Quando troppo sport fa male: può aumentare le placche sulle arterie

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Prima di tutto, ricordiamo che quanto segue non deve diventare un alibi per i pigri. Muoversi regolarmente, seguendo le indicazioni del medico, è fondamentale per mantenersi in forma e proteggere il cuore. Le linee guida, non per nulla, in termini generali raccomandano almeno 150-300 minuti/settimana di intensità moderata o 75-150 minuti/settimana di attività fisica aerobica di intensità vigorosa. Insomma, non bisogna stare in poltrona ma muoversi anche se una ricerca pubblicata sulla rivista Heart mette in guardia su un aspetto, apparentemente paradossale, che non va sottovalutato.

L’attività fisica infatti a volte potrebbe accelerare l’accumulo di depositi di calcio (e quindi anche il rischio di sviluppare placche aterosclerotiche) lungo la parete dei vasi. Il motivo? Potrebbe esserci un’azione legata allo stress meccanico sui vasi stessi e alla necessità di riparare lesioni dei vasi, oltre che l’azione dell’ipertensione. Al momento, non ci sono certezze su cosa potrebbe accadere ma lo studio osservazionale che mette in guardia su questo fronte porta risultati che vanno indagati, pur se anche valutando l’aumento possibile dei depositi di calcio intraarterioso il rapporto costo-beneficio è ampiamente a favore dell’esercizio fisico regolare.

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Lo studio su 25.000 adulti

La ricerca ha preso in esame adulti sani sottoposti a regolari controlli completi presso due importanti centri sanitari a Seul e Suwon, in Corea del Sud. Oltre a compilare un questionario sull’attività fisica, sullo stile di vita e sullo stato sociale, sono stati considerati peso pressione arteriosa e profilo dei lipidi nel sangue. Inoltre è stato valutata la presenza di calcio all’interno delle coronarie per un periodo medio di  tre anni, misurandone le variazioni. L’analisi finale ha preso in considerazione oltre 25.000 persone (solo per meno di un decimo donne) ed ha dimostrato un’associazione graduale tra il livello di attività fisica e la prevalenza e la progressione della calcificazione a carico delle arterie coronariche: in particolare una maggiore attività fisica è stata associata a una progressione più rapida dei punteggi delle calcificazioni coronariche (punteggio Cac) sia in coloro che non avevano depositi di calcio all’inizio dello studio sia in chi aveva già segni di questo tipo.

Il calcio coronarico

Come è stato ricordato al congresso “Conoscere e curare il cuore” tenutosi a Firenze e organizzato dal Centro per la Lotta all’Infarto diretto da Francesco Prati, il calcio coronarico valutato mediante tomografia computerizzata (punteggio definito calcium score) è un marcatore di aterosclerosi ben validato e riproducibile. Le calcificazioni coronariche sono infatti espressione di una avanzata aterosclerosi subclinica (quindi che magari non dà sintomi) e, sebbene non siano un’espressione di instabilità di placca, la loro estensione è correlata con le severità ed il numero delle placche coronariche. In conclusione, muoversi rimane infatti fondamentale in chiave di prevenzione.

L’altra ricerca

Va comunque detto che non è la prima volta che l’esercizio fisico a tutti l’esercizio fisico fa bene. Qualche tempo fa una ricerca pubblicata sulla rivista PLoS One, condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università della Louisiana, che ha preso in esame sei studi realizzati su quasi 1700 persone. Per circa il dieci per cento degli individui addirittura lo sport appariva addirittura un boomerang per la salute, perché peggiora uno tra i diversi parametri che indicano il benessere cardiaco come pressione arteriosa, valori di colesterolo HDL (quello buono, ad azione protettiva) o trigliceridi, livelli di insulina (l’ormone che contrasta l’innalzamento della glicemia) nel sangue. Addirittura per sette persone su cento sarebbero due di questi parametri ad essere influenzati negativamente dall’attività sportiva.

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