Processo Eni Nigeria, indagati a Brescia pm De Pasquale e Spadaro. L’ipotesi è rifiuto di atti d’ufficio

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Il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro sono indagati dalla procura di Brescia per l’ipotesi di rifiuto d’atti d’ufficio in relazione alla gestione del materiale probatorio del processo Eni Nigeria. Proprio ieri il Tribunale ha depositato le motivazioni della sentenza di assoluzione di tutti i 15 imputati del procedimento per corruzione internazionale sulla presunta maxitangente relativa al giacimento petrolifero Opl 245.  

L’iscrizione dei due magistrati sarebbe di una decina di giorni fa e segue l’interrogatorio del pm Paolo Storari a Brescia, dov’è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio per il caso della gestione dei verbali dell’avvocato Pietro Amara che ha provocato i contrasti all’interno della procura di Milano. La segnalazione del procedimento a carico dei due pm è arrivata al pg della Cassazione Salvi, al Csm e al Ministero della Giustizia.  

L’iniziativa della procura bresciana riguarda la gestione delle prove della mega inchiesta milanese su Eni, al di là del caso del video tra Vincenzo Armanna, l’imputato testimone sulle cui dichiarazioni si basava molta parte dell’impianto accusatorio, e l’ex avvocato esterno di Eni Piero Amara, arrestato nuovamente nei giorni scorsi per corruzione. Nelle motivazioni depositate ieri il tribunale ha stigmatizzato il fatto che la procura abbia tenuto nascosta l’esistenza del video, che invece avrebbe dimostrato la scarsa attendibilità delle dichiarazioni dello stesso Armanna. Una “scelta incomprensibile” per il tribunale perché il documento “reca straordinari elementi a favore degli imputati”.

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