Quota donne Pd nel governo Draghi, il giudizio di Simona Bonafè: “Meglio Berlusconi di noi, inutile far finta di nulla”

Pubblicità
Pubblicità

“Ha fatto meglio Berlusconi di noi, inutile far finta di nulla. A parità di ministri scelti, lui ha indicato due donne su tre. Stavolta abbiamo toccato il fondo”. La segretaria del Pd toscano Simona Bonafè è imbestialita. Mentre l’assenza di toscani nel nuovo governo e l’ipotesi di Conte candidato a Siena da giorni agitano il partito da Firenze in giù, l’eurodeputata si scaglia contro la performance sul fronte della rappresentanza femminile offerta dal Pd.

Cosa la indigna Bonafè?

“Diciamoci la verità. In Italia abbiamo un problema culturale in generale su questo tema, anche legato alla struttura del nostro welfare e alle misure di sostegno alle donne, che più che al sistema pubblico si devono appoggiare alle reti familiari e amicali. Non è un caso che nel nostro Paese abbiamo un tasso di occupazione femminile tra i più alti di Europa e anche un tasso di natalità molto basso. In quasi tutti i Paesi europei le donne fanno più figli che in Italia e ricoprono posizioni di vertice molto più che da noi, perchè un welfare diverso fa bene alle donne ma anche alla società. Il nostro è un ritardo culturale. Noi stappiamo lo champagne quando una donna è nominata presidente della Corte costituzionale o rettrice universitaria quando nel resto del mondo democratico è la normalità una donna al comando, nelle aziende come nelle istituzioni. Poi c’è una specificità del Partito democratico che è molto seccante in questo”.

Beh anche nel precedente governo c’erano poche donne e solo una su 7 era donna nel Pd…

“Sì e infatti nemmeno nel governo precedente abbiamo brillato, avevamo solo la De Micheli. Però stavolta abbiamo toccato il fondo. Ed è uno spregio alla storia della sinistra. Perché la sinistra aveva il primato di donne nell’Assemblea costituente. Perchè la sinistra ha espresso la prima donna presidente di un ramo del Parlamento con Nilde Iotti. Perché è sempre stata la sinistra a portare avanti le battaglie per l’autonomia e i diritti delle donne, dall’aborto al divorzio. Siamo sempre stati noi l’avanguardia e oggi quello che mi fa arrabbiare è che siamo stati scavalcati dalla destra. Giorgia Meloni è l’unica leader donna e Berlusconi ha indicato due donne su tre ministre. Pure Salvini ne ha una e il mio gruppo dirigente non è riuscito a indicarne nessuna. Oltre al danno la beffa dunque. Poche e nessuna del Pd. Eppure da mesi, anzi anni, lavoriamo per la parità di genere, stendiamo documenti, facciamo iniziative. E questo poi è il risultato”.

Fece meglio Renzi segretario Pd di Zingaretti?

“Renzi di cose che non mi hanno convinta ne ha fatte tante, altrimenti l’avrei seguito in Italia Viva. Il punto è che il Partito Democratico adesso deve fare un salto in avanti”.

Ma di chi è la colpa di questo risultato?

“E’ una riflessione che dobbiamo fare tutti. Il fatto di non avere indicato ministre donne è una decisione antistorica per la sinistra oggi. Al gruppo del Pse abbiamo dovuto forzare lo statuto che prevedeva la parità di genere perché eravamo più donne che uomini. Vediamo leader femminili in tutto il mondo e noi stiamo a guardare. Abbiamo toccato il fondo e una volta tanto dobbiamo usare il linguaggio della verità: niente si regala in politica, ha valore quel che ti conquisti. Adesso non servono i posti di consolazione nel sottogoverno, adesso alle mie colleghe e compagne di partito dico che dobbiamo decidere se vogliamo essere comparse o protagoniste”.

Una corrente delle donne?

“Ma no, non ha senso…e poi anche questa storia delle correnti ha stufato. Non è un problema che ci siano, il punto è se il gruppo dirigente svolge solo una funzione notarile o se è in grado di incidere sulla rotta. Comunque ci sono donne di valore in tutte le correnti. Il punto è cosa fanno”.

Come vedrebbe una donna candidata segretaria del Pd?

“Quando sarà il momento, e ripeto quando sarà il momento, non sarebbe brutto vedere una donna candidata”.

Candidate sindaco di grandi città? Roma? Torino?

“Non voglio entrare in questioni locali, dico solo che le donne a livello nazionale fanno una fatica enorme ad emergere mentre sui territori ci sono tante sindache e forti. Io guardo alla Toscana e penso a Brenda Barnini di Empoli, a Giulia Mugnai di Figline Valdarno, a Francesca Brogi, a Simona Neri, Valentina Vadi, Agnese Carletti. E poi ci sono tante assessore. Ma non è che si deve dire adesso mettiamo tutte donne candidate, sarebbe sbagliato anche questo. Dico che non si può continuare a far finta che il problema non esista tappandoci gli occhi”.

E cosa dovrebbe fare il governo Draghi per cambiare il welfare aiutando le donne?

“La pandemia ha accentuato la debolezza del nostro sistema: il 70-80% dei posti di lavoro persi sono di donne, che peraltro sono quelle con lavori più precari e paghe inferiori. I nidi gratuiti possono essere un’idea. Come l’aumento dei congedi. E’ un percorso da costruire ma occorre crederci”.

Vale lo stesso anche per la Toscana però. Nella giunta di Giani il Pd ha sei assessori e solo 2 donne, come mai?

“Ma è vero che c’è un problema a tutti i livelli, non lo nego certo. Però non sono zero. E nemmeno una ministra Pd su 7 come nel governo Conte. Non c’è dubbio comunque che sia un problema diffuso e che ci siano state delle difficoltà anche in Toscana su questo”.

Vale anche per il suo partito peraltro: quante segretarie di federazione donne ha il Pd toscano?

“Nessuna e infatti dico “Houston abbiamo un problema”, mica mi nascondo. Le scelte dei segretari di federazione vengono prima del mio incarico ma comunque è chiaro che dovremo lavorare anche su quello”

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *