Professore della Bocconi racconta: “Io salvato da mio padre ultra ottantenne che mi ha donato un rene”. Trapianto record: donatore vivente più anziano in Italia

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“Ho donato un rene a mio figlio a 82 anni per dare l’esempio a tutti i padri in età avanzata che anche loro possono fare questo passo”. Pasquale Longo, ottantaduenne, vive a Saronno dal 1969, (“Ma sono originario di Foggia”, precisa) si stupisce quando chi ascolta la sua storia si commuove. “Ma come, se lei avesse un figlio, non gli regalerebbe un rene?”. A ricevere il dono (che gli eviterà in futuro di sottoporsi alla dialisi), il figlio Francesco, professore associato alla Bocconi di Management pubblico e sanitario, affetto da glomerulonefrite. Si tratta del donatore vivente più anziano in Italia.

“La cosa che mi ha colpito di più – ha raccontato il docente a Repubblica – è che mio padre non ha mai avuto un dubbio. Ero più preoccupato io per lui che lui di se stesso. E in più non mi ha mai fatto pesare ciò che stava facendo che, per un uomo di 82 anni, non è certo stata una passeggiata. ‘Fosse anche l’ultima cosa che faccio a 82 anni, mi diceva per tranquillizzarmi, la faccio'”.

A 82 anni dona un rene al figlio malato e gli salva la vita: trapianto da record alle Molinette di Torino

L’operazione è avvenuta qualche settimana fa alle Molinette di Torino. “Una scelta oculata fatta a tavolino”, spiega Pasquale Longo. “A chi mi chiedeva perché mi sia rivolto a Torino, rispondo che la sanità milanese e lombarda non sempre ha riscontrato la mia fiducia. Quando fonti qualificate mi hanno riferito che il migliore centro trapianti renali era alle Molinette, non ho esitato a rivolgermi là”.

“Quello che pochi sanno  spiega il figlio Francesco – è che la letteratura scientifica ha dimostrato come il donatore di una certa età abbia maggiore speranza di vita di un suo coetaneo non donatore. La donazione in età maura va dunque considerata come un gesto generativo che, paradossalmente, fa stare meglio l’anziano donatore”.

“Abbiamo sempre una rappresentazione della vecchiaia come una fase della nostra vita che si trascorre a ricevere – aggiunge il docente della Bocconi – l’esperienza di mio padre dimostra esattamente il contrario, che a più di 80 anni si può essere ancora generativi. E non c’è alcun dubbio che essere generativi, anziché passivi, fa stare meglio”.

Pasquale Longo ha affrontato il calvario della sala operatoria, due giorni in rianimazione, la ferita, i drenaggi, la cicatrice. “Sette giorni di sofferenze, è vero – ha commentato – ma cosa sono sette giorni di fronte alla possibilità di ridare la vita a mio figlio?”.

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