Quelle 80 ore di dialoghi segreti sul Ponte Morandi: in mano ai pm le registrazioni di un manager

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Tutto quel che è stato pianificato, discusso, analizzato negli anni immediatamente prima del crollo di ponte Morandi era nascosto in un pc. Quando mancano ormai poche settimane alla chiusura dell’indagine sulla tragedia del viadotto Polcevera, emerge per la prima volta la reale portata di quanto scoperto dalla Guardia di Finanza in uno dei suoi innumerevoli sequestri dopo il disastro del 14 agosto 2018. Oltre 40 file audio, ciascuno dei quali può arrivare fino a due ore di durata, che sono di fatto le “radiocronache” degli incontri periodici fra tecnici e dirigenti di Spea e gli allora vertici di Autostrade per l’Italia. Come se i finanzieri, ancora prima del disastro, avessero piazzato delle microspie negli uffici di Aspi. A partire da quello dell’ex numero 3 della concessionaria Michele Donferri Mitelli.

I file, in tutto 42, sono frutto di registrazioni segrete di summit tenuti fra 2016 e 2017, effettuate quasi soltanto da Marco Vezil, ingegnere, ex responsabile delle verifiche tecniche di transitabilità e dei trasporti eccezionali di Spea, licenziato nel gennaio 2020 dalla società del gruppo Atlantia con “contestazione della qualità dei controlli fatti” e fra gli indagati nei vari fascicoli aperti dalla Procura di Genova su Aspi.
Ci sono in particolare almeno due file audio, sui 38 ritrovati nel computer Hp di Vezil. in cui si parla delle condizioni del Morandi, della corrosione degli stralli e dell’urgenza di realizzare quel progetto di retrofitting che poi fu messo a bando da Autostrade troppo tardi. Materiale considerato di grandissimo valore investigativo dagli inquirenti. Altre 4 registrazioni sono state ritrovate invece nei dispositivi elettronici di un altro indagato di Spea.

Grazie a questi audio i finanzieri del Primo Gruppo e del Nucleo Operativo Metropolitano, diretti dal colonnello Ivan Bixio e dal tenente colonnello Giampaolo Lo Turco, hanno fornito ai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno la possibilità di andare “a ritroso” nel tempo. In quelle lunghe riunioni prendono la parola uomini chiave di Aspi e Spea, ma anche consulenti di imprese terze, che poi sono stati sentiti dagli inquirenti per dare la loro versione dei fatti a proposito di quanto detto negli incontri.

Del resto dopo aver ascoltato alcune di quelle intercettazioni ambientali sono già scattate due operazioni con arresti e interdittive: quella nell’ambito dell’indagine sulle barriere anti-rumore in Liguria, che ha portato all’arresto dello stesso Donferri, dell’ex numero 2 Sergio Berti e dell’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci; quella che ha messo nel mirino gli autori dei report addomesticati sui viadotti della rete italiana, a partire dal “Pecetti” nella A26 Genova-Gravellona Toce. Nel primo caso gli investigatori hanno ascoltato una frase di Donferri ormai agli atti, nella quale chiede di modificare il voto sullo stato di salute di alcuni viadotti: “Che sono tutti ‘sti 50? Me li dovete toglie… Adesso riscrivete e fate Pescara a 40, perché ti ho detto, il danno di immagine è un problema di governance”. E ancora: “Devo spendere il meno possibile… sono entrati i tedeschi, a te non te ne frega un c…, sono entrati i cinesi… devo ridurre al massimo i costi… e devo essere intelligente de portà alla fine della concessione… lo capisci o non lo capisci?”.

Proprio nelle carte di quel fascicolo, tra l’altro, esistono intercettazioni telefoniche in cui due uomini di Spea a proposito degli interrogatori in quel momento in corso in tribunale definiscono Vezil come “un animale… anche se gli spari con il fucile a pallettoni non crolla”. Per quanto riguarda invece l’indagine sulle barriere, grazie alle registrazioni di Vezil i militari hanno scoperto i distacchi su due viadotti della A12 Genova-Livorno e le condizioni delle strutture pericolanti e fuori norma: “Ma ti rendi conto che non tiene il vento quella cazzo di barriera?”, dice Lucio Ferretti Torricelli, responsabile del Dipartimento di Ingegneria Strutturale di Spea. Non è finita: altri elementi sono ritenuti molto utili anche nel fascicolo aperto sulle gallerie dopo il crollo nella Berté, nel dicembre 2019. Mentre file in cui si parla dei voti ai viadotti in Toscana sono stati trasmessi alla Procura di Firenze, che adesso può approfondire la questione.
 

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