Processo Open Arms, l’ex premier Conte smentisce Salvini: “Mai sentito parlare di terroristi a bordo”

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Non ha dubbi l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Mai sentito parlare di terroristi a bordo della Open Arms”. Risponde così alla procuratrice aggiunta Marzia Sabella. “Mai sentito parlare di armi o di accordi fra Ong e scafisti, nessuno mi fece cenno a queste circostanze”. In poche parole smentisce subito i proclami di Matteo Salvini, che tre anni fa lanciava emergenze inesistenti per non fare sbarcare i 147 migranti a bordo della Open Arms, è il motivo per cui oggi l’allora ministro dell’Interno è imputato a Palermo di sequestro di persona. Conte prende le distanze dal suo ex compagno di governo anche quando parla dei decreti sicurezza: “Proponente fu Salvini”. Rivendica invece l’impegno per la redistribuzione dei migranti in Europa. E precisa: “I migranti potevano sicuramente sbarcare anche prima che si completasse l’iter di redistribuzione delle quote in Europa”. Un’altra presa di distanza dall’ex ministro dell’Interno. In quei giorni frenetici, l’allora presidente del Consiglio Conte scrisse al titolare dell’Interno per fare sbarcare i “soggetti fragili”: “I minori in una situazione critica non potevano restare a bordo”.

Salvini non guarda mai Conte, continua a scrivere sul suo cellulare. Poco prima dell’inizio dell’udienza ha lanciato addirittura sui suoi social una foto dall’aula bunker (dove i giornalisti hanno il divieto di fare foto e video): come al solito, alle prese con i suoi dossier di ministro delle Infrastrutture. E con un commento al vetriolo: “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”. Commenta pure: “Sono attesi come testimoni dell’accusa Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, non ci annoieremo”.

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Dall’altra parte dell’aula c’è Oscar Camps, il fondatore di Open Arms. Su Twitter scrive: “Sono sette anni che le Ong del mare vengono indagate, diffamate, ostacolate, bloccate, eppure finora l’unico indagato è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini”.

Conte ricostruisce il clima di quei giorni: “Non ricordo delle interlocuzioni con il ministro Salvini. Parliamo però di una deduzione logica. Eravamo nella fase annunciata della crisi di governo, escluderei una maggiore occasione di dialogo visto il clima che si era instaurato”. L’ex presidente del Consiglio attacca ancora l’allora collega di governo: “A me infastidiva il fatto che una lettera che era mirata a risolvere un problema fosse stata diffusa dal destinatario senza chiedere al mittente l’autorizzazione – aggiunge – C’era un clima incandescente rispetto a una competizione elettorale che poteva essere imminente e si voleva rappresentare un presidente del Consiglio debole sul fenomeno immigratorio mentre il ministro dell’Interno aveva una posizione di rigore, questo era il clima politico di quel periodo”. E ribadisce: “Sollecitai il ministro Salvini a far sbarcare i minori a bordo della Open Arms perché secondo me era un tema da risolvere al di là di tutto. Cercai di esercitare una moral suasion sulla questione perché mi pareva che la decisione di trattenerli a bordo non avesse alcun fondamento giuridico”.

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