Rafael Nadal al di là del mito. E va avanti

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Se c’è Rafael Nadal, le cerimonie al termine degli Internationaux de France sono come i genetliaci e i traguardi di Elisabetta e del suo regno: non sono mai le ultime. Quando nel 2016 la sovrana compí 90 anni si disse che non ci sarebbe stata un’altra occasione così per festeggiarla coralmente. Poi nel 2021 arrivò il novantacinquesimo compleanno, celebrato in sordina a causa della pandemia: “Un peccato – scrissero i giornali – la regina meritava l’ultima cornice di popolo”. Invece da tre giorni il Regno Unito e il Commonwealth stanno celebrando il suo giubileo di platino, 70 anni dall’incoronazione, e nessuno s’azzarda più a parlare di “last farewell of the Queen”. Ci saranno altri regali addii.

Con Nadal è lo stesso. Nel 2017 alzò per la decima volta l’enorme coppa sul Philippe-Chatrier: sembrò un’impresa talmente sovrumana che “sporcarla” con un undicesimo titolo appariva quasi di cattivo gusto. Da oggi siamo già in attesa del trionfo numero 15, ché altrimenti sembrerebbe un lavoro lasciato a metà. Eppure, la mattina è stata costellata di voci su un annuncio di ritiro definitivo di Rafa dal circuito subito dopo la finale con Casper Ruud del pomeriggio, sia per il problema al piede sinistro dovuto alla displasia dello scafoide tarsale (per ovviare ai dolori s’è sottoposto a infiltrazioni prima di ogni partita al Roland Garros), sia perché avrebbe intenzione di dedicarsi alla famiglia e alle attività imprenditoriali. In più, a sostenere l’ipotesi dell’addio c’è il fatto che il numero 5 ATP non s’è iscritto ad alcun torneo dopo Parigi. Secondo me, si fermerà e non parteciperà ai Championships di Wimbledon, che peraltro quest’anno non assegneranno punti ATP, rinunciando così alla prospettiva del Grande Slam. Potrebbe tornare in campo in settembre a Flushing Meadows o per la Laver Cup. Confido, soprattutto, di rivederlo qui l’anno prossimo.

Il match ha un solo momento di incertezza nel secondo set quando il norvegese strappa un break e va avanti 1-3 (nel primo set il punteggio, 6-3 per il numero 5 ATP,  era stato la certificazione del netto predominio del maiorchino, concentrato come nelle precedenti tredici finali, tutte vinte). Nadal va a servire e in pochi secondi lascia Casper a zero, tanto per togliergli ogni illusione. Poi si prende altri quattro game, ribadendo con un nuovo 6-3 chi comanda le operazioni. Il ragazzo di Oslo appare frastornato e scoraggiato. È una condizione che conosce poco. Ricordo quando, Il 29 maggio 2019, ventenne, eliminò qui Matteo Berrettini al secondo turno, impressionandomi per la determinazione. Nell’occasione lo descrissi così su Monday’s Net: “Non altissimo (183 centimetri) ma abbastanza pesante (77 chili), Casper è molto mobile; dispone di un servizio potente in grado di aprirgli il campo; preferisce colpire di diritto, soprattutto di sventaglio; sotto rete risulta preciso ed efficace; è un ottimo difensore come il padre Christian, già Top 40 ATP negli anni 90, al quale assomiglia anche per le preferenze riguardo la superficie di gioco. Ovviamente, Christian è il coach di Casper. Nel loro programma quotidiano di allenamento sono previste accurate sessioni di studio degli avversari, condotte con ausilio di programmi digitali e di specialisti”.

In questi anni il team Ruud ha lavorato parecchio e bene – Casper è uno stakanovista della preparazione atletica e agonistica – affinando le tattiche d’attacco e limando alcuni punti deboli quali il rovescio e il servizio, che avevano margini di miglioramento. Buona parte di questa attività è stata portata avanti a Manacor, nell’accademia di Nadal.

Nel terzo set i ruoli non cambiano, anzi si evidenzia la superiorità di Rafa, che è mobile, risponde bene, si difende quanto serve per preparare il vincente e approfitta implacabilmente delle incertezze dell’avversario in fase di impostazione. È una fase quasi umiliante per Ruud, che nel corso del torneo aveva eliminato avversari esperti o in crescita: nell’ordine, Tsonga, Ruusuvuori, Sonego, Hurkacz, Rune e Cilic. Non riesce a contrastare in alcun modo lo spagnolo, che ottiene il 6-0 definitivo grazie a un rovescio lungolinea. Dopo nemmeno un secondo, Wikipedia ha già aggiornato le proprie statistiche, tra cui il record dei 14 successi in un solo slam, oltre a quello dei 22 complessivi.

Davanti al pubblico che lo adora più di ogni altro giocatore persino francese, nello stadio che all’ingresso ha già una sua statua, peraltro molto bella, Rafa è emozionato. La voce è rotta. Si alza il coro “Rafa, Rafa, Rafa”. Ringrazia il suo team e la famiglia: “Senza di voi mi sarei ritirato anni fa”. Di farlo adesso non parla affatto. E chi ama il tennis tira un sospiro di sollievo.

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