Recovery, i piani entro due mesi per poter avere i soldi a giugno

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BRUXELLES – Ora i governi devono accelerare sulle ratifiche del Next generation Eu e sulla consegna dei piani nazionali per accedere ai suoi 750 miliardi. È il messaggio che emerge al termine dell’Ecofin, la riunione (in video) dei ministri delle Finanze dell’Unione. Con il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, che afferma: «Potremo attivare i fondi già quest’estate, ma molto dipende dalle ratifiche». Non solo, è anche «importante che i governi presentino presto i loro piani di ripresa in modo da accelerare il processo di approvazione».

Per riuscire ad andare già a giugno sui mercati, Bruxelles chiede ai partner di ratificare il Recovery entro aprile. Al momento hanno completato l’iter parlamentare solo sei Paesi (l’Italia lo farà con la conversione del decreto Milleproroghe di fine dicembre), mentre gli altri hanno dato garanzie sui tempi. Si teme però qualche slittamento che bloccherebbe la partenza del Recovery visto che diversi Paesi hanno calendarizzato il voto (non sempre scontato, come in Olanda e Austria) a ridosso della scadenza.

C’è poi la questione dei piani nazionali per accedere ai fondi: la possibilità di notificarli si apre venerdì e per l’approvazione la Commissione Ue impiegherà fino a 2 mesi e i governi (Ecofin) altri 30 giorni. Per questa ragione se si punta ad avere entro fine giugno-inizio luglio i primi soldi – il 23% del totale per ogni paese, quindi per l’Italia dei suoi 209 miliardi – i Recovery dei singoli Paesi dovranno essere spediti alla Ue entro aprile. Intanto da Bruxelles emerge che con gli Eurobond l’Eurogoverno punta a mietere sui mercati fino a 50 miliardi al mese.

Il tempo dunque stringe, con il governo Draghi che deve riscrivere il piano in due mesi massimo. Ieri Marco Buti, capo di gabinetto del commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha spiegato che il piano preparato dall’esecutivo Conte «era incompiuto». Il nuovo governo – ha aggiunto – «deve rimettere le mani sulla granularità dei progetti, sulle riforme che vanno insieme ai progetti di investimento e sulla governance».

A chi chiedeva se il Next Generation Eu rappresenta un cambio di paradigma, l’alto funzionario europeo ha risposto: «Se l’Italia riesce ad approntare un programma che affronti non solo la fuoriuscita dalla crisi, ma anche i colli di bottiglia che hanno provocato una stagnazione ventennale, contribuirà a ricreare fiducia per far sì che ci sia un cambiamento di paradigma per l’Europa nel suo complesso». Non è un mistero che le colombe di Bruxelles puntano a rendere permanenti gli Eurobond per finanziare l’economia Ue anche dopo la fine del Recovery e che solo un successo del Recovery italiano potrebbe convincere i nordici ad accettare. Ieri intanto Dombrovskis, non certo tra le colombe, ha aperto alla possibilità di inserire nella riforma del Patto di stabilità una golden rule verde (non conteggiare nel deficit gli investimenti green), purché «limitata».

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