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Ponte sullo Stretto, il ministro Giovannini: “Nella relazione nuovi elementi. Serve dibattito”. Ma il progetto divide la politica

La relazione della commissione di esperti sul Ponte sullo Stretto “contiene molte informazioni nuove, molti elementi che vanno considerati da molti punti di vista. La mia speranza è che questo dibattito prenda in considerazione questa analisi e poi si svolga un confronto pubblico anche alla luce dei nuovi dati”. Lo dice, dopo le rivelazioni di Repubblica, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini: “Questa commissione di esperti molto qualificati – dice a SkyTg24 – ha completato questo lavoro, ha preso in considerazione diverse ipotesi e ha tratto delle conclusioni che verranno rapidamente inviate in Parlamento e al dibattito pubblico”. Così, adesso, ci si concentra sul quando: tanto che il senatore forzista Marco Siclari si proietta già in avanti, ipotizzando un primo confronto pubblico a “Villa San Giovanni, città simbolo del Ponte, il prossimo 7 maggio, alle ore 10, dove parteciperanno i rappresentanti di tutte le forze politiche”.

A una o a tre campate. Primo sì ai progetti per il ponte sullo Stretto

Le due ipotesi sul tavolo – un ponte a campata unica come quello portato avanti dall’ex Impregilo (oggi Webuild) o uno a tre campate come quello ipotizzato da Italferr – provocano già però una pioggia di reazioni entusiastiche o polemiche. Le voci a favore giungono in particolare da Forza Italia: “La conclusione dei lavori della commissione tecnica ministeriale sui progetti per il Ponte sullo Stretto – dice ad esempio l’ex presidente del Senato Renato Schifani – può riaprire un utile e doveroso confronto su quella che rappresenterebbe senza dubbio una delle più grandi occasioni di crescita e sviluppo per l’intero Mezzogiorno. Tuttavia sono necessarie serietà, lungimiranza e concretezza, con delle scadenze precise”. “Il Governo dica con chiarezza se vuole realizzare il ponte sullo stretto di Messina – rilancia l’ex ministra Stefania Prestigiacomo, che spinge per il progetto a campata unica – il ministro Giovannini venga in Parlamento a riferire”. “Solo con lo choc positivo di una infrastruttura strategica come il Ponte può ripartire un piano coraggioso per annullare il gap ancora esistente tra Nord e Sud”, rilancia la deputata Matilde Siracusano.

C’è però anche un corposo fronte di contrari. Ad esempio la sottosegretaria alla Coesione territoriale Dalila Nesci si schiera apertamente contro quella originaria: “Ci sono tante possibilità – osserva – Noi M5S abbiamo contestato il progetto originario del ponte ma aspettiamo il responso della commissione, poi il Parlamento deciderà”. “Senza neppure attendere che la relazione della commissione tecnica del ministero delle Infrastrutture sia completa – taglia corto la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris – già riparte l’eterno mantra del Ponte sullo Stretto. Evidentemente non è bastato aver buttato al vento, nel corso dei decenni, centinaia di milioni in inutili progetti”. “Francamente trovo sia un’arma di distrazione di massa, esercitata periodicamente dai soliti noti, l’ipotesi di resuscitare il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina – commenta la capogruppo della componente FacciamoEco del gruppo misto alla Camera, Rossella Muroni – Parliamo di un’opera di vecchia concezione e dalla dubbia utilità che non serve al futuro del Paese e che è già costata troppo agli italiani”. “Con i 10 miliardi che servirebbero per costruire il ponte sullo Stretto di Messina – obietta invece il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli – si potrebbero realizzare 750 chilometri di rete attrezzata per tram e filobus rivoluzionando la mobilità delle aree urbane delle nostre città”.



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