Ponte Morandi, “Corroso il 99 per cento dei cavi nello strallo che ha causato il crollo”

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In quello che ormai è noto come “reperto 132″, considerato la prova regina del degrado di ponte Morandi e causa del crollo del 14 agosto 2018, solo 5 “trefoli” su 464 non erano corrosi. A dirlo stavolta non è la Procura di Genova, ma i periti imparziali del Gip nell’udienza di oggi nell’ambito del secondo incidente probatorio sul viadotto Polcevera, in cui gli stessi tecnici stanno illustrando la loro relazione.

Il reperto 132 è la parte sommitale del tirante della pila 9, che ha ceduto portando al collasso 200 metri di ponte. All’interno ci sono i trefoli di acciaio, costituiti a loro volta da fili. Secondo gli esperti il grado di corrosione riscontrato nei trefoli non è comunque omogeneo: si va da una percentuale molto alta in alcuni punti, considerata assolutamente critica per lo stato di salute della struttura, ad altre più basse che non ne avrebbero compromesso la tenuta.

Ponte Morandi: “”Fessure nel calcestruzzo e trefoli dei tiranti ossidati”

Il difetto era già stato riscontrato nel corso del primo incidente probatorio, quando i periti avevano messo nero su bianco come “tutti i trefoli e i fili del reperto 132 mostrano segni di corrosione di diversi gradi. Diversi trefoli mostrano una perdita totale della sezione trasversale dovuta alla corrosione nella zona terminale. Ciò indica un processo di degrado in atto da molto tempo”.

Le udienze continueranno nei prossimi giorni, fino a che non verranno letti e discussi tutti i capitoli della relazione consegnata lo scorso dicembre. Secondo quanto scritto dai tre esperti “non sono stati individuati fattori indipendenti dallo stato di manutenzione e conservazione del ponte che possano avere concorso a determinare il crollo. Se gli interventi manutentivi fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento”.

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