“Quando organizzate un evento pensate alla mia carrozzina che pesa 130 chili”, l’appello di Valeria

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“Vi chiedo di pensarmi, ogni volta che organizzate un evento, visualizzate la mia carrozzina di 130 Kg e chiedetevi: esiste un ingresso che va bene anche per lei? Ok, il luogo è inaccessibile, come si può renderlo accessibile? A volte basta un pezzo di legno studiato bene e il gioco è fatto”. L’appello è di Valeria Carletti, torinese di 42 anni, tetraplegica dalla nascita, costretta alla sedia a rotelle da 7. È una grande appassionata di musica, passione che condivide sui social e che soprattutto vive dal vivo, da quando aveva 17 anni andando ovunque per i suoi artisti preferiti, molti divenuti amici negli anni, e amando la vita sotto al palco. Con la sua cagnolina Luna, infatti, non si perde neanche un concerto, anzi non lo perderebbe se fossero tutti accessibili. Ma così non è, come accade per mostre ed eventi.

Per questo, dopo essere andata a The Others Art Fair a Torino, la rassegna dedicata all’arte contemporanea, e aver dovuto chiedere l’apertura dell’ingresso accessibile alle carrozzine, ha deciso di raccontare quanto accaduto e di avviare una campagna di sensibilizzazione. L’obiettivo principale è fare in modo che chi organizzi eventi – con particolare appello ai Circoli Arci “dove l’inclusione dovrebbe essere alla base di tutto” – si preoccupi di renderli per tutti. Anche perché, come racconta sua madre Daniela, che di battaglie ne ha fatte tante contro le barriere architettoniche, per entrare in luoghi senza accessi “servono almeno sei persone per aiutare Valeria ad entrare, è assurdo visto che la carrozzina è elettrica e grazie a questa Valeria sarebbe autonoma in ogni spostamento”.

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Cosi Valeria Carletti ha scelto di segnalare tutto sui social pubblicando una foto da uno dei locali più noti di Torino, Barbiturici in Vanchiglia, “confesso di amarlo soprattutto perché è completamente accessibile. Completamente vuol dire che io posso entrare e uscire senza chiedere: scusa, mi aiuti?”. Così, ricordando quanto accaduto a The Others, aggiunge parlando della fiera “sono entrata senza problemi, ma non riesco a non domandarmi perché non hanno pensato di usare come entrata principale quella senza barriere. Capita spesso, in molti eventi, locali, negozi, che io debba mandare qualcuno a chiedere di mettere la pedana. E se fossi sola come capita spesso? E poi perché devo sempre chiedere aiuto? Voi non ci fate caso magari, ma che bello è entrare in un posto da sola, poi magari uscire per fare una telefonata o per chiacchierare con gli amici tabagisti e rientrare in autonomia. Il paradiso!”.

Il paradosso, continua, “è che quando devo chiedere aiuto per entrare vuol dire che sono già in una situazione di privilegio perché posso entrare. È pieno di posti dove io non posso proprio entrare, anche con tutti gli aiuti del mondo. È pieno di circoli Arci completamente inaccessibili. Io ho la tessera ARCI da sempre, sono la socia arci che tutti vorrebbero avere: bevo, quindi consumo, e sono una frequentatrice assidua di concerti ed eventi. Dopo un anno e mezzo di pandemia non potete capire il dolore che mi prende ogni volta che leggo su fb che un evento a cui andrei di corsa è per me inaccessibile. È terribile”.
All’appello ha risposto Andrea Polacchi, presidente dell’Arci Torino accogliendo la segnalazione e dicendosi pronto ad agire. “Grazie della passione con cui frequenti e sostieni gli eventi culturali della città, soprattutto nei circoli e grazie di averci segnalato questo problema – scrive il presidente rispondendo alla segnalazione -. Sono d’accordo con te: questo tema deve diventare priorità, negli spazi arci e in tutti gli altri, quindi puoi contare anche su di noi rispetto alla campagna di cui parli”. Oltre alla rassicurazione, anche l’invito a un confronto repentino “in modo da verificare come intervenire nell’immediato su alcuni spazi e fare in modo che progressivamente l’accessibilità sia regola e non eccezione”.

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