Quirinale, Salvini vede Conte. Meloni sul vertice di centrodestra: “Pronta a convocarlo”. La scelta di Berlusconi entro domenica

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È stato un incontro ‘cordiale’ quello tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte che oggi si sono visti per discutere della prossima (e imminente) elezione del presidente della Repubblica. Le trattative tra i partiti vanno avanti e il segretario leghista e il capo politico del M5S sembrano concordi: entrambi sarebbero contrari a sostenere la candidatura di Mario Draghi al Colle. Gli occhi restano puntati proprio sul premier che intanto ha avviato le sue consultazioni a Chigi.

E Silvio Berlusconi? Il leader di Forza Italia starebbe valutando di sciogliere la riserva sulla sua eventuale candidatura entro domenica, alla vigilia della prima chiama. Intanto, il vertice di centrodestra annunciato per domani resta congelato. Ma oggi è la leader di Fdi, Giorgia Meloni, a tornare sulla questione: “Il vertice del centrodestra deve essere ancora convocato. Per come la vedo io, è inevitabile che si svolga prima della fine della settimana quindi spero sia calendarizzato nelle prossime ore. Altrimenti lo chiederò ufficialmente. L’unità del centrodestra c’è sempre”.

Intanto, però, il leader azzurro non verrà a Roma, ha deciso di restare a Milano e prendere tempo. Preferisce non sciogliere il nodo dei numeri in anticipo rispetto a quella che ritiene la prima votazione, la quarta di giovedì prossimo, quando il quorum scenderà a 505. “Questa è una pausa di riflessione che lui ad Arcore può utilizzare per trovare un nome da indicare al posto del suo. Immagino che questo nome possa uscire prima di lunedì e che possa arrivare anche per iscritto, da remoto – dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il deputato Vittorio Sgarbi – Non sono più convinto che sarà Mattarella, non credo. Ma proporrà un nome e io so quale sara’”. Un uomo o una donna? “Non lo posso dire”. Moratti? “No, lo escludo”. Marta Cartabia? “Secondo me non sa chi sia”. Casellati? “Non lo so”. E sulla richiesta di Giorgia Meloni di fare il vertice del centrodestra prima di lunedì, Sgarbi risponde: “Il vertice lo si può anche auspicare ma se non devi essere eletto perché devi venire a Roma? Sei un parlamentare europeo, stai ad Arcore e rimani lì”.

Ieri un altro vertice c’è stato: quello tra il segretario dem Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza nella dimora romana del presidente cinquestelle, sollecitato proprio dall’avvocato, che però non ha portato a un’intesa su Draghi. Ora Letta è tornato a chiedere che si trovi un nome condiviso: “Nessuno ha la maggioranza, e nonostante sia chiaro, il centrodestra si è comportato come se l’avesse e quindi ha tentato un assalto al Colle e noi ci siamo trovati nella difficoltà di dover respingere questo assalto, perché il centrodestra non ha la maggioranza e nessun diritto di imporre un candidato. Ma non basta dire di no, con lo stesso centrodestra, con cui stiamo governando, dobbiamo trovare un nome condiviso“.

Il Financial Times con un lungo editoriale interviene nel dibattito sulle prossime elezioni al Quirinale: “L’Italia ha goduto di un eccezionale periodo di stabilità e successo sotto la guida di Mario Draghi”, si legge nell’articolo della testata britannica che sostiene che sia meglio avere l’attuale premier come capo dello Stato, visto che ha tutte le carte in regola “per mantenere il paese sulla strada giusta”.Intanto, secondo il Ft coordinare l’ascesa di Draghi e trovare un premier che lo possa sostituire è un compito assai arduo che richiede che tutti i partiti politici “si uniscano alla squadra”. In questo senso, eccetto Fratelli d’Italia, “hanno firmato un contratto con l’Ue quando hanno accettato il piano di ripresa. Devono assumerne la responsabilità” sottolinea l’editoriale, che non è firmato. Il ragionamento è semplice: “Nominato come primo ministro 11 mesi fa per guidare il paese verso la ripresa, l’ex presidente della Banca centrale europea – scrive il Ft – ha irrobustito la campagna di vaccinazione Covid-19 e contro il virus ha dato il via” ad una serie di misure per limitarne la diffusione. Dal punto di vista economico, “il Pil è rimbalzato e il suo governo di unità nazionale ha iniziato ad attuare un programma a lungo termine di riforme economiche e investimenti, sostenuto da 190 miliardi di euro dal fondo di ripresa dell’Ue”. Si tratta di un'”opportunità unica” per stimolare il potenziale di crescita dell’Italia e per rendere più sostenibile la montagna di debito pubblico”. Certo, ammette il Ft, “è sempre stato ingenuo aspettarsi che Draghi facesse miracoli” questo perché “i problemi economici e sociali dell’Italia sono radicati”. “Draghi, che non si sarebbe mai presentato alle elezioni del 2023 – ricorda il Ft – una soluzione temporanea. Ma la premiership riformista di Draghi si è rivelata breve e deludente”. Questo a causa delle “turbolenze politiche” per l’elezione del Quirinale. Ft sottolinea che “Draghi non ha fatto nulla per dissipare le voci sul suo interesse a salire al Colle. “E il distinto servizio pubblico di Draghi e la sua capacità di esercitare influenza dietro le quinte gli danno credenziali impeccabili per il lavoro”.

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