Quel registro elettronico hackerato che preoccupa più i genitori dei figli

Pubblicità
Pubblicità

Hackerare un registro di carta – in epoca pre-digitale – voleva dire farlo sparire, nasconderlo in qualche zaino, mandare in confusione il docente alla cattedra. Dov’è il registro? Portatemi il registro! Chi sia uscito da scuola almeno un decennio fa può ricordare registri che volavano, registri sbattuti sulla cattedra per chiedere il silenzio. E registri pasticciati, con grafie illeggibili, sbianchettati, registri portati in presidenza come reliquie. “Ripristinare” un registro poteva voler dire, al massimo, rattopparlo con un po’ di nastro adesivo, dargli una seconda, una terza vita, perché fosse servibile fino a giugno. Un registro “fuori uso” era un registro con una pagina strappata. O con una gomma americana appiccicata dove non doveva esserlo.   

Registri elettronici sotto attacco, ma Axios garantisce: “I dati non andranno persi”

Non si tratta di nostalgia o di feticismo cartaceo, ma solo di marcare una differenza fra la solida, tangibile realtà di quei registri cartonati con le copertine rosse o blu e i registri cosiddetti elettronici, aerei, inconsistenti. Mandati in tilt in 2500 scuole italiane per l’hackeraggio subìto da una delle principali piattaforme. Nessun dato pare sia stato rubato dai sistemi, e tutto dovrebbe tornare operativo a breve. L’assalto non ha nulla di divertente, né può essere rubricato – così si sarebbe detto in remote stagioni scolastiche – alla voce “goliardia”: l’attacco informatico, avvenuto nei giorni di Pasqua, potrebbe avere risvolti inquietanti e minacciosi.

Ma ci dà anche l’occasione per soppesare il rilievo che il registro elettronico ha rapidamente acquisito: nella quotidianità scolastica – un fatto, direbbe il Calvino delle “Lezioni americane”, se non di leggerezza, sicuramente di visibilità, velocità, esattezza. Trasparenza, anche. Ma direi che l’aspetto più rilevante è l’avere infiltrato la quotidianità domestica: che siano hackerati i registri elettronici credo preoccupi, in larga misura, più i genitori che gli studenti e le studentesse. Mamme e papà che in altre ere avrebbero buttato un occhio sul diario dei figli – a seconda del grado di ansia e delle manie di controllo – oggi sono dipendenti dal registro elettronico. Convinti – a torto o a ragione è difficile dire – che lì siano tutte le risposte alle loro domande. Il registro elettronico incentiva quello che, con un anglicismo da web, potremmo chiamare il “parental control”. I contenuti delle lezioni, i compiti, le note, le assenze! Il tilt del sistema produce paranoie significative. Legittime? Senza dubbio. E tuttavia, da contenere: soprattutto in chi i banchi di scuola li ha lasciati da un po’. 

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *