Polonia, 50 migranti arrestati alla frontiera con la Bielorussia: “Dietro c’è la mano di Putin”

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Sono oltre cinquanta i migranti arrestati vicino alla frontiera con la Bielorussia, dice il governo polacco. In precedenza, il ministro della Difesa polacco, Mariusz B?aszczak, aveva reso noto che c’erano stati molti tentativi di violare il confine nella notte, aggiungendo che al momento sono circa 15mila i soldati schierati al confine: “Non è stata una notte tranquilla. Ci sono stati molti tentativi di rompere la linea, ma tutti coloro che l’hanno attraversata sono stati arrestati”.

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Spari in aria

Il ministero della Difesa polacco ha inoltre accusato le forze bielorusse di aver sparato in aria in una zona di confine dove i migranti hanno allestito un campo di fortuna. Il ministero ha pubblicato un video su Twitter con rumori di quelli che sembravano degli spari. L’Associated Press chiarisce però che è impossibile verificare in modo indipendente le informazioni a causa dello stato di emergenza che impedisce a giornalisti, attivisti e altri non residenti di entrare nella zona lungo il confine.

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La situazione è drammatica. Almeno duemila persone sono bloccate nei boschi al confine tra Bielorussia e Polonia nel tentativo disperato di entrare nell’Ue, con temperature glaciali e pochissime scorte di acqua e cibo, mentre la tensione militare sale a livelli di guardia. La crisi sarebbe orchestrata secondo Bruxelles dall’autocrate Vladimir Lukashenko come rappresaglia contro le sanzioni, con un comportamento definito da “regime gangster”. In una sessione d’emergenza al Parlamento di Varsavia, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha puntato il dito direttamente sul padrino di Minsk, Vladimir Putin, che solo poche ore prima aveva parlato al telefono con Lukashenko. Accuse seccamente respinte dal leader bielorusso, che promette di “non cedere” all’Europa, in un braccio di ferro che continua drammaticamente a consumarsi sulla pelle dei migranti.

“Sappiamo anche che le autorità della Bielorussia stanno aiutando i migranti a distruggere le barriere al confine. Li vediamo portare loro gli strumenti per tagliare i cavi e distruggere la recinzione”, ha accusato ancora Varsavia. Per sottolineare il livello d’allarme, a visitare le truppe al confine si è recato ieri anche Morawiecki. “Chiudere il confine polacco è nostro interesse nazionale. Ma oggi è in gioco la stabilità e la sicurezza di tutta l’Ue”, ha avvertito.

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Sull’altro fronte, il ministero della Difesa bielorusso ha convocato l’addetto militare presso l’ambasciata polacca a Minsk, respingendo come “infondate e ingiustificate” le “accuse su un coinvolgimento di militari bielorussi” e invitando Varsavia ad evitare ogni “provocazione per giustificare eventuali azioni bellicose illegali”.

I migranti accampati

In questo braccio di ferro, diverse centinaia di migranti, molti dei quali arrivati dal Medio Oriente con voli sponsorizzati da Minsk, restano accampati in tende precarie nei pressi del villaggio frontaliero polacco di Kuznica, separati da pochi metri e una barriera di filo spinato dal cordone delle forze di sicurezza di Varsavia. Tra loro, anche diverse donne e bambini in condizioni drammatiche ed esposti a temperature che di notte crollano sotto lo zero. Dall’inizio dell’anno, il governo ultraconservatore e nazionalista di Varsavia ha registrato oltre 23mila ingressi irregolari da est, quasi la metà a ottobre. Numeri non confermati però da Frontex, cui da settimane viene negato l’accesso al confine polacco.

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La Nato promette aiuto

La guerra ibrida dei migranti rischia di trasformarsi così in scontro aperto. Il Consiglio dell’Ue ha sospeso ieri lo schema di facilitazione dei visti per gli esponenti del regime di Minsk e nei prossimi giorni potrebbe dare il via libera a nuove sanzioni. Un impegno sollecitato in particolare da Berlino, che esorta Bruxelles ad agire. “La Polonia o la Germania non possono farcela da sole”, ha avvertito il ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer. Oggi, intanto, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel incontra Morawiecki a Varsavia per discutere della crisi, che preoccupa sempre di più anche la Nato. Parlando con il presidente polacco Andrzej Duda, il segretario generale Jens Stoltenberg l’ha definita “grave”, promettendo la solidarietà dell’Alleanza in caso di necessità.

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