Prescrizione, bocciato ordine del giorno Fdi per superare riforma Bonafede. Lega, Fi e Iv si astengono

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Niente da fare. Sulla prescrizione – ossia sulla legge di Alfonso Bonafede – la nuova maggioranza non riesce a dormire sonni tranquilli. L’agguato è sempre dietro l’angolo. Le divisioni sono lì, davanti agli occhi di tutti. Pd e M5S da una parte. Fi, FdI, Lega, e anche Italia viva – i nemici storici della Bonafede – pronti a scaricarla. Ovviamente facendo esplodere contraddizioni nel nuovo governo. Soprattutto quando l’unico partito all’opposizione  – FdI – è pronto a sfruttare l’evidente contraddizione.

Succede per la seconda volta nel giro di due soli giorni alla Camera: lunedì  pomeriggio mentre si discute il testo, di nuovo oggi mentre si votano gli ordini del giorno sul decreto Milleproroghe. Passa, senza neppure il voto, quello proposto una settimana fa dalla Guardasigilli Marta Cartabia. È il numero 46, lo illustra il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, e viene superato senza neppure il dibattito. 

Il caso

Giustizia, nel Milleproroghe il colpo di mano di Fdi sulla prescrizione. E la maggioranza alla Camera si divede

Tutto fila liscio? Neanche per sogno. Ecco il nuovo agguato di Fratelli d’Italia, perché i deputati Del Mastro, Lollobrigida, Varchi, Maschio e Rizzetto presentano un altro ordine del giorno che chiede al governo “di adottare ogni iniziativa necessaria a superare quanto prima la riforma della prescrizione voluta da Bonafede”.

Sono le 16 e 36 minuti, e la trappola scatta di nuovo per la neo maggioranza. Andrea Del Mastro Delle Vedove, con toni irruenti, illustra il testo di FdI e pronuncia parole di spregio contro l’ordine del giorno della maggioranza, quello che la stessa neo Guardasigilli Marta Cartabia ha proposto giovedì scorso ottenendo un pieno assenso. Ma Del Mastro ironizza, sostiene che quel documento contiene solo delle ovvietà. Arriva a dire: “Anche mia figlia Greta di 15 anni avrebbe detto che rispetta il giusto processo, cioè rispetta la Costituzione, rispetta i diritti fondamentali della persone…, e grazie perché non viviamo in una teocrazia tipo Iran…”. E ancora: ”In quest’aula non si può nemmeno balbettare sulla prescrizione, anche se le Camere penali ci avvisano che è l’unica garanzia per la ragionevole durata del processo, 150 accademici firmato una petizione, il primo presidente della Cassazione parla di un vulnus se fosse abolita completamente dopo l’infausta parentisi del passaggio bonafediano al ministero della Giustizia…”.

L’obiettivo è chiaro, mettere in chiaro le inevitabili contraddizioni che, sulla prescrizione, pur esistono dentro la maggioranza. Tant’è che, subito dopo, ecco le parole di Pierantonio Zanettin, deputato forzista, avvocato, ex Csm. Duro, ovviamente contro la norma di Bonafede. Annuncia l’astensione del suo gruppo, da intendere come “un’apertura di credito nei confronti della nuova ministra”. Ma resta la critica durissima alla legge che blocca la prescrizione dopo il primo grado per i condannati. Una legge “oscurantista”, l’articolo 111 della Costituzione “calpestato” da Bonafede, altrettanto ignorato l’articolo 6 della Cedu di Strasburgo. Tuttavia Zanettin annuncia l’astensione di Forza Italia, com’è già avvenuto il giorno prima quando sempre Fdl ha presentato il suo emendamento all’articolo 8 del Milleproroghe.

Non parla Italia Viva. Mentre Enrico Costa di Azione, un altro “nemico” giurato della Bonafede, dichiara di “non partecipare al voto in attesa delle proposte della ministra Cartabia, che valuteremo”. E aggiunge: “Come maggioranza abbiamo trovato un accordo sul suo ordine del giorno che contiene dei principi condivisibili. In attesa delle sue linee programmatiche io oggi non voto”. Ma “deve essere chiaro che non siamo favorevoli a fare la riforma del processo penale e cambiare lì dentro la prescrizione, una legge che invece va cambiata prima”.  E infine una velata minaccia: “Se in tempi brevi non si arriva a una sintesi, ogni forza politica è libera di prendere la sua strada”. 

Ma è chiaro che Pd e M5S la vedono esattamente all’opposto. Discutere la riforma del processo penale e lì dentro affrontare il nodo della prescrizione. Basta sentire quanto afferma il dem Alfredo Bazoli: “Sarà il disegno di legge di Bonafede sul processo penale l’occasione per misurarci su una riforma di sistema che affronti il tema in modo coerente, superando le forzature e le contraddizioni della riforma della prescrizione approvata da M5S e Lega”. Quindi nessuna anticipazione. Che ovviamente non accetta M5S. Tant’è che il presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni, che pure riconosce “l’effetto Cartabia” vede “un clima politico cambiato sul tema della riforma del processo penale”, anche se “qualcuno sembra non voglia prenderne atto e continui a fare le crociate. Io, invece, credo che i contrasti esistenti vadano ricomposti attorno ai principi cardine dell’efficienza del sistema, dei giusti tempi di durata dei processi e della esclusione di scappatoie per l’impunità. Mi auguro che non ci sia qualcuno che si voglia sottrarre a questo programma”. Insomma, di prescrizione si parla, ma dentro la riforma del processo penale. Sarà il nodo su cui la maggioranza rischia di andare a sbattere

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