Commissione. Ma c’è uno strumento per investire e spendere, che si chiama Pnrr. Forse ancora non è chiaro che questa è l’occasione della vita per una generazione».
Per il commissario, il governo Meloni sul Pnrr «ha fatto passi avanti, ma abbiamo davanti ancora 130 miliardi da spendere». Il Piano Marshall, ricorda, «valeva 250 miliardi a prezzi attuali e ha ricostruito un continente». Per l’Europa, aggiunge, «non sarà recessione», e non sembra preoccupato, Gentiloni, nemmeno dalla crescita che rallenta, «ma lo sono se per l’Italia diventa una malattia congenita». Dunque è fondamentale agire nel solco di Mattarella, del “mettiamoci alla stanga” rievocato dal Capo dello Stato. «Nelle prossime settimane vedremo una discussione accanita sulla legge di bilancio, che varrà grosso modo 25 miliardi, quindi i margini sono molto ristretti». Ecco perché non va sprecata l’occasione-Pnrr, «una montagna di quattrini europei».
Gentiloni, che non prevede «ribaltoni in Europa» rispetto alla maggioranza Ursula, affronta anche il nodo dell’immigrazione. Gli sbarchi dalla Tunisia sono aumentati del 38%, dopo la visita di Meloni. Su questo punto, l’ex premier sembra sferzare più il Pd che il governo. Perché è vero che le ricette della destra si sono rivelate «illusorie, ma non dobbiamo denunciare tutte le mattine l’invasione». Un grande partito di sinistra, sottolinea, «deve abituarsi all’idea che i fenomeni migratori, che pure vanno gestiti e ridotti, sono ineliminabili». Dunque «al Pd non conviene soffiare sul fuoco, dire al-lupo-al-lupo. Non è giusto. Servono flussi migratori legali, ne hanno bisogno le imprese». Rivendica, Gentiloni, l’attività del suo governo, che Schlein oggi in parte rinnega. «Era proprio questa la sfida: gestire i flussi attraverso la cooperazione, difficile, con i paesi africani. Siamo riusciti a farla fino in fondo? No, ma ci sono stati risultati e ringrazio Minniti». E quanto al Pd, la proposta comune delle opposizioni sul salario minimo «può essere un buon esempio di come si può lavorare insieme».
Come a Cernobbio, Gentiloni si è detto convinto che la propaganda degli euroscettici abbia perso mordente. «Le previsioni catastrofiche non si sono avverate. Chi pensava all’uscita dall’euro, si è indebolito o ha cambiato idea». Sembra una stoccata a Meloni, ma per Gentiloni, «questo non è trasformismo, piuttosto parlerei di percezione cambiata grazie alla grande potenzialità dell’Ue». E certamente serviranno altri progetti ambiziosi, come «nuove risorse comuni dopo il Next Generation Eu». E poi «una difesa comune. A Bruxelles l’abbiamo capito: non possiamo essere l’unico erbivoro in un pianeta di carnivori». L’altra grande sfida è il Patto di stabilità: «È necessario un accordo sulla riforma», su cui il commissario al Forum Ambrosetti si è detto ottimista. Anche perché la sospensione del vecchio patto «non sarà prorogata». Dunque va approvata la proposta della Commissione, che «è un compromesso, ma l’ho sudato parecchio». È migliorabile, certo, «ma dobbiamo sapere che molti Paesi spingono per modificare il Patto nella direzione opposta». Tornare alle regole pregresse, dal 1° gennaio, «è un errore e potrebbe anche essere un rischio». Così come sarebbe controproducente, per Gentiloni, liberalizzare il meccanismo degli aiuti di Stato: «Renderebbe il progetto europeo fragile e aumenterebbero gli squilibri».
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