Purosangue, offerte in ghinee e voglia di fare la storia, a Tattersalls va in scena l’asta dei record

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NEWMARKET – Partiamo dalla fine, il tabellone luminoso segna un numero 5.400.000 e un codice gns. In questo binomio vive un mondo dove la storia di fine settecento trova il modo di coniugarsi col presente in una magia che solo gli inglesi sono in grado di riprodurre.

Siamo a Newmarket, 75 km a nord di Londra, un paese tanto perfetto da sembrare con la sua campagna la scenografia ideale per uno dei set cari al pubblico anglosassone. Umidità alle stelle, pioggerellina, una sola strada principale, qualche semaforo che accanto ai normali simboli di macchine e pedoni aggiunge quello del cavallo. Qui si parla di purosangue, siamo nella terra in cui i cavalli alimentano una passione vicina alla religione. Un luogo di culto dove la leggenda ha trovato il giro giusto per farsi industria. Siamo a Tattersalls, lì dove Richard Tattersall, stalliere del secondo duca di Kingstone, aveva trovato l’intuizione per fondare quella che è oggi la più antica e prestigiosa casa d’aste per purosangue di tutto il mondo.

Nobili, stallieri, imprenditori, maniscalchi, esperti di marketing, allibratori, avventurieri delle corse e mediatori bravi a transare con l’ipad in mano, uomini e donne equamente divisi, nessun problema di genere: per otto giorni sono tutti lì. In quella casa d’aste dove il mondo dei cavalli si incontra e si sfida tra glamour e affari ma soprattutto trascinati da un senso quasi pionieristico della trattativa. Vince chi ha più soldi, sì, è vero, ma quella a cui si è assistito è stata una guerra fatta di rilanci e occhi fissi sui cavalli, dove in gioco sembrava esserci soprattutto il senso della storia e la voglia di mantenere intatto il look del vecchio mondo. Ma forse è tardi.

Il tabellone indica la vendita del purosangue Alcohol Free a 6,8 milioni di euro

Il tabellone indica la vendita del purosangue Alcohol Free a 6,8 milioni di euro 

Sono da poco passate le 18, i banditori sono le star del piccolo teatro in cui si accendono i rilanci sui cavalli che a turno entrano in un’arena circolare con 500 spettatori divisi in tre tribune. Non c’è neanche una sedia libera e l’occhio di chi guida l’asta non tradisce neanche per un istante l’elettricità di un’atmosfera dove è evidente che sta per accadere qualcosa destinato a cambiare l’interpretazione stessa di queste giornate. I banditori di Tattersalls sono degli artisti del verbo: giacca e cravatta, pettinatura scolpita da una riga laterale, un microfono ad amplificare il ritmo delle parole che dettano una dopo l’altra le vendite destinate a trasformare l’arena in uno dei più ricchi mercati d’Inghilterra.

Ogni spettatore è dotato di un volume da 2500 pagine, una specie di bibbia del cavallo. Lì sono custoditi i segreti statistici dei purosangue che stanno per essere messi all’asta. A fare da cicerone in questa avventura è un italiano, Andrea Occhipinti, proprietario di un allevamento, Razza Rampazzi, e di una piccola scuderia, e che soprattutto di questo cinema, conosce dettagli e segreti difficili da comprendere a un occhio inesperto. Sono i giorni in cui si punta sulle fattrici, su quei cavalli che hanno corso e magari vinto, a ciascuno è dedicata una pagina, per ciascuno è riportata storia sportiva, vittorie, sconfitte e soprattutto albero genealogico. Perché qui si punta sul talento, l’intuito e il dna. Se il bisnonno è stato un purosangue vincente, è possibile pensare che nella discendenza ce ne scappi un altro bravo a vincere di una incollatura.

Saffron Beach, venduto a 3,6 milioni di ghinee (fotodal sito ufficiale della casa d'aste Tattersalls)

Saffron Beach, venduto a 3,6 milioni di ghinee (fotodal sito ufficiale della casa d’aste Tattersalls) 

Siamo al lotto 1878, accompagnato da una stalliera in jeans entra in scena Saffron Beach, un mantello nero a rendere più elegante la linea, gli occhi bassi a evitare le tribune. Via, si parte: è uno dei banditori più esperti a tirare la corsa. Parla a macchinetta, le parole inseguono i numeri, sembra di sentire Eminem mentre arringa il pubblico, ma è solo una tecnica per tenere alta la tensione in sala. Le parole si riducono, lasciano spazio ai numeri e soprattutto ai ricchi esperti di sala. E qui la storia vive il suo primo duro colpo di giornata. Un signore inglese, vecchia esperienza letta tra le rughe, ha l’aria di chi sa bene che su quel purosangue si scriveranno i titoli. Attende un giro d’orologio, poi decide che è ora di entrare in campo, che è il momento dei grandi, quello in cui dici “Scansati, scusa, ma adesso tocca a me”. Gli basta un gesto impercettibile, il banditore comprende: “500 mila ghinee”. Il tempo qui è stato cristallizzato, fermo a circa 250 anni fa: gli affari si fanno in ghinee (gns appunto), antica moneta d’oro dal valore simbolico di 21 scellini (1,275 euro), il cambio è una peripezia algebrica tra un valore inesistente e il suo omologo in euro, dollari, yen e dollari australiani. Nessuno batte ciglio, questa è la regola. “600 mila” dice il banditore guardando la parte alta della tribuna di sinistra. Il signore inglese non muove un muscolo, se lo aspettava, normali schermaglie pensa senza neanche voltarsi a guardare da chi arrivi il rilancio. Alza il dito indice di un millimetro, sufficiente a catturare l’attenzione del banditore che con un ghigno pronuncia “700 mila ghinee”.

Saad Bin Mishraf, acquirente di Saffron Beach per conto della scuderiaNajs Stud (Foto dal sito ufficiale della casa d'aste tattersalls

Saad Bin Mishraf, acquirente di Saffron Beach per conto della scuderiaNajs Stud (Foto dal sito ufficiale della casa d’aste tattersalls 

Non fa in tempo a finire la frase ed è costretto ad alzare il prezzo di centomila unità. 800, 900, 950. Si apre un capitolo nuovo, il banditore fissa l’uomo inglese, conoscenza di vecchia data, quasi sembra invitarlo e boom: “Un milione di ghinee”. La risposta è un lampo: 1,1. In quell’istante si vede una leggera goccia di sudore spuntare vicina alle basette, l’inglese si toglie gli occhiali, quasi a voler capire dove sia l’errore, sembra trattenere il fastidio, è questione di secondi, gli servono per togliersi il dubbio: “Un milione e mezzo”. Il sottotesto è: “Ora facciamola finita con questo giochetto”. La risposta è un lampo: “Due milioni”. Il signore si toglie il cappello, c’è uno sguardo d’intesa col banditore: per me finisce qui. L’asta prosegue, dalle tribune scende un silenzio irreale fino all’ultimo rilancio: 3,6 milioni. Il protagonista sorride compiaciuto, si tratta di Bin Mishraf venuto a Tattersall per contro dei principe Faisal d’Arabia, aveva il compito di aggiungere un gioiello alla Najd Stud, una delle scuderie più affermate del mondo, gli serviva a regalare classe e spettacolo alla prossima Saudi Cup. Il denaro speso è un mezzo come un altro. Il signore inglese ha lasciato la tribuna. Il suo tempo sembra finito, figlio del passato.

Perché Newmarket è sì Inghilterra ma allo steso tempo è crocevia di un mondo nuovo. Qui 35 anni fa è venuto a plasmare il suo sogno un ragazzino di 14 anni: “Voglio fare il fantino aveva detto con una voce quasi metallica”. Nelle strade del paese lo conoscevano come “l’Italiano”, quasi a prenderne le distanze. Ma aveva occhio, mano, sensibilità per conoscere il cuore, la testa e l’anima di un purosangue, era un ragazzo prodigio destinato a far impazzire gli Emirati, a stravolgere le regole del miglio, a strapazzare il libro dei guinness. Parliamo di Gianfranco Franckie Dettori che qui a Tattersalls è di casa, il ragazzo che ha saputo stregare il Regno Unito vincendo 7 corse in un giorno ad Ascott. Quindici stagioni vissute alla Darley Godolphin, la scuderia araba che a dieci minuti di pullman dalla casa d’aste organizza appuntamenti per far assistere alla magnificenza dei suoi purosangue. Lì vive Dubawi, più che un cavallo una divinità a quattro zampe, un purosangue per cui una monta chiama un assegno da 350mila sterline: 51 figli capaci di vincere una gara di gruppo 1. E come riportano i libri al dettaglio, al momento di figli ne ha totalizzati 1561. Lì ogni stalla è una specie di mini appartamento, si ha la sensazione che i cavalli abbiano un valore molto superiore alle persone. La scuderia sorge in un’area grande quanto un paese di medie dimensioni: è Regno Unito sì, ma a guardarla bene si capisce che siamo a Dubai, in una provincia un po’ distante, voluta dallo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum. Oggi il team ha sede in quattro continenti, questa è solo la casa più romantica.

Dubawi il purosangue presentato presso la scuderia Darley Godoplhin

Dubawi il purosangue presentato presso la scuderia Darley Godoplhin 

L’asta non si ferma, in otto giorni è previsto che vadano a mercato 2500 cavalli, il ritmo è forsennato, le offerte superano i centomila euro praticamente a ogni colpo. Si arriva al lotto 1904, qui la storia si fa presente: serve un accordo per reggere l’urto arabo. Big deal come dicono chiudendo un affare: se non ce la fai da solo, allora trova un socio. La sfida è da film: Magnier, irlandese del Colmore, contro Michael Donohoe, anche lui irlandese. Uno scontro tra due scuderie che vedono la rivalità scorrere nel sangue. Un milione, uno e mezzo, due, due e cinquecento. Silenzio, non si sente neanche il rumore delle labbra che si chiudono. Il Colmore tenta l’allungo: 3, 8 milioni, ha superato la più alta offerta di giornata. E’ il segnale mandato al mondo arabo, un messaggio diretto, guardando negli occhi da una tribuna all’altra i mediatori di Dubai. L’Irlanda fa sul serio. Sì, ma non basta, il mondo è cambiato davvero, da soli non si va da nessuna parte. Quattro milioni: la sfida è lanciata, l’offerta dei Donohoe arriva accompagnata da un sorriso quasi beffardo del compagno che ha accanto. Si tratta di Yuesheng Zhang, uomo d’affari cinese, uno per cui un milione o dieci non sembrano cambiare il verso di una giornata. L’asta scende di ritmo, duecentomila ghinee a rilancio: l’ultimo scatto segna 5,4 milioni di ghinee, 6,89 milioni di euro al cambio. Il banditore è impietrito, si volta un’ultima volta, è finita, le tribune applaudono: vince l’accordo tra vecchio continente e nuovo mondo: correranno insieme sul circuito australiano. Lontano dal glamour, ma su campi gara dai montepremi ricchissimi.

Si chiude con i numeri di una settimana pazzesca: 80 milioni di affari in 8 giorni esatti: frantumato ogni possibile record. Newmarket, fine novembre, il futuro si volta e saluta la sua storia.

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